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Enigma

Stiamo qui senza parole
in questo enigma che sa di tempo
mentre dai cigli l'erba bagnata annusa piano
il Sole
Ha pareti di sasso questa casa che trattiene il mio spirito
le nostre bocche un acquerello
nella rossa umidità del nostro cuore

Sto

In questo silenzio del cuore
che sa di te
io sto
E ricordo le carezze di labbra
e di baci la pioggia
Come un continuo scrivere "Ti amo"
nel mio respiro sconnesso
Attenderti
Tu, luna nuova dentro il mio mare d'Inverno

Al Gius

Al Gius non piaceva molto allontanarsi dal bosco, dove i militari raramente entravano, vuoi per una sorta di scarsa dimestichezza, vuoi per il timore degli agguati. Aveva smesso pure di segnare i giorni trascorsi lì, sulla corteccia bianca di una betulla e ora le incisioni si erano orlate, logorandosi in una riga scura, che segnava il tronco come sangue d’albero rappreso. Anche il ferro del fucile gli sembrava consunto e ne osservava gli strani puntini incassati, sparsi qua e là, come se il metallo fosse gravato dalla sua stessa spossatezza. Non sapeva nemmeno da quanto fossero lì, né quando avessero iniziato a farsi, se uno per volta o tutto insieme, nel cedimento del ferro. Una sorta di riluttanza lo pervase, e abbandonò l’arma appoggiandola all’albero più vicino. Da giorni non sentiva più fame né sonno, soltanto una specie di sete infeconda che gli rendeva la bocca impastata, e provava la sensazione che si fosse riempita di sabbia.
Gli altri partigiani erano a caccia, per aver un po’ di carne da abbrustolire sul fuoco, ma il vino era finito.
Il Gius si avviò lentamente verso la sorgente del Rì per prender dell’acqua fresca. Gli avevano lasciato quell’incombenza che almeno... si muovesse... qualche passo... la fonte non era lontana. Sapevano quanto gli piacesse starsene lì, abbarbicato sull’orlo del Rì, a guardare l’acqua che inevitabilmente scorreva giù fino a valle, raggiungeva la Piana, s’infilava tra le case del paese, ammorbidiva l’aria, richiamava l’allegria dei bambini che nonostante la guerra gorgheggiavano ancora e spandeva all’intorno quella gioia attutita, dalle sponde del torrente fin dentro le case, quelle ancora abitate.

Prima Vera

Sento la Prima Vera stagione, che s'affianca alle nevi d'Inverno, che smuove dentro un'idea dirompente, che graffia come sul greto il ruscello di monte e rumoreggia in un andare d'acque nuove, rivolte al ghiacciaio. Chiara d'ambra la pelle si muove e il sangue  straripa, caldo e sensibile. E' neve di nuovo, nel biancore fiorito dei ciliegi selvatici che occhieggiano sopra il fusto alto, avvolto di edere verdi e ancora vermiglie nei primi raggi di sole, colto. Poi quel cedere all'aria, mentre stacca i petali bianchi, che fuggitivi vibrano e si disperdono. Non c'è frutto che possa compensare questo pianto, che in silenzio s'avvera.

Pasqua

 
Alberi fioriti
rondini nel cielo
campane a festa
 

Dominique

Quel tuo accadermi dentro non è stato un caso. Se hai presente, o forse no, è la zona dove il respiro non ristagna, mai. Sfoglio i capelli cercandone la fine mentre al sole e sulla panchina ti parlo. Di là c'è l'acqua sveglia. Ho lo sguardo nel vuoto e guardo dentro le cose, e intanto ti parlo. Penserai che i poeti fanno così e rincorri il colore smerigliato del sole, nei miei occhi. Nulla  mi appare vano in questa zona di respiro, profondo. Inseguo Dominique che si nasconde come una ladra negli stretti viottoli di Parigi sempre sporca, rincorrendo l'amore degli altri, negli alberghi a ore, con gli occhi soltanto...
Vorrei tenderle una mano e dirle che c'è un uomo, uno solo per la vita di ogni donna. Dominique già lo sa e si prepara alla morte.
Tu mi guardi e sei vicino mentre ti parlo -Sei bellissima- mi dici, ma Dominique è irraggiungibile. Stenderà un perimetro di rose sul letto dove ha deciso di morire. Non ha una vita, è senza amore! Di là c'è l'acqua, più in alto neve. Ti guardo nella bocca, sono così mite che mi potresti divorare d'amore. Mentre continui ad accadermi dentro.

Poichè poesia vuol esser comprensione

Ti agiti dentro dieci centimetri d’aria, quella che discosta il mio viso dal tuo. Vorrebbe essere profumo.
Volti vicini, interpretazioni, pause. Sai farmi un sorriso a questa distanza? O prediligi quello che mi scompone dentro, mentre a letto mi prendi?
Sia così, sia una distesa e l’erba nuova che s’avvede, sui cigli e dietro le strade.

Spaziare

E' un discorso di fede
 
La montagna ha la roccia
Il prato sembra perdersi fra tanti fili d'erba
E quell'abete una bandiera di colle
 
Spazialità
 
Così quando esci da te
e ti chiedi:- Lo posso incontrare-

Occhi nel buio

Ciò che era pace...

Cos'è la poesia?

 
Come posso spiegarti cos’è la poesia? Piuttosto parliamo dei poeti! Essi hanno tanti di quegli occhi che non si vedono e altrettanti cuori celati nelle parole. I poeti sono fatti di una sostanza diradata a volte, oppure condensata di suoni e fitta come gli intricati rami dei rovi silvestri. Raccolgono la gioia e il dolore di tutti e, senza trasformarli, li portano alla luce per renderli visibili. Così vivono i poeti, in questa bianca solitudine di lacrime silenziose.
 

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