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Passeggero su questa terra

 

 

Mai prima d’ora mi ero reso conto, dovendo sgomberare le camere della mia abitazione per ristrutturarle, di quanto inutili fossero le cose con cui attorniavo la mia quotidiana esistenza. Coricato, in questa provvisoria situazione, su un materasso posato a terra; spaziavo il mio sguardo sui mobili e gli oggetti accatastati nella camera l’uno contro l’altro, saturando così ogni spazio disponibile, fissavo i vestiti ammucchiati su una panca ai miei piedi.

Sparsi tra gli scatoloni vi erano numerosi quadri appoggiati contro pile di libri che degradando scivolavano verso il pavimento.

Contrariamente alle cose del mio vivere quotidiano, che in realtà erano minime, loro, i libri, nonostante l’ingombrante presenza, erano miei compagni di vita: preziosi strumenti per soddisfare la mia ardente sete di curiosità, ravvivavano il pensiero calibrando la mia anima.

Mi rendevo conto di quanto effimera e transitoria fosse la mia vita, e quanto (magari inconsciamente) riversavo sugli oggetti le mie valenze affettive, fissavo su loro i ricordi, colmando così i vuoti della mia anima.

Occorreva quindi l’aiuto degli anni e l’accumulare delle esperienze per sperimentare in pieno questa vita. Mi sentivo perciò, passeggero su questa terra, pronto per il gran viaggio.

La parte più leggera del mio essere, e cioè la mia anima; distaccata, sorrideva ilare alla vista di tutta la zavorra con cui, per vivere, mi attorniavo.

Alla fine del viaggio, chi ero e cosa facessi non aveva alcun’importanza. Con la morte, passando attraverso questa vita ne sarei uscito nudo, allo stesso modo di come mi ero affacciato ad essa. Il resto era tutto vago e transitorio: i compagni di viaggio, le situazioni, gli oggetti e le cose. L’eterna lotta dell’esistenza oscillava dunque tra l’alternarsi delle passioni e l’anima; o meglio, tra il suo leggero equilibrio e il peso stesso di queste. Alla fine ciò che realmente contava era il senso di crescita spirituale mediato dal vivere quotidiano.

La solitudine, che riscoprivo in me, era in realtà una conquista, un pacato approdo nel mutevole frastuono dell’esistenza.

Succedeva, solamente per alcuni istanti legati tra loro dalle singole percezioni, dove, eliminando lo stato delle passioni, placando il brusio della mente, ponendo la mia anima in ascolto, riuscivo a percepire i velati bagliori di quella bianca e immensa luce che è la manifestazione della vita.

 

 

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