Scritto da © giuseppe pittà - Sab, 12/11/2011 - 17:41
portò le labbra all’altezza di quel malinconico cuore
e,
strillando, fece un salto indietro, nel convincimento di un anticipo troppo anticipato
…
ho il passo di chagall
nel cuore ampio delle dimenticanze
mentre
accetto un sempreverde in regalo
da
sfarfallare nelle serate delle foschie
di quando giriamo a vuoto
nella sala
di luci e profumi e
sogni realizzati
tu di abito lungo
nero più del demonio
con il diamante a noce traballar tra i seni
io di pesante leggerezza di champagne
annata sconosciuta o già da scordare
ed ho voglia
grande come il vento
soffice come sabbia di fiume
buona come goccia di miele di lei
dei scolpire su di te quei seni che pungono
tanto
troppo
quando si riempiono d’identità di scorpione
ed ho sete
spessa come la cascata del dolore
fragile come la trasparenza del sentire
potente come il suono del tuono
negli abbracci a strozzarmi nel tuo penultimo delirio
a donarmi ogni istante di fremito
nel canto senza respiro di questa
momentanea
piccola semplice morte
ed ho fame
rapida come le boccate del mio desiderio
percepibile come una spada che taglia il tempo
urgente come la rivolta contro la severità
ed ora
è tempo di fruscii e stoffe da lacerare
soluzioni di sudore e fuoco che scioglie
camere da saturare dell’odore pregno dell’amore
ora
che
sono e sarò com’ero
nello strizzare l’occhio alle dimenticanze
sento d’esserci già stato
in questo giro
e
spezzo l’aria dell’alba
tradendomi con un tramonto da sigaretta
ora
mi vesto d’arte
e
con lo stesso slancio di chagall
provo il volo
giocandomi senza rimpianto alcuno
l’intera collezione
del genio del mio hitchock
che
tutto aveva già compreso
come
comprende ancora
…
»
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