Con la mamma e il babbo, a volte Iginia, va a trovare i fratelli padovani... Sin dalla prima visita è turbata dall'ambiente che rivela tanta tristezza. Iginia ricorderà: sembrava lentamente, ci si avviasse verso una ripresa... ma non era così: la situazione era delicata... in quel visibile squallore... i mobili eran pochi, ridotti all'essenziale... c'era qualcosa che non riuscivo a spiegare... Quel giorno, quando venne a casa mia, Olga, voleva essere bizzarra, ma era malata... lo capivo bene notavo lo squallore della stanza, con i lettini dall'umile testiera in ferro, con le lenzuola senza la risvolta: sollievo alla mestizia, pronti per l'evenienza... ma dalla cassettiera sul centrino di carta variopinta, in mezzo ai fiori, la Madonna vegliava su di voi Olga ed Alberto. Ascoltavo in silenzio Olga, e ti sentivo mentre parlavi con i miei genitori dell'abbandono e di quanto sia triste, essere abbandonati; amavi tuo fratello e non volevi per nessuna ragione, abbandonarlo. Capivo queste cose perché è bello mantenere ben vivo quell'amore che ci lega per sempre. Però, la vostra casa era silente: sapeva di un pianto represso davanti alla gente... Lasciato andare dentro i fazzoletti e sui guanciali...
Un giorno, Olga, io venni con papà... tu dalle tue parole lasciavi trapelare la sofferenza, quando dicevi: “Si sta tanto male per la miseria, per la povertà...” Avevo fra le mani dieci lire e un pensiero, da un po', mi balenava: “Che faccio? Glieli lascio? Li lascerò cadere proprio vicino al letto, mentre che sta parlando... in modo che li veda e li raccolga quando noi usciremo. Lo so che dieci lire non le daranno molto, ma forse serviranno a un altro scopo: darle un soldino di felicità.”
* * Da: "Uno smeraldo tra l'azzurro".
- Blog di Giuseppina Iannello
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