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blog di Vanessa Solimando

In gocce

Sei un attimo di stelle
potente bagliore nel buio
ti trovo nell'odore
di passi ciechi e aggrovigliati
sei soluzione a eterni dolori.
Sei dolce punta di spillo
in gocce mi verso
e a terra mi raggrumo
con la terra m'impasto.
E di te m'innamoro
nel ricordo di ieri
in prospettiva del domani.
L'oggi si compie
nell'ora dannata
che spesso maledico
nel suo odioso divenire.
Un cristallo di tempo vorrei
che fosse nostro da guardare
e al tocco fosse luce..
Liberazione dal consumo.

Città morte

Parlo delle città mute
quelle morte
specchio di vicoli e miserie
perlopiù
qua e là ricche di pietra e fiori.
Le città morte
di anno in anno
fioriscono d'ipocrisia
e pochi resistono al rito.
Eppure la pietra
resta lì
secolare, un po' spaurita
a cercarsi il silenzio consueto
a consumare lo spazio
e cresce.
Sono città forti quelle morte
sanno reggere la debolezza
nutrite a lacrime e nostalgia
sfidano la natura
e vincono.
E la terra altro non può
che soccombere al cemento.

Haiku

la nebbia cola
candelotti accesi
l'inverno si dà

E slaccio i fili

Vivo in quel posto liquido
fatto di umidità leggera
che arriccia i capelli
 e vanifica la spazzola furiosa.
Vivo in quel posto che sempre risuona
colmo di un silenzio che non sa tacere
e in esso mi cullo
e cresco i miei figli senza corpo,
bisognosi solo di sogni
e nessun altro cibo.
Così sono madre
e insieme sono figlia
ogni giorno a tessere i fili dei pensieri
per farne un'unica trama
da poter indossare.
E di tanto in tanto slaccio quei fili
ché i figli han bisogno
pure d'esser liberi.
 

Haiku

 
 
silenzio vivo
il bianco freddo trema
un gufo vola

Altrove

Quando l'anima
mandata altrove per amore
accenna a ritornare
importuna e prepotente
sembra aver smarrito il suo posto originale.
Era leggerezza
la sua assenza.
E' acuta sofferenza
il suo ritorno.
Perciò sta nel limbo
per un poco
ed è avvilita, a tratti persa
in definitiva mutata.
E' fatica accettarla
di nuovo in sé
farsi ancora casa sua.

Haiku

la neve fiocca
il sole poi la scioglie
perle di luce

Esisto

M'accompagna la paura
di non riuscire a stare
mani nelle mani
senza far nulla.
Costretta a pensare
orfana dell'alienazione del fare
scoprire d'esser di vuoto
qua e là occupato di materia.
Altro non c'è di me
nel mondo
se non qualche parola
una manciata di molecole
una qualche convinzione d'esistere.
 

Mi conservo?

Ho pensato a lungo
di non esser fatta per la felicità
tanto la trovo ridicola
fin troppo leggera in se stessa
fin troppo pesante per chi la guarda
debolmente odiosa.
Ho pensato di dovermene cavare fuori
come da una malattia
mi avrebbe ringraziata il sentimento
il giudizio e l'autostima ne avrebbero giovato.
Non le avrei permesso mai
di sfrattare la dolce malinconia
né la tempesta furibonda
che fa scrivere e annodare
i pensieri alle scialuppe.
Eppure non riesco ancora
ad amare quel che chiamo vuoto
ma di fatto non ha nome
piuttosto lo stato che riconosco
a separare il prima dal dopo
quel che ero senza te
quel che sono ora con te.

Ai giorni senza parole

Mescolando oggi con ieri
perdo il mestolo nel brodo
e a volte rido.
A chi vuol dirmi che son strana
rimando estraneità
rispondo di striscio.
A chi mi vuole uguale al resto
decido di negarmi
e farmi d'assoluto.
E intanto son passati
alcuni giorni senza parole
e li ho guardati andar via
come l'arricchito la sua miseria.

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