Scritto da © Max - Lun, 20/04/2015 - 13:20
Colline come giganti
appiedati e muti
ad osservare tristi
gli spazi di viti,di rovi,
d'ulivi che si torcono,
io a conservare il fiato
nell'insonnia del sole
a farti strada e ridere,
tu nascosta ai raggi
a cogliere perle di sudore
a dissetarti ansante,
la terra era incognite
leziose come speranze
aggrappate ai tronchi,
rigidi rami d'edera
a trattenere il tempo.
C'era un intrepido amore
ad unire le grida nel bosco,
la tua dolcezza come frutto
da mordere in un sapore noto,
negli intrecci dei rovi le more
nere e lucenti come perle.
Tutto era statico pendolo
immobile come l'aria d'oro
nell'attesa della nostra sera.
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