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Defilata d'uno sguardo

Da dove comincia uno sguardo.
Il dorso della testuggine cullava creature di sassi e selci.
Al montare dei folli vini io sogno il mio passato ancestrale e lo dedico a te, serra di rose rosse. M’avvio per la strada cercando la mia mela avvelenata; Sogghigno ai preti crocifissi alle chiese per la vita, sulla via maestra cogito lamenti e lunatici sconquassi. L’aria si fa piena di nottambuli affaccendati a distributori avari che senza sosta passano i giorni guardandoli macerare nei loro spazi siderali fatti di involucri metallici, in vite da star, affrante veline, resse agli stadi, giri in bici ed in fine... le ferie. Il postino arriva sempre quando io sono già altrove, ed io, sono sempre fuori. Non mi cade mai la posta addosso sono sfasciato nel folto dei pensieri come un’auto parcheggiata al desio della riscoperta del nulla cosmico. Lascio macerare i neuroni in ampi e lenti gesti operosi a ruotare il vino nel bicchiere mezzo pieno, una sbadataggine un incrocio di sinapsi che frettolose sfrecciano sulla statale a caccia di emozioni. Il brivido della velocità, del tremito di gomito al duro di un volante, propellente di un ego smisurato e scoglionato, decomprime la stretta che senti alla gola, l’avviso di un grasso respiro pollineo sfascia l’aria di starnuti. Acerbo fiore che sei nel fiore dei tuoi anni  respirami e sboccia al cielo azzurro e nel sole che ti chiama, esprimi la tua vita. La vita assolta nella vita, l’amore schiavo del preludio di essere amore, ma mollami adesso che impollini le fiorelline.
Carsiche le parole le getti a voce flebile, impostati gli atoni vocalizzi, sentivi l’urlo di una smerigliatrice avviarsi al tuo pensiero pacifico come l’oceano. Desta il sobbalzo quando una moto apre il gas a manetta alle tre di notte, ma questo non importa con il discorso…
Un trillo d’uccelli avvisava il cacciatore che la sua preda era servita su di un piatto d’argento. Dopo con te inizierei a mangiarti partendo dallo sguardo, e poi, quando accendi la moto tutto freme e scioglie le reni, sobbalzi a mezz’aria e dentro il cuore pulsa più forte, tutto diventa campo gravitazionale dove spinte dinamiche svelano i segreti attesi. Il sole t’illumina e ti fa gioire, resti abbagliato fino al mattino passata la notte al caldo del tuo fremito, un istante di vita vissuta alla grande, senza remore, senza finzione.
La brioche calda nel the mattutino funge da sveglia, l’imbrunire è arrivato, ora si dorme.
Le sveglie suonano anche due volte, per avvisarti che devi andare a dormire, sei stanco sei appagato infatti tutti lo sanno fuorché tè che oramai dormi.
 

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