Arrivai; non ricevendo, accoglienza alcuna, mi impensierii. Solo il custode, poi, si fece avanti e mi
diceva: ”la Badessa vuole, soltanto che l'avvisi: le sue sorelle non possono venire, perché, una sta male; è meglio che intraprenda la strada del ritorno; c'è una carrozza pronta. All'ingiunzione, persi la pazienza ed esclamai, a gran voce: “Per tutti i diavoli! Così, non si ragiona... Conducetemi subito, dalla Superiora. Il custode, all'intimazione, prendeva le mie borse, le adagiava all'ingresso, e mi conduceva alla stanza della Badessa. Giunti alla porta, egli bussò, ma adagio. Ci rispose una voce altisonante: ”Non vi ho dato il permesso di bussare! Andate... Ho fatto bene a chiudermi. A questo punto, diedi un colpo secco, dicendo: il permesso, se voi no me lodate, me lo prendo; è bene che lei sappia che le sorelle mie non le ho messe da voi per i vostri begli occhi!
La suora, a questo punto, aprì la porta... Con il tono cambiato, mi diceva: ”Mi scusi, non sapevo, che Ella fosse qui. Ad ogni modo, sappia, che Maria assiste la sorella che, proprio stamattina, non si è sentita bene... Glielo dicevo io, di coprirsi per bene; è certo un freddo inverno... Però noi, abbiamo, grazie al cielo, tutti i conforts. Finalmente, mi fu concesso di vederle, insieme, le mie sorelle.
“Che cosa vi è successo?” Chiesi col cuore in gola. Maria, mi venne incontro, dicendomi: “Giovanni... Mi parve troppo bello lasciar questo convento... Ida s'è deperita, ed ha avuto un malore.” Ora abbracciavo le mie sorelline, pensando già al da farsi. Ida era stata affidata a Suor Diodata; quindi, era con lei che dovevo parlare.
La interpellai... Ma lei si disse estranea a tutto quello che era avvenuto, ed estranea persino, della corte, del signor Casimiro; anzi, chiamando il Reverendo, gli disse: “Mi si accusa ingiustamente, di favorire il corteggiamento,del signor De Berneis, nei confronti, di Ida.” Il prete mi guardò, contrariato; poi mi disse: ”Voi ce l'avete sempre con la chiesa e coi rappresentanti. Il Vostro è un vecchio astio, che risale, a quel periodo, quando fu negata a vostra madre, la sepoltura nella cappella degli Allocatelli... Prendetevela con loro.” Risposi, amareggiato, ma risoluto: “Io non ce l'ho col clero o con gli Allocatelli, per la cappella in sé, perché mia madre, si onora di restare, anche dov'è, però sappiate: mia madre, non chiese mai denaro, a quella gente che la trattò complice il vostro clero, non certo, alla stregua di una figlia. Il Clero si è prestato a simulare, il suo stato civile.
I chierici, se fossero stati tali, avrebbero capito, che una bambina se si accoglie, in casa, è una figlia, a tutti gli effetti. Il Prete, non rispose; mi disse, solamente: “se Ida, vuole andare, la congediamo definitivamente, da codesto Istituto.”
Deciso a riprendere, entrambe, le sorelle, andavo da Suor Paola, cui era affidata, Maria. Suor Paola, mi disse, venendomi incontro: “Maria, sta molto bene... Non avrà per caso in mente, di lasciarci...” Le rispondevo: “Non è per Lei, sorella... Maria è da moto tempo che mi chiede, di congedarla.”
“Maria...” Disse la suora: ”A me non l'ahi mai detto che anelavi andar via.”
“Madre” disse Maria, “Non ve l'abbiate a male, ma io a Sogliano, non mi sento bene, come vorrei. C'è sempre nebbia, ed io anelo al sole della mia terra...”
”E, quale è la tua terra, se non oso chiederti troppo?”
“La mia terra” rispose mia sorella, “è ovunque ci sia il sole e, comunque, mio Padre fu di Ravenna, terra soleggiata, e mia madre ha origini toscane. Madre, vi imploro...”
La Suora si commosse, alle parole. Le disse: ”Prepara i tuoi bagagli e pure quelli di tua sorella; ci penso io a far tacere gli altri.”
Ida era stata meglio; ma non volle saperne di partire; “Giovanni” disse “è stato un contrattempo... Ma sto bene... Le suore mi insegnano il ricamo...”
“Ida, se tu, non vieni, ti prendo, con la forza.” Ida, si mise a piangere... e, allora, la lasciai.
*Brano tratto dall'opera, in corso di ristampa: "Le Memorie di un professore", di Giuseppina Iannello.*
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