blog di giuseppe diodati

Ha occhi grandi manuela

ed uno scialle di pizzo sulle spalle

raccoglie more

anche dove le more

Facce contadine
scolpite
colorare di tiglio e maggese
facce contadine
dipinte sui vetri di un treno.

E scorre la donna

Dimenticò la voglia di vivere
sulla carrozza del treno
la dimenticò mentre era diretto a Torino.

Sembrava un aereo
con quelle voci altisonanti

Il vento
questo vento
questo vento che ti spacca
ti spoglia
ti tracima
come fiume a sponde.

Il vento
questo vento

E la pioggia
lasciava salire gli odori
dalla strada
e i contandini
portavono collane
alle donne
della fattoria.

Lo trovi a Ponte Vecchio
o a Piazza di Spagna
russa la notte a Piazza Salotte
e beve vino cotto
a Piazza delle Erbe.

Ha barba incolta

Lavora il ferro ed il rame
lo zingaro di Toledo
e come lo lavora lui
nessuno al mondo.

E sono spade
e sono pugnali
di lame affilate

L'Aquila ha spento tutte le luci
i pagliacci sono andati via
i calcinacci, tumuli funebri
del circo mediatico.

Vuota la strada
occhi di case divelte
tetti squarciati
silenzi di morte
nella città
dimenticata.

Sono andati via
ora solo polvere
il pianto si è trasformato in noia
e non vale la pena
di parlare ancora di loro.

I morti non votano
non parlano
i morti
sono solo morti.

L'ultimo gatto nero
sale sulle pietre accanto
alla chiesa
e piscia per marcare il suo territorio
ora è suo
solo suo
ora che gli ultimi
sono andati via.