Scritto da © gesuino curreli - Mer, 02/02/2011 - 16:39
Com’è triste Venezia!….
se a vedere la luce
rimango da solo,
e mi seduce il canto dell’amore.
Sfioro sopra le calle
esili gondole in fila,
sovrasto il serpentone
degli occhi stupefatti,
e accendo la romantica mania,
colorata di bianco e di blu,
in un volo di magica follia.
Venezia era bella:
la folla chiassosa
col naso all’in su,
il barocco infinito,
chi mancava eri tu,
nella scena preziosa del tempo
che si concedeva a me,
improbabile profilo d’artista,
intagliatore di poco talento.
Ho perso la stanchezza
al suono di note gitane,
di melodie struggenti,
che orchestrali eleganti
chiedevano agli archi divini.
Giornata superba ed acerba:
com’è triste Venezia
se il velo degli occhi
trasforma persone in balocchi,
e le alte pareti riverberano
malinconiche sinfonie di stagioni
che hanno impresso ogni pietra
di segni dorati e di opposte opinioni.
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