De-lirando
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L'iguana di Piero Lo Iacono
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E le rose di un rosaio
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È svenuto il poeta
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Voglio tenere un diario
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Heautontimoroumenos (pronuncia consigliata Totò Merùmeni)
Conosco la terra dei fiori feroci che ti ho raccolto.
È la serra spontanea della mia mente-orto.
L’enigma-magma di cui sono il giardiniere.
E io stesso mi semino
le begonie del peccato
insieme ai gigli con gli artigli
e ai papaveri dell’oblio.
Io stesso li poto, li innaffio e li allevo
fino alla nausea e all’asfissia.
Io sono il vampiro di me stesso.
Spesso Narciso che si ama “a morte”.
Talvolta Medusa dalla testa avvelenata.
E friggo le mie meduse con l’olio già fritto.
L’anima prevale su ogni mio gesto
fino a darmi il rigetto e il disgusto.
Non sono Enea né Orfeo
ma mi son permesso di scendere
nel buco nero di me stesso per la mia autopsia.
Non voglio restare un giardino
che foglia e fiora per lumache impigrite,
lascivo di bava e catarro che frigge.
Ma c’è un’idra di palude che mi atrofizza.
E mi fanno male i capelli e le unghie degli àlluci.
Triste come l’indomani delle feste,
entusiasta come le mestrue vigilie.
Ogni specchio mi impone di guardarmi.
E mi trascina davanti a lui col fiato contrario.
Ma ho ripreso a parlarmi allo specchio nudo.
Devo migliorare l’immagine di me a me stesso.
Cristo ha trovato la forza
di resuscitare la domenica
dopo essere morto il venerdì.
Potessi nel dolore costruire
senza inabissarmi.
Io sono le mie ferite!
Ma tante volte mi butto per terra
come un bufalo che ha corso troppo
nella deserta steppa
in cerca di un filo d’erba.
“Io stesso ero diventato per me un grosso problema” (S.Agostino) Leggi tutto »
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E quelli che su di noi
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A Mario Luzi
“O mutazione mutua, / delle multiple apparenze / e dell'unica sostanza, /…Sarò io in voi o voi sarete in me?/Sciocco, non conta, non fa differenza” (M.Luzi) Leggi tutto »
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Erano due gemelli identici
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Quando nella stanza entra l’uomo amato
Quando nella stanza entra l’uomo amato
Anna Achmatova scrive:
“Infilai nella destra il guanto della sinistra”.
Quando tu mi dicesti:
“Ci vediamo fra un mese!”
Io ti parlai con lo spavento dell’amore:
“Un mese da ora o da ieri sera?”
Ma mi rincuorai quando cambiasti il tuo piano:
“Ogni giorno a quest’ora verrò a trovarti!”.
Come se una guerra ci separasse.
Perché quello che facciamo nella vita
è un modo per essere amati un po’ di più.
“Il tuo sguardo/ precipita su me come un sole”
(A.M.Ortese, “Le glicine mi toccano la fronte”)
“Je le vis, je rougis, je pâlis à sa vue/ un trouble s’éleva dans mon âme éperdue/ Mes yeux ne voyaient plus, je ne pouvais parler” (Racine, “Fedra”, atto I, sc.3)
9/1999
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