blog di Franco Pucci

Come il tuono -orfano del lampo -
che precede il suo cieco furore
come il suo brontolio che rincorre
bestemmiando il suo corifeo.
 
Inevitabile

Ho pensieri -emozioni- liquide parole
inafferrabili gocce di etere indisponenti
che inseguo inutilmente -scompaiono-
battiti asincroni del mio cuore stonato.

E tornerò a contare le stelle con l’abaco nella vena
anche se i buchi nel soffitto celassero ai miei occhi
puntini colorati, led elettronici, bit e numeri binari

Quella bambola di pezza fradicia
-disarticolata pendeva dal becco-
e lo sguardo obliquo del pennuto
mentiva le orbite orfane di occhi.
 

Se davvero sono un guerriero come tu dici
scenderò in campo, ma tu dammi l’indirizzo
dove poter comprare una nuova corazza,

Non fosse per la matita smozzicata
che ormai ha la mina impertinente
e le lettere paiono aironi azzoppati
che fanno nido sui bordi del foglio.
 

Quando mi hai trovato
ero un ispido porcospino
dagli aculei bianco/marroni.
Erano soldati di uno Shangai
conficcati testa all’insù

Giovedì. Senti come crocchia il mercato.
Una teoria di grigie beghine -compunte-
tra rosari di plastica e crocefissi di legno

Custode dell’argento che incanta la luna
ha una piuma a mo’ di timone pel vento
è verde come la giubba ma orbo delle ali.

Nonostante un cielo d’acciaio
cerco le mie tracce sulla rena
so che la risacca non perdona
ma il cuore insegue le gambe.