AnonimoRosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • laprincipessascalza
  • Peppo
  • davide marchese
  • Pio Veforte
  • Gloria Fiorani

blog di Piero Lo Iacono

De-lirando

 
Percepisco fiumi nelle cose.
Vulcani nelle creature.
Intimi intervalli di sangue.
Ritmi di correnti disalterne.
L’inavvertibile intercetto.
Gli appetiti più tentacolari.
Sveglio la sonnambula realtà.
I ricordi rimossi-sommersi nell’inconscio.
Impavido oso l’inosabile.
Una breccia sull’inesplorabile.
L’inespresso immagino, il non-detto.
Che utopia rimanga
ininterrottamente incompiuta!
Perch’io la sete bramo più che l’acqua.
E chiedo soccorso all’immaginazione,
ad un arcobaleno.
Irrompo nell’inarticolato.
L’inesprimibile trafugo.
E deraglio e naufrago
con le mie visioni
come scarabocchi sgorbi di marmocchi.
Rendo intellettuali le emozioni.
E disvoglio ciò che volli per rivolere.
Combino e combatto coi miei conflitti.
Tremo per l’istante che moltiplica le tensioni.
Cacciatore di stelle e pipistrelli.
Sensations’ Seeker.
Medium del mio inconscio.
Setaccio il setacciabile.
I punti più sensibili del senso.
Nel tentativo di approssimarmi
quanto più possibile.
In lotta donchisciotte contro l’ineffabile.
Stilliciderò le parole che oso.
 
A volte c’è un senso che vuol farsi suono.
Altre volte un suono che vuol farsi senso.
E la musica traduco in colore.
Il sapore in un suono.
Il gesto in un odore.
La luce si fa grido.
L’ombra silenzio.
E il dolore
s-frutto senza pudore,
centauro gaudioso
che esibisco come bellezza.
 
 
 "La pazzia prolunga l'infanzia" (Erasmo da Rotterdam, "Elogio della Follia")

L'iguana di Piero Lo Iacono

 
 
Catturammo un’iguana
e la legammo al guinzaglio.
Per nutrirla, allevarla e poi mangiarla.
Lobotomia sottovetro?
Giocammo a fare Dio.
Il Predatore ortopedico.

E le rose di un rosaio

 

E le rose di un rosaio

che videro una ragazza

È svenuto il poeta

 
È svenuto il poeta.
 
E nella pupilla sveglia
scintilla il duello,
il crollo,
il fallimento.
 
Se rinviene
            cacciatelo via!
Che risprofondi nel suo vortice!
 
È l’inferno e ritorno
fatto persona
tra voi gente perbene…
 
E gettate via i suoi libri da un dirupo
o da una rupe a strapiombo!
 
Fate che ridiventino bianchi!
Scialbi come nell’alba della sua nascita!
 
Fate che si cancellino!
E lui si allontani
Dentro una bara di vetro!
 
Squartato Orfeo dalle Menadi.
 
E non scrivete epigrafi glorificanti!
Né prosopopee per la sua resurrezione!
 
Che nessuno lo informi!
 
E la sua salma,
               intera o straziata,
infiori di api
e di tarme.
 
 
1-1-2010

Voglio tenere un diario

Voglio tenere un diario
-disse Robinson Crusoe-
Per dominare il mio abbattimento.
To master my despondency.
Che mi tenga lontano dal pensiero
predominante e ossessivo
della mia condizione di naufrago senza speranze.
 
Quando lo rileggo la sua voce
Mi giunge come un odore fresco
Che mi guarda con occhi e gesti compagni.
5-1997

Heautontimoroumenos (pronuncia consigliata Totò Merùmeni)

Conosco la terra dei fiori feroci che ti ho raccolto.
È la serra spontanea della mia mente-orto.
L’enigma-magma di cui sono il giardiniere.
E io stesso mi semino
le begonie del peccato
insieme ai gigli con gli artigli
e ai papaveri dell’oblio.
Io stesso li poto, li innaffio e li allevo
fino alla nausea e all’asfissia.
 
Io sono il vampiro di me stesso.
Spesso Narciso che si ama “a morte”.
Talvolta Medusa dalla testa avvelenata.
E friggo le mie meduse con l’olio già fritto.
 
L’anima prevale su ogni mio gesto
fino a darmi il rigetto e il disgusto.
Non sono Enea né Orfeo
ma mi son permesso di scendere
nel buco nero di me stesso per la mia autopsia.
 
Non voglio restare un giardino
che foglia e fiora per lumache impigrite,
lascivo di bava e catarro che frigge.
Ma c’è un’idra di palude che mi atrofizza.
E mi fanno male i capelli e le unghie degli àlluci.
 
Triste come l’indomani delle feste,
entusiasta come le mestrue vigilie.
Ogni specchio mi impone di guardarmi.
E mi trascina davanti a lui col fiato contrario.
Ma ho ripreso a parlarmi allo specchio nudo.
Devo migliorare l’immagine di me a me stesso.
 
Cristo ha trovato la forza
di resuscitare la domenica
dopo essere morto il venerdì.
Potessi nel dolore costruire
senza inabissarmi.
 
Io sono le mie ferite!
Ma tante volte mi butto per terra
come un bufalo che ha corso troppo
nella deserta steppa
in cerca di un filo d’erba.
 
  “Io stesso ero diventato per me un grosso problema” (S.Agostino) Leggi tutto »

E quelli che su di noi

E quelli che su di noi
calano il filo a piombo.
O quelli che usano coriandoli tutto l’anno.
La colonna deve rastremarsi.
Il cuore fare dieta.
Alla mano fu proibito di riempirsi il cavo di neve,
di raccogliere tizzoni e sughero
e di nascondere i semi di pomodoro
nella greppia e nei cespugli di lappola.
Proibito di conservare le mosche nella bottiglia,
le punte dei capelli nel cuore di vetro,
i rametti di corallo nel vaso di fiori,
le pietre avvinte di edera morta nei cammei di swarovski
e di scrivere nella carta vetrata della roccia smossa,
nella pasta di mandorla stesa sul legno.
Murena che ascolti il fiato degli scogli.
L’onda ti illude di durare.
Le carezze graffiano.
E una pioggia amniotica piange
su cadaveri di pesci coi polmoni.
 
31-7-2002

A Mario Luzi

O mutazione mutua, / delle multiple apparenze / e dell'unica sostanza, /…Sarò io in voi          o voi sarete in me?/Sciocco, non conta, non fa differenza” (M.Luzi) Leggi tutto »

Erano due gemelli identici

Erano due gemelli identici,
quasi una sola persona,
e per distinguerli
chiesi ad uno di chiamarmi Piero
e all’altro di chiamarmi Fabio!
 5-1997

Quando nella stanza entra l’uomo amato

Quando nella stanza entra l’uomo amato
Anna Achmatova scrive:
“Infilai nella destra il guanto della sinistra”.
Quando tu mi dicesti:
“Ci vediamo fra un mese!”
Io ti parlai con lo spavento dell’amore:
“Un mese da ora o da ieri sera?”

Ma mi rincuorai quando cambiasti il tuo piano:
“Ogni giorno a quest’ora verrò a trovarti!”.
Come se una guerra ci separasse.

Perché quello che facciamo nella vita

è un modo per essere amati un po’ di più.

 

“Il tuo sguardo/ precipita su me come un sole”

(A.M.Ortese, “Le glicine mi toccano la fronte”)

 

“Je le vis, je rougis, je pâlis à sa vue/ un trouble s’éleva dans mon âme éperdue/ Mes yeux ne voyaient plus, je ne pouvais parler” (Racine, “Fedra”, atto I, sc.3)

 

9/1999

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 0 utenti e 2843 visitatori collegati.