Scritto da © Livia - Lun, 26/11/2012 - 11:26
Lunghe
le ombre sotto gli occhi
danzano un sonno fatto di terra
che corre sghembo nel tempo
ferendo pupille incrostate d'argilla.
Avrà mai fine questo sonno morto
questo sonno che viaggia su binari morti
solitario malinconico
pigiato fra le campagne assolate delle risa altrui,
fra le foglie che si ritingono di giallo
sugli anni macchiati dai sogni autunnali
sui graffi affidati al pensiero,
se guardi la lentezza degli aironi
come molli e desolati dentro gli stagni
di questo tempo che non passa,
eppure senti che freme come d'acquaviva
e l'attenzione, forse un poco deturpata
resta istanza amorevole nel buio,
quando ascolti quel suono sulla corda di un solista
che monologa appartato
in un azzurrognolo occhio di bue
e racconta solitario di un pianto dolce
come avrebbe potuto umiliarsi per fiorire
nella parola più usata, la più consumata.
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