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Favole e Fiabe

Cinderella

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(Sulle note di I sogni son desideri)
 

Mentre le urla tentano di coprirla
gattonando
come bestia lustra a nuovo i pavimenti

lei non sente

è uno specchio il suo sorriso
che rimanda il brutto al passo dell’avvio.

Stracci stanchi
sono gli abiti della vita buia
che di gelo velano il soffio antico

lei è caparbia
 
misteriose nenie riesce ancora a intonare
quando con la mente plana sul lustro che l’attende.

Non ha fretta
e con mano lesta
asciuga un’altra goccia ancora

lei sa bene

a denti stretti aspetta
che giunga la sua amata sera.

tiziana mignosa
11 2009

 

note dell'autrice: siamo un po' tutte Cinderella!

Il giorno in cui la Luna disse agli uomini.

 
Il giorno in cui la Luna disse a tutti gli uomini, riunendoli sul suo trampolino d’argento disteso sul mare come un punto esclamativo di stupore, che non avrebbero più potuta averla a testimone dei loro amori più sensibili e potenti, fu di una atrocità bestiale. Fu un momento di lutto coinvolgente.
Il cielo restò nero e come assenti le stelle caddero in un silenzio complessivo;  spensero le luci ogni sera e se ne andarono in altri cieli a parlottare.
Il sole ch’era atteso ogni mattina, smise di pergolare sopra il patio. Restava triste e come indolente lasciò che fosse poi la Terra a rotolare.
Gli uomini allora, e tra di loro i più giovani e superbi, presero a dirsi le ragioni di quell’oscuramento irreale. Finì persino a botte in qualche luogo ma poiché il buio era completo, qualcuno fece in tempo a rifiatare.
A nessuno venne in mente che la Luna in quanto donna aveva un cuore ampio ma delicato quanto un giovane papavero, né che i suoi crateri fossero intense piaghe di solitudine.
Furono allora le donne che da ogni villaggio materno della Terra si mossero come una sola grande volontà e raccolto ognuna un fiore notturno - che è un fiore candido con sette petali, foglie come mani levate al cielo e un profumo di calma e di purezza - si recarono nei punti d’acqua più vicini e lanciarono i fiori nella direzione presunta della spada d’argento che ogni sera la Luna sguainava in difesa dei giovani amanti.
Furono così tante che quel fiore sparì dalla Terra, pure se ognuna ne aveva colto uno soltanto.

Il tramonto e la luna

Il romantico tramonto
si scocciò di colpo
di fare innamorare il mondo.
Si tuffò nel mare spegnendo il sole
e passò il gravoso compito
alla candida luna piena.

Franco

Cappuccetto rosso *oh, la bella storia!*

Lontana dal paese è la casetta
della cara nonnina ch’è malata.

- Vorrà la bimba a mamma far piacere,
recarsi a visitarla a mezzogiorno?

La strada, bada, passa per la selva.
Non entrarci, chè il lupo puoi incontrare.

Eccoti il panierin con la merenda
e qualche buona cosa per la nonna.

Mi raccomando, sul sentier t’affretta
e troppo non tardare a ritornare.-

E’ brava Cappuccetto e ben vuole alla nonna,
pregusta i suoi dolcetti, le piccole sorprese,
inoltre a camminare il ciel seren l’invita;
così la fanciulletta in breve tempo è pronta.

- La mamma stia tranquilla.
Farà come le ha detto.
Già tante volte è andata a casa della nonna.
Prima che il Sol tramonti, indietro lei sarà.-

Tutti noi ben sappiamo come finì la storia:

a Cappuccetto caro fu passeggiar nel bosco,
non conoscendo il Lupo gli rivelò la meta
e, in veste della nonna, la fiera la mangiò.

I bimbi ancora oggi, nell’ascoltar la fiaba,
come con lei, contenti s’aggirano nel bosco.
Così ora sentendosi nel ventre della belva
reagiscono con grida, s’arrabbian tanto tanto.

Candidi come sono, la colpa è sol del lupo.

A questo punto giunge il prode cacciatore.
Ucciso è il cattivone.
La vecchia e la bambina rinascon dal pancione.

Son tante le morali di questa storia bella.
A voi sta ricercarle poi che il racconto ha fine.

 

 

Appetito

Il topolino errante
a caval delle sue gambe,
traversato il verde orto,
infilata ha la dispensa.

Ha da poco rosicchiata
la carota profumata,
ma gli brontola il pancino
chè gli manca il formaggino.

Tira su con il nasino,
gli vacillan le ginocchia,
dal piacere quasi sviene
per l’effluvio prelibato
di un gran cacio ritrovato.

Tutto intento a rosicare,
abbassata, ahimè, ha la guardia
ed il gatto, lì acquattato,
con un balzo lo sorprende.

Dalla bocca del felino
ti saluta col codino.
 

L'Ultimo Velo, fiaba scritta ed illustrata da Antonella Iurilli Duhamel

Tutti erano lì a chiedersi: “Perché? Leggi tutto »

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