Senza fine la mia tastiera in note
I
notte notte ah, notte
spianata da nastri neri di seta
scritta al freddo con gomene di vela illusa
abbandonata nel piano logorìo della marea
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del resto che cosa si può dire della Verità senza mentire?
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e ancora naviga quella puttana
naviga un buco nero la luna raggiunta dall'autunno
lungo il fiume dove cantano le rane d'oro e i gamberi di fiume;
il kayik dalle vele quadrangolari rosse gela il tempo
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Calze autoreggenti a lutto
Calma di luna nella notte stellata busserà al balcone:
-le aprirà una fata?-
non so
perchè tanto mi ci cascano gli occhi lì accanto quando il dolore
attraversa il fianco, è una lama uncinata
e si fa paranoico il bisbiglio sminuzzato in pianto
trascritto umido sulle labbra
i tuoi abissi risalgo dove scivolai cadendo in rivoli astratti,
ci si spengono le stelle senza neanche una virgola di sussulto
a ingoiarsi quelle parole indossate a pariglia:
calze autoreggenti a lutto tirate su di nascosto.
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Cado, ma tanto non c'è fondo
Quando nel letto il sapore del nulla è acido
e le ringhiere fatte a morsi con gli scarabocchi
scesi sulle palpebre nell’aspettare l’asciugarsi di pieghe amare,
in perpendicolare perfetta mi sentivo cadere
-ma tanto non c’è fondo-
allora pensavo: risalire
-polmoni ghirlande secche, occhi a sonaglio-
paragrafi aperti alla vita
il non senso arruffato sulle punte delle scarpe di clown bagnato
nello svegliarsi col mare addosso
pensare a quell’accavallarsi d’onde, e a quella strana poltiglia
di stelle spente
senza neanche una virgola bella in emersione pigra
poi su per le scale di levante
riprendermi tutto quello che mi appartiene
scendere nel garage
andare al lavoro
e la notte della perpendicolare perfetta
a restare sospesa
in attesa
forse.
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