blog di Max

L'inverno non chiude,

conserva il passato.

 

Rompe la fragilità

dei ricordi,

cancella il merito

Come suora spegni la luce del dire

-ti ritrovo nell'ancoraggio delle ore-

stabile rincuori il prosieguo del giorno

Un urlo scomposto,

dall'accento solitario,

a piegare il verde cupo

un arraffare di meteore

dirette al segno

Il sorgo tra le dita

chiede di fluttuare

 

separa i pensieri

dallo stelo lungo

 

In ginocchio  calpestare

gl'istanti della messa

fortuito il richiamo

la decenza del suo viso

una barca alla deriva

Paura e coraggio

in uno smilzo abbraccio

uno sguardo dal ponte

e l'acqua che si fa triste.

Ma non ti butti?

Colline come giganti

appiedati e muti

ad osservare tristi

gli spazi di viti,di rovi,

d'ulivi che si torcono,

Guarda come i passi affondano

son merce di pregio i calzari

un luccicare sul selciato

caviglie strette in calze di seta.

 

Gli auguri sono colla sulle labbra, sono post-it facili da  far aderire o da riutilizzare, sono istinto per dire o per sentirsi dire " altrettanto a lei e famiglia".