AnonimoRosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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blog di greamer

a ripensare a quell'ora del giorno

....a ripensare a quell'ora del giorno che si arrossa
il sentiero che scivola via nella campagna, la luce calda  sulle spighe abbandonate e il silenzio incrinato dall'inseguirsi dei calabroni. correre, correre, correre verso il mare della sera, il mare senza gente e senza ferite, il mare degli amori. le onde che arrivano irriverenti perchè non più oltraggiate dai motori. le onde che non si fermano mai. quella grande acqua che possiede l'irruenza e la calma allo stesso tempo. la sua potenza.
si, ora so che posso chiamarla così, potenza. forza. un abbraccio immenso che mi scivola intorno, mi cinge e mi lascia e mi riporta a te come fossi sabbia. piccola, leggera, poca e tanta, senza peso e senza rifiuto. lo posso fare, lasciarmi andare...
 io sottile, io fine, io leggera, io sciolta fino ad evaporare e diventare mare. le ombre della sera si allungano come noi in marea. senza gente e senza mondo che ci chieda, che ci trattenga, che ci faccia essere meno di ciò che siamo e di più di ciò che vogliamo. noi acqua, sabbia, grandi e piccoli, fini e immensi, irraggiungibili nel mare della sera.....

gli occhi del gatto

era uno di quei momenti indefinibili in cui tutto sembra non avere alcuna importanza, alcuna presenza, alcuna durata se non quella fermata nell'attimo stesso. mentre la musica andava allargandosi nello spazio, posandosi sulle cose senza che io potessi guidarla o toccarla..gli occhi del gatto si guardavano in giro.forse lui poteva "vederla" al contrario di me.
la luce era quasi scomparsa. il giorno quasi finito. tutto sfumava di freddo. e dietro le tende sagome scure. era inverno.
un inverno che si spegneva intorno, che sfumava nella sera. solo qualche faro di automobile, indistinto, lontano. ancora gli occhi del gatto  guardavano in giro. forse vedevano qualcosa che io non potevo vedere. forse le mie parole. quelle che dovevo ancora scrivere. quelle che magari non avrei scritto. mancava poco alla luna. ma non so che cosa mancasse. perchè io mi sentivo piena.
era uno di quei momenti in cui sembra fermarsi tutto. e tutto dentro di te. era inverno.
inverno che non parlava. che non si muoveva. che stava...gli occhi del gatto guardavano in giro. forse intuiva che il mio pensiero si stava staccando. sarebbe volato. si sarebbe alzato scrivendo.
non sapevo cosa stessi scrivendo. le parole erano battute sui tasti prima che le leggessi. facevo fatica a mettere i punti, le virgole, gli spazi....avrei potuto andare avanti, una parola attaccata all'altra, senza fermarmi, senza fermarmi...
e so che se l'avessi fatto avrei scritto le cose più belle che mai avrei potuto scrivere. se solo non mi fossi fermata di nuovo a pensare. a voler capire l'inverno.
la sera sfumava di scuro. le case sfumavano nelbuio. dietro le tende sagome notturne.
gli occhi del gatto si chiudevano piano. forse voleva dormire. forse voleva sognare. sognare le cose che noi non sogniamo.che  non possiamo sognare.

pallida prima dell'alba

pallida prima dell'alba
un'incauta farfalla
trema
le sue polveri mi svegliano
e i poeti si litigano i miei sogni
sulla strada
 

in questo giorno

 in questo giorno di radure bianche
 nel fumo degli elfi ti vedo partire
 
il gatto sente il tuo vuoto farsi certo
e mi mostra il suo muso migliore
 
non posso fare a meno di te
ma è  lui che torna a leccare le mie parole
 
 

quando

quando  la tua schiena
mi attende
 mi affido
al silenzio delle mani
e ti guido all'oriente dei
pensieri
 

un rumore di viola

 
stai contro l'orizzonte
rubi cielo  al tramonto che
affonda
ne fai profilo e frontiera
tutto in un rumore di viola
 

non ci sono gocce..

non ci sono gocce di pioggia
in questa stanza
 tutto il cielo delle nostre vite
è sopra di noi
piangere sui campi freddi
e senza parole
non serve
corrimi incontro in questo
raggio di luce
 e fammi godere di te
a volte basta guardare fuori
verso quell'albero storto
per pensare che non sarà sempre
inverno
perchè lui deve aver più voglia di ridere
di noi?

avrei voluto...

avrei voluto  che il giorno ti scivolasse via senza lasciarti tracce né di  rosso né di arancio, avrei voluto che la tua ombra prendesse  il sopravvento sulla sera e la facesse    a pezzi con il silenzio,  ho immaginato come sarebbe stato il gelo guardandoti gli occhi sempre più lontani e come si sarebbe  perso il tuo odore nelle raffiche di vento della notte. avrei voluto sicuramente strapparti dai miei gesti, dalle mie urla, cancellandoti dai punti prediletti della mente e della carne, avrei voluto farti   sparire dalla mia  pelle, sparire dai giochi delle mie parole, sparire dalle carezze  e dal pianto.

 

Soprattutto  avrei voluto che tutto questo si fosse consumato in un istante,che  non ci fossero state troppe attese, troppe pause e  sentire il tuo distacco come un lampo, come un tuono, come uno scoppio lacerante, ma definitivo. Senza arroganti orgogli, senza odiosi rimpianti, senza accuse o difese, vane   entrambe sul fronte di questa guerra  …avrei voluto perderti subito senza nessun tempo ostile, offuscato, ottuso, perderti con la sensazione di non averti mai avuto. così, facile! .. facilmente…senza percepire nulla di tutto quanto il dolore racchiuda e rilasci, ma ciò è impossibile .Impossibile  perché l’anima si muove in una ruota di sentimenti, si avvita e si stringe, si espande e si affida a questo  vortice. e il vortice ti assale, ti smembra, ti svuota, ti ottunde e ti porta e ti  riporta al centro esatto dell’emozione…. Leggi tutto »

per essere

per essere
le sue parole
così dolci
e buone
pur non avendo fame
avida
ho mangiato

non somigliavi più

avendo ritrovato i giorni del freddo 
le parole si sono fermate nei cristalli
di questo mattino di addìi.
in un abbraccio di lana  il desiderio di rompere il cielo
e farne una vendetta per due amanti senza destino.
ti ho visto sparire nell'avorio delle nubi
e non somigliavi più all'amore.

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