blog di Giovanni Perri

tra le diciotto e le venti morirò
due ore di lividi lunari
la notte proverò un fastidio
vi vedrò maschere d'acqua

poche cose, dicevo, vorrei regalarti, amore, 
poche, che non esistono da sole e se le guardi, un poco, e se le cerchi, 

spiegami come si dice il tempo
dimmelo piano in un orecchio
come scompare un corpo di parole dalle mani

considerate una mano

Io sono una mosca:
il suo occhio catrame impazzito
che gira e rigira il lampadario

ricamo spirali a questa noia

la mia stazione è un dove_alquanto aperto ed incognito
condotto d'acqua e di parole_ed è un quando ed è un perché ad altissima quota 

avrei un tavolino pieno di concetti 
e di poesie giocattolo per farvi divertire
un piede per darvi direzioni 
e una parola per difendervi dalle paure

Uno che attende l’altro. Da sempre. 
Con l’occhio angolato sui gatti che non sanno niente
come se fosse un rubare o un rovistare o un nascondere.

faccio che ti somiglio 
che ti comprendo 
che ti consumo faccio 
che ti ritaglio 
in giorni e ore da un treno all'altro 

uno che legge i poeti
che li dimentica sul comodino aspettando qualcosa che non viene