St Paul's Cathedral | Prosa e racconti | Rinaldo Ambrosia | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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St Paul's Cathedral

fotografia dell'autore
  (post segnalato dalla redazione)
 
Era su quella rivista degli anni ottanta, “Scientific American” mi pare che questo fosse il titolo, ed era un'illustrazione in bianco e nero – un probabile disegno a china, come allora si usava – della cupola di Saint Paul, la cattedrale londinese, che illustrava il tamburo della costruzione avvolto da catene. L'articolo mostrava i problemi di staticità della cupola, capolavoro architettonico di Sir Christopher Wren.

Questo era il mio primo ricordo di quella chiesa. L'altro, desunto dai libri di storia, era il pensiero di Winston Churchill che, dopo i pesanti bombardamenti della Luftwaffe su Londra, al telefono, domandava notizie della cattedrale.

“Is St. Paul still standing?”

“Yes, my lord”.

C'era poi un terzo ricordo legato a quel gioiello architettonico, la cui cupola si contrapponeva in antagonismo con la mastodontica cupola di San Pietro a Roma, ed era il ricordo di una mia vacanza, in compagnia di amici a Londra. Visitando la città eravamo approdati alla maestosità della creazione di Wren. Lentamente, dopo aver visitato l'interno della chiesa, avevamo imboccato la scala in pietra ed eravamo saliti verso il tamburo della cupola.

Numerosi cartelli indicavano che era proibito fotografare. Claudio, appesa al collo, aveva la sua mastodontica reflex. Aveva cercato, con simulata indifferenza, di catturare qualche scatto. Una donna esile, con una crocchia di capelli grigi e un paio di occhiali rotondi in metallo, avvicinandosi imperiosa a lui, gli aveva fatto chiudere la custodia dell'apparecchio fotografico.

Seccato più dai modi che dalla situazione, Claudio si era adombrato. Chiusa la macchina fotografica, passeggiava nervosamente lungo lo stretto passaggio, protetto da una balconata, che aggettava sugli spazi sottostanti. Seduto sulle gradinate ai bordi della circonferenza del tamburo della cupola, io ero perso in pensieri architettonici.

Guardavo le pareti e mi dicevo che lì, tra quell'insieme di materiali, nell'interno murario, delle catene cingevano quella struttura fasciandola, sorreggendo le spinte e la gravità della cupola, con un abbraccio accoglievano il respiro di St. Paul .

All'improvviso il suono imperativo della voce della donna mi fece sobbalzare dai miei pensieri. Lungo il camminamento del corridoio doveva essere successo qualcosa. Mi ero avvicinato a Claudio con aria interrogativa mentre la donna gracchiava qualcosa alla ricetrasmittente appoggiata all'orecchio.

- Che succede?

- Nulla. Tutto a posto, devo scendere. Ci vediamo sotto. - mi aveva risposto Claudio, e dopo queste poche parole aveva imboccato la scala di pietra. La donna continuava a parlare alla radio.

Subito dopo eravamo scesi anche noi. L'avevamo trovato che ci attendeva al cancello d'uscita.

- Che cosa è successo? - avevamo esclamato, quasi all'unisono, io, mia moglie e i nostri amici.

- Nulla. - lui minimizzava sempre tutto ciò che gli accadeva. Era il suo modo di essere.-  Ho urtato la custode con lo zaino, quando eravamo fianco a fianco.

- E poi?

- Il responsabile della sicurezza mi ha chiesto cosa era successo.

- Allora?

- Ho detto che ho urtato miss sorriso con lo zaino, e poi gli ho chiesto se era zitella.

- No è sposata. - ha risposto lui.

- Proprio fortunato il marito... - ho commentato, e lui, trattenendo un sorriso, mi

ha risposto.

- Well mister, può andare.

- Per questa volta non mi rinchiuderanno nella Torre di Londra. - aveva detto Claudio, e poi sorridendo, aveva aggiunto - i corvi continueranno a gracchiare.

Era trascorso ormai un anno da quelle vacanze londinesi. Claudio, per via di un destino feroce, quello che non ti lascia appello, l'estate dopo era morto durante una escursione in alta montagna.

Un pomeriggio, riguardando le immagini di Londra, mi era tornato alla mente quell'episodio, subito ammantato da un velo di tristezza per la sua scomparsa. Un'amicizia spezzata è vuoto dentro. Nelle fotografie scattate a Saint Paul avevo rivisto la lapide che commemorava l'opera dell'architetto, Sir Christopher Wren. L'ultima frase della dicitura latina recitava pressapoco cosi:

“ Lettore, se tu vuoi vedere il mio monumento, guardati attorno”.

 

Poi, nella notte, lento si era levato il sogno.

Stormi di bombardieri Messerschmitt, a ondate, coprivano il cielo di Londra, mentre il suono delle sirene lacerava l'aria. Le esplosioni facevano vibrare il suolo. Le case colpite si accendevano come fiammiferi, per collassare subito dopo su se stesse. Ai docks, avvolti in una pesante coltre di fumo, lingue di fuoco si specchiavano nelle scure acque del Tamigi. Il martellare della contraerea e delle esplosioni lacerava l'aria. La gente si era rifugiata lungo le banchine della metropolitana. La città resisteva, la popolazione resisteva, l'intera Inghilterra resisteva a quell'orda di fuoco e distruzione.

Nel sogno, la voce del Primo Ministro, Winston Churchill, al telefono, risuonava forte e chiara.

 

“Is St. Paul still standing?”

“Yes, Sir”.

“Is that all?

“Actually, Sir, it is not. Claudio is dead”.

 

 

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