La casa è vuota.
Il silenzio avvolge con cura ogni cosa. Fa freddo, forse è soltanto un’impressione, ma sono queste mura ad essere gelide.
Mi sposto nelle varie camere, la sensazione di freddo tarda a svanire. Siedo sulla poltrona, il mio sguardo si fissa sulla parete di fronte. I rari rumori del palazzo giungono al mio orecchio attutiti. Un senso di vuoto, di assenza, incombe su tutte le cose.
Sento l’orologio a pendolo che si impone con il suo regolare ticchettio sul silenzio, lacerandolo con un ritmo lento e regolare. Mi lascio cullare da questo suono. E il tempo scorre via come una fune sfilacciata.
Vorrei sentire la tua voce diffondersi nella casa e poter tornare indietro, quando tu ancora c'eri. Penso a questa giornata tagliata di sghimbescio, a questo cielo azzurro, liquido e intenso, che incombe su di me, e che tu ora non stai vedendo, alle tracce che abbiamo lasciato alle nostre spalle, su quel grande sentiero che si chiama vita.
Sono impronte forti e robuste, vigorose nell’anima. Sono l’eco dei nostri sogni condivisi, consumati tra istanti di ciarliera ilarità e attimi di amicizia e amore.
Credimi, è nell’ora in cui la luce declina che scorgo i tuoi passi nella camera. Sono segni soffici, impressi sul pavimento, che sottolineano la tua presenza. Stai camminando dinanzi a me; ecco, ora sei ferma qui davanti, ma i miei occhi non riescono a distinguerti da questo muro che mi è di fronte, che divide la sala dal tinello e dal mondo che fuori brulica di vita.
Vorrei parlarti, dirti piccole cose senza importanza, così, come quando conversavamo tra di noi, ma le parole ora non servono. Continuo guardare il muro, mentre il buio ha ormai invaso la stanza. Per un singolare meccanismo di pensiero vedo la tua immagine di bambina che mi osserva pensierosa.
Cara amica, i pensieri sono come i sogni, svaniscono all’alba, portati via da un vento impetuoso che cancella rabbia, gioia e inquietudini, mentre il giorno riprende a vivere.
Resta il ricordo degli anni che abbiamo trascorso insieme, quello di tutti i nostri ieri.
Mi alzo, attraverso il corridoio ed esco, accosto piano la porta alle mie spalle e, nel silenzio più assoluto, ti porto via con me.
- Blog di Rinaldo Ambrosia
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