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La grande gara

 

Le quattro.

Fa caldo...

La notte scorre lenta, troppo lenta e tu non riesci dormire.

Ti alzi e guardi il cielo. Là, oltre il lago è scuro, scorgi dei lampi dove domani ci sarà la gara. La tensione nervosa in questi frangenti ti prende e ti scuote come un ramo di un pruno.

Devi fare qualcosa, fumare non basta. Scendi nel buio dell'officina. Prendi il primo ferro che trovi sul bancone, è una chiave inglese a rollino.

Inizi a farla saltellare tra le mani, a giocarci...

Ti senti un po' meglio.

Accendi le luci.

La F. B. Mondial è lì, la tua moto da cross, tirata a lustro come una sposa, coperta da un telone, è agganciata al traino. Allestita appositamente, con tutti i suoi 350 centimetri cubici, è pronta, in attesa di dare battaglia, domani, sulla pista di motocross.

Sollevi il telo, la guardi, osservi le sue sfumature azzurrognole, carezzi il serbatoio e la sella. Ami questa moto da strada che ti ha donato momenti impagabili e vittorie inaspettate.

Si è fatta largo tra le sue avversarie più potenti e, grazie alla sua maggior leggerezza, hai potuto sgusciare tra di loro agile come un'anguilla.

Esci nel cortile, accendi la nazionale senza filtro, e aspiri profonde boccate. Assieme al fumo l'umidità della notte ti entra diritto nei polmoni.

Guardi il cielo in attesa di domani.

 

Lo sterrato è ampio, c'è posto per tutti i concorrenti, ma tu sai che è là, al fondo di questo triangolo, che dovrai giocare tutto te stesso. In quella strettoia che apre il tracciato vero e proprio, dove due concorrenti si affiancano a stento.

Prendi posizione sulla linea di partenza.

La folla accalca i lati della pista.

Il vociare aumenta di volume mentre l'eccitazione sale.

Il rombo dei motori è cadenzato dai colpi di acceleratore, nell'aria si leva odore di gas di scarico e benzina.

Il canapo teso, per allineare i concorrenti alla partenza, viene lasciato cadere.

Dopo un paio di false partenze si parte.

La gara si accende...

Sei partito a tutta manetta e all'inizio del tracciato il belga, quel diavolo di Betèn, si è già piazzato davanti a te. Vedi sollevarsi polvere e sassi spinti dalla sua ruota posteriore che schizzano via.

Scali, la moto si impenna balzando in avanti... ora il percorso si fa tortuoso. I tuoi copertoni mordono la pista come cani rabbiosi.

Senti il tuo stomaco chiudersi in una morsa.

La tensione nervosa ti tiene incollato all'avversario.

Non molli.

In piedi, in quell'equilibrio che ti unisce alla moto, e ti fa sembrare un centauro, affronti il canalone, vedi che il belga, sulla sua BSA, scivola in avanti con plasticità ed eleganza, come se corresse lungo un velo d'olio... le asperità del terreno le senti salire tutte dentro di te. Le vibrazioni si trasmettono dal manubrio alle mani, ai polsi, poi si scaricano lungo il braccio sino alle spalle... e le ginocchia non stanno meglio...

Stringi i denti e acceleri...

Il canalone termina con un pezzo piano.

Ora hai davanti a te le cunette.

Lo stivale sfiora il terreno mentre inclini la moto, punti il tacco poi, in piedi, affronti il primo salto.

Sei una statua ricoperta di polvere...

Scali e vai...

All'apice della cunetta, proiettato in alto, sembra che tu stia volando... fai corpo unico con la moto e, mentre sei in aria, con un colpo secco del piede scali la marcia...

Piombi sul terreno con gli ammortizzatori posteriori che si affossano, mentre, dal rimbalzo, la moto, come un segugio, punta il muso in avanti.

Stringi più forte il manubrio e dai gas... la moto derapa, scivola via. Ari con il tacco il terreno... mentre i tasselli dentati dei copertoni sollevano polvere e ghiaia. E, in un istante, sei nuovamente allineato alla pista, ora affronti la seconda cunetta...

Il belga è lì, a due metri davanti a te e sta affrontando la seconda cunetta.

Non pensi a nulla...

Sei un automa in movimento.

Il tuo foulard è incollato al viso...

Il sudore dalla fronte scivola dentro gli occhialoni.

 

Ora o mai più..

Dai gas e ti lanci sulla seconda cunetta.

Siete in volo entrambi, ma tu sei in maggior velocità...

Stai sudando freddo...

Strappi gli istanti lunghi come secoli...

 

Sorpassi il belga in volo in velocità... Ce l'hai fatta!!!

 

Atterri letteralmente mentre il fragore della folla copre il rumore degli scappamenti...

Scali, acceleri e ti immetti a tutta manetta nel rettilineo...

Poi affronti la discesa...

 

Ora sei il primo.

 

Senti il boato della folla che esulta sbracciandosi...

Al termine della discesa c'è una curva secca, là dove affiora la radice dell'albero, poi la curva a sinistra e giù, diritto al traguardo...

Senti dietro di te arrancare i grossi motori monocilindrici a quattro tempi, costretti a fare da freno nella discesa. Rantolano, cercando inutilmente di aspirare l'aria, soffocati dalla farfalla del carburatore inesorabilmente chiusa, per poi esplodere in un liberatorio urlo lacerante appena viene dato gas per affrontare la salita.

... Ora sei tu che conduci, sei il primo nella seconda sessione della gara, pronto a vincere il Campionato Italiano di Motocross.

 

Sei un proiettile sparato verso il traguardo...

La folla, in delirio ti acclama...

Tu e la tua moto, un inesorabile connubio portato sulle ali della vittoria...

Ti senti in paradiso...

 

Dall'appuntamento con la radice, la folla vede sfilare per primo il belga poi, uno dopo l'altro, i concorrenti.

Il pubblico è sgomento...

Poi sbuchi tu.

A piedi...

Trascinando la moto, con il motore acceso, come prescrive il regolamento per essere classificato, e con la copertura della ruota anteriore bucata.

Un buco sul copertone anteriore è stato il colpo gobbo inferto dal destino contro di te.

Tutto il peso della tensione della gara si scarica di colpo.

Ti senti stanco, ti muovi con fatica.

Hai sollevato gli occhialoni appoggiandoli al casco e tirato giù il foulard per respirare meglio.

Il tuo viso, coperto di polvere, è una maschera da clown.

Spingi la F. B. Mondial che ora è un inerte massa di ferro borbottante... e mentre avanzi stoicamente, come un antico guerriero verso il traguardo, senti la folla, delirante, osannare il tuo nome.

Milio... Milio... Milio...

Tu non lo sai ancora ma sei entrato nella leggenda, ora sei un Mito.

 

 

 

Devo questa storia all'amico Aldo Martini, che quel giorno di cinquant'anni fa, confuso tra la folla, da spettatore urlante, è rientrato a casa afono, e naturalmente a Emilio Ostorero, il grande protagonista di questa vicenda, il Campione del titolo italiano ed europeo di Motocross di quegli anni.

agosto 2012

 

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