Scritto da © Giuseppina Iannello - Lun, 24/10/2011 - 16:34
Soffriamo! Nei giorni che il popolo langue
è insulto il sorriso, la gioia è viltà!
Sol ride chi ha posto le mani nel sangue,
e il fato che accenna non teme o non sa:
Prometeo sull'alto del Caucaso aspetta,
aspetta un bel giorno che presto verrà:
un giorno del quale sii l'alba, o vendetta!
Un giorno il cui sole sii tu, libertà!
Soffriam! Ché il delitto non regni in eterno!
Soffriam! Ché l'errore durare non può!
Già Satana giudica, nel pallido inferno,
il Dio dei tiranni, che al buio il dannò!
Soffriam! Le catene si spezzano alfine
allor che pugnali s'en voglia forgiar;
fra un mucchio fumante di sparse ruine
già Spartaco è sorto, tremendo, a pugnar!
Soffriamo, o fratelli! La mano sul cuore
lo sguardo nuotante, nell'alba che appar,
Udite?! Le squille che suonano l'ore
a stormo tremendo desiano suonar!
Già mugghia il tremuoto laggiù nella reggia!
S'accampa nei templi superbo il pensier!
Un rosso vessillo nell'aria fiammeggia,
e in mezzo una scritta vi luccica in ner:
Le dolci fanciulle che avete stuprato,
i bimbi che indarno vi chiesero il pan,
nel giorno dell'ira, nel giorno del fato,
i giudici vostri, borghesi, saran!
è insulto il sorriso, la gioia è viltà!
Sol ride chi ha posto le mani nel sangue,
e il fato che accenna non teme o non sa:
Prometeo sull'alto del Caucaso aspetta,
aspetta un bel giorno che presto verrà:
un giorno del quale sii l'alba, o vendetta!
Un giorno il cui sole sii tu, libertà!
Soffriam! Ché il delitto non regni in eterno!
Soffriam! Ché l'errore durare non può!
Già Satana giudica, nel pallido inferno,
il Dio dei tiranni, che al buio il dannò!
Soffriam! Le catene si spezzano alfine
allor che pugnali s'en voglia forgiar;
fra un mucchio fumante di sparse ruine
già Spartaco è sorto, tremendo, a pugnar!
Soffriamo, o fratelli! La mano sul cuore
lo sguardo nuotante, nell'alba che appar,
Udite?! Le squille che suonano l'ore
a stormo tremendo desiano suonar!
Già mugghia il tremuoto laggiù nella reggia!
S'accampa nei templi superbo il pensier!
Un rosso vessillo nell'aria fiammeggia,
e in mezzo una scritta vi luccica in ner:
Le dolci fanciulle che avete stuprato,
i bimbi che indarno vi chiesero il pan,
nel giorno dell'ira, nel giorno del fato,
i giudici vostri, borghesi, saran!
* L'inno è stato irriverentemente e in modo blasfemo, definito anarchico. Come si può constatare, alla luce della logica linguistica, è tutt'altro che sovversivo perché inneggia ai valori religiosi della Libertà. E noi sappiamo, che ogni giorno il concetto di Libertà, dai tempi dell'Autore ad oggi, è stato frainteso. Ogni giorno, in nome della Libertà, i potenti ci mettono le catene. Ma ad una saggia riflessione, la corda tanto stride finché in nome dell'Amore, si spezza. Nessuno rida sul sangue versato! *
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