Scritto da © alvanicchio_Gir... - Sab, 20/10/2012 - 18:25
Mi accingo a tracciare la storia della mia vita e dedico questo quadro a tutte quelle persone che hanno accompagnato il mio percorso terreno; molti di loro si sono spenti, sotto l’inesorabile pendolo del tempo; e oggi mi accompagnano solo nei ricordi, con le loro sventure e con i loro momenti di gloria.
Con l’età, che inesorabilmente, anno dopo anno, si stratifica anche sulla mia rugosa pelle, vivo ormai più nel passato che nel presente; mi rendo conto che vivo più nei ricordi che hanno caratterizzato e colorato il proscenio della mia vita, che non nel futuro. E vi posso assicurare che quando i ricordi sono così intensi, forse, è bello vivere di questi ricordi, piuttosto che affrontare il futuro a viso aperto; piuttosto che continuare lanciare sfide intrepide agli avvenimenti.
Non dico e non faccio niente di nuovo, da sempre le persone anziane rivolgono più volentieri lo sguardo allo splendore del loro passato, anche quando la mala sorte li ha scagliati contro gli scogli delle tremende disavventure, piuttosto che tornare a splendere su barlumi di luce che, ormai, il tempo affievolisce.
E non vi nascondo che nel tracciare la mia sorte, la memoria prova un sottile piacere a ricordare sia i momenti lieti, sia i momenti meno lieti, per non dire difficili. Comunque, quale che sia la causa del sentimento che mi trascina, le dita fremono sulla tastiera e soffrono un ingestibile ingorgo di sensazioni; che, tutt’insieme, intasano le mie sinapsi; è un guazzabuglio pauroso, che devo riordinare ancor prima di iniziare a scrivere.
E non lasciatevi incantare dal tono fiabesco delle mie parole, perché di fronte al fato non esiste gloria o vanagloria, sventura o malasorte;esiste solo e soltanto una pagina di vita; esiste solo e soltanto una pagina di storia; dove ho la sensazione che sia stato il destino, a scriverla per me.
Da giovane operavo sulla concretezza, sulla sostanza delle cose, operavo sulle cose materiali e in quel materiale trovavo il mio limite: niente di spirituale solo cose materiali, niente domande e quello era il mio limite.
Oggi, con qualche anno in più sulle spalle, sono portato alla riflessione; e con la riflessione provo gioia o tormento. Così, tesso ricordi come un ragno nella rete; e come quei ragni che operano sulla loro stessa tela, ricreo le strutture della mia vita. Mi distacco un attimo da questa struttura, la guardo dall'alto e vedo un’opera ammirevole, in tutta la sua maestria scientifica : chissà, forse è un rigurgito di materialismo? Si! Forse, lo è, ma questa è la mia vita, qui ho vissuto e di questo ora vivo.
Sosto per un attimo e penso che molte persone, nello scrivere, hanno percorso la mia stessa strada; forse anche lo stesso scopo: la ricerca spasmodica di una verità interiore, che ci sfugge dalle mani, una verità che non ci è dato di conoscere.
Desisto, non voglio percorrere questa strada, so che se percorrerò questo sentiero rischierei di perdermi nei meandri più reconditi della mia vita. Troppe cose soggettive, e quando le cose sono troppo soggettive, si finisce in un imbuto che termina con un foro simile alla cruna di un ago; dove le domande a cui bisogna rispondere, sono già transitate nelle parabole di cristiana memoria.
Ed è proprio sulla cristiana memoria che inizia il mio percorso a ritroso.
Un dilemma mi assillava fin dalla più tenera età: " la condanna di Lucifero agli inferi". Quell’angelo portatore di luce e di conoscenza, perché ha subito quell'atroce condanna?.. ancora oggi, non trovo una risposta esaustiva.
Perchè? Lucifero ha portato la conoscenza ed il sapere tra gli uomini; chissà, ci ha forse distolto dagli insegnamenti divini? Rifletto e oggi come allora, non so dare una risposta. Fu così che, latore di questo insaziabile dubbio, nacqui in un piccolissimo paese abruzzese: correva l’anno 1960 e la scienza si accingeva, da lì a qualche anno, a sbarcare sulla luna.
E con la Luna ricordo il nefasto sentimento, che costrinse al pianto generale mezzo mondo, quando l’Apollo 13, non restituì i suoi Astronauti all’umanità.
Non cercate il mio paese d’origine sulle carte geografiche: non c’è!! è troppo piccolo per essere scritto o rappresentato. Con la testa vuota dei bambini, pronto ad apprendere tutte le esperienze della vita, fui Immerso in una cultura silvo-pastorale, dove ben presto scoprii il sacrificio del vivere. Un paese cattolicissimo cullò i miei natali, ed immerso nella cultura cristiana, facevo il chierichetto ad un Sant’uomo, di cui ricordo solo il nome, Don Carlo; colto e raffinato sacerdote di campagna. Un sacerdote che portava a compimento il suo mandato divino con una umanità degna del più puro animo biblico.
E chi se lo dimentica Don Carlo!quando per una caramella rubata mi faceva dire una sfilza di preghiere, con pentita autocommiserazione.
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