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Oltre le foglie inquiete

Una distinta, voce
passa, per la notte, liquida
discende, per la gola. Il tempo piove, sconosciuto agl’occhi delle primule
 
non ha fretta, oltre le foglie inquiete, i loro grani d’oro, adagia
il manto
 
Pieve di collina
rabescata e calma, di un mare verticale, dove le vesti sono dell’infanzia
e il grano
 
tenere le viti, bianche e dolci
 
e i massi, levigati dall’usura, spiccano
invisibili
 
Riflessi nella gamma
 
Porta
 
 
 
 

Fiore&tina

Se c’è un fiore, che mi galoppa al vento, a pelle
che si stacca, balza da un lato all’altro
ha nelle pupille i fuochi, le mura dall’esterno
gli olii, tutte le diavolerie
e non conosce la paura
che dorme col suo arco
al sole, al ghiaccio
la punta più immediata dell’impugnatura
non gli importa, del colore della terra
avanza, affonda, valica
terre bruciate, verdi profondi
che si ferma
ad ascoltare i sibili, ci parla
beh, quel fiore, se ancora vive
ha il colore
d'una fiore&tina

Che cosa

Che cosa è stato ripetendomi
rifuggii le ombre della solitudine
i chiaroscuri che d'insidie lucidi
integri come lame d'oro

Erano, questi, i miei giorni d'Africa

Erano, questi, i miei giorni d’Africa, la mia consolazione.
Con la vista andavo ai fiocchi di cotone in divenire nel turchese, sballottolati da un vento alto che non scendeva a terra se non per propagare fuochi enormi.
Sognavo poi le teste rasate dei miei fratelli di sangue riusciti a scampare, coloro che l’iniziazione aveva giunto in un vincolo più stretto ancora del parentale.
Ed infine vedevo la mia donna, raddrizzare il viso dall’orcio di creta dove continuava a sobbollire e raggrumare la manioca  come se le onde di quell’aria calda ascensionale fossero diventate insopportabili per lei e le impedissero di stare ancora ferma, lì in ginocchio.
I suoi occhi simili alla brace che covava nera e rossa tra i due sassi che la tenevano al riparo dal sollevarsi della sabbia in agguato pungevano la macchia gialla indicante, nel verde scuro delle foglie intoccate, il varco preferito dai cacciatori.
Dei miei figli, uno correva in tondo con altri tre, del più piccolo potevo a tratti vedere soltanto la curva del braccio, sorreggersi alla spalla e al collo della madre.
Ero stato sorpreso nel sonno, picchiato e incatenati a sangue i piedi sullo stesso giaciglio in cui dormivo accanto a loro, costretto, dopo la razzia, una volta legato con catene più lunghe ai polsi e alle caviglie dei miei compagni, a camminare giorni e notti attraverso la foresta, sui greti insidiosi, di fiumi che avrebbero potuto donarci una morte subitanea.
L’inizio di un lungo cammino senza difesa alcuna che ci avrebbe portati a vedere per la prima volta l’oceano, e la grande casa di legno che si muoveva..
A segnare il passo della lunga fila i cacciatori più potenti ed agili, a chiuderlo le vergini bambine.
I nostri carcerieri, più piccoli e sottili, con la pelle meno scura della nostra………….  

Scherzo (a Paperino) Part two, sputato, alla londinese

Ecco, se ne è andato. Ha pianto pure, poverino. Si vede, che mi voleva bene.

Dov'ero rimasta? Ah si, alle doglianze: punto 4.

Dicevo, non c'è pericolo che ci capiscano; appieno intendo.

Per loro è tutto semplice, tutto lineare.

Se gli affari gli van bene, sono disposti a spendere follie, se gli van male o stanno lì lì, sull'orlo, nemmeno s'accorgono che ci sei. E non provateci a chieder loro qualcosa, ad esempio uno shampoo, che so una museruola nuova.

Li vedi ramazzare con gli occhi, infilarsi in casa ed iniziare a strapazzare il telecomando come fosse un'altra cosa.

Poi ci sono i momenti dei dubbi esistenziali, quelli in cui ti fissano ma non ti vedono, quelli in cui hai voglia a scodinzolare. Quando si chiedono:- ma io, chi sono?

Accade, più spesso, con i padroncini giovani, ma anche la mia specie non scherza, su sto punto.

Io ad esempio, mi ricordo di Toby. Sempre in depressione, quel cocker. Bellino da matti eh, ma era appena uscito dall'adolescenza.

Gli facevo un filo! Insomma, capitemi, mi guardavo intorno: quell'estate sarebbe stata la mia prima volta.

Era più basso di me il biondino, ma di un vispo che pareva dovesse partire per le olimpiadi da un istante all'altro.

Salto con l'asta!

Insomma, tanto gli son stata dietro, tanto ho fatto, tanto gli ho tolto ( tolto? Frantumate) le incertezze da intorno le zampe che alla fine...

Lo so, lo so che voi femmine non ve lo chiedete, ma i maschi, lo sanno i maschi quanto acume, quanta intelligenza e quanta sopportazione è necessaria, e soprattutto quanta determinazione, per farsi, (uhm) fare, da un tipo come quello?

Basta là.

Un giorno, era appena accaduto, tutti i giorni sgattaiolavo fuori da un buco che Paperino aveva lasciato nella recinzione per incontrarmi col mio ganzo, con quella canicola per pareva bucasse l'asfalto, non te lo scorgo dietro un angolo, indovinate a che fare?

A farmi le corna.

Lo dico piano, con gli zamponi ai lati della bocca, tanta è la vergogna ancora.

Con Bob, il cane lupo dei signori Blackpotter e, Toby, era quello davanti.

Beh, io ho continuato, gli sono passata davanti, e non li ho nemmmeno guardati tanto era il mio disprezzo.

Figlio d'un cane!

Ma guarda tu se dovevo perdere il mio tempo con uno che neanche lo sapeva chi era.

Continua

Scherzo (a Paperino)

Scherzo ( a Paperino )
 
Buongiorno, sono Lea. Spero che mi sentiate chiaro e forte, perché sono costretta ad abbaiare dall’al di qua.
Si, avete compreso bene: al di qua, mentre, visti dalla mia prospettiva, voi vi trovate aldilà.
Comunque, basta intendersi sulle rispettive posizioni, sugli spazi occupati, sui tempi e modi e problemi non ne sorgeranno.
Approposito di tempi, ecco trovato il primo errore: avrei dovuto dire ero ed ho detto sono, come fossi ancora in vita.
Cioè io sono, ma voi lo potete sapere? Voi pensate, come Paperino il mio padrone, (o ex padrone?) che io, essendo defunta e seppellita, non esista più. Ed invece, proprio ora che posso riposare in pace, che nessuno mi comanda, proprio ora che posso parlare in libertà, pardon, abbaiare, mica vorrete che non ne approfitti..
In breve, da femmina e perché tra un po' questo padroncino me lo vedrò apparire con un mazzolino di violette avanti alla tomba, meglio sarebbe dire "tombino" date le dimensioni della buca, inizio subito il mio “carrier des doléances”.
 
-         Primo punto: Paperino, pur non essendo uno stupido a parer mio, mai mi ha chiamato cagna, come io sono e vorrei esser di nuovo se rinascessi, essendogli altresì evidente il mio genere da quando mi scelse nella cucciolata. Perché?
-         Secondo punto: non essendo lui capace di addestrarmi al meglio, eheheheh, si è rivolto ad un Centro Addestramento Cani che, essendo specializzato in pastori tedeschi, non ha assolutamente compreso la mia indole bastarda in primo luogo, ed al secondo posto non ha minimamente riflettuto sulle razze da cui provenivo. Quindi lascio a voi immaginare la nebbia in testa con cui sono uscita dal quel CAC.
-         Terzo punto: mi chiedo ancora, senza aver trovato a tutt’oggi una valida spiegazione, come cavolo gli saltasse in mente che io potessi divertirmi a correr dietro alla palla da tennis o al ramo secco che egli mi lanciava.
Ragazze e ragazzi, lui convinto!
Si,vabbé, era un’occasione per sgranchirmi le gambe, per mostrare la mia gioiosità, la mia voglia di vivere, il mio affetto pure, ( affetto? Non sarà stata devozione?) ma da qui a presumere che per me fosse piacere puro,( ragazze, ci capiamo vero?) ce ne corre ohibò!
 Eccolo arrivato, devo chiudere. Scusatemi la fretta.
      
Continua
 
 
 
 
 
 

Parli

Parli, tu parli, parli e parli, tu parli di oggi pomeriggio, del film, delle scarpe
tu
che il 7+5 l’hai fatto una ragione, contraddittoria peccatrice, succhia il vento di un sonno, poppa un riposo ino ino
di natura che dolce
m’accompagni ad esser condannato uomo di esperienze
accarezzami il petto, appoggia la bocca, la guancia
l'attesa
dormi, anche tu
sul mare, bonaccia, non vedo
nemmeno la barca tra i campi
tu, gli stramaledetti centri commerciali
ma quando il pennone, a gradini
i tuoi rose e tappeti, coperte, a pié pari

Piove

Piove
Ripiove, è nebbia, anzi
Sui tetti della scuola
Tegole
Dilagante carmisino
Tutto uguale per cui
I fili
Rimarranno a secco
Ahi
Diventeranno
Come le mimose
Credo
Ma ben vengano
Zefìri
A solleticare/ chiaro
 

Red over pink

La pesca, traslucida
che irrompe, scolora la notte
 
da suono
epitelio di sangue sottile
 
semplice improvvisa le sue danze
tra mani rilascia fiori
 
primavere di natura madre, quei frutti
tra foglie tenere
discorsi stillati
solitudini
placate di vento ed autunni
confonde di rosa sbocciati in bocca
 
così l'uno
il due
 
 mark rothko: red over pink
 
 
 
J.S. Bach, Allemande,VI;
Claudio Ronco, violoncelle baroque

La goccia veloce

La goccia veloce
blu spaesata
 
la rincorsa
gli affanni
li porremo tra i fuochi
 
dove incontro è futuro
 
tornata inclemente s'incuri
al deserto di ghiaccio
 

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