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blog di Franco Pucci

una allegra tristezza

non è vero che racconto tristezza
sapeste come rido sguaiato
dentro di me, eppure lo pensate

non si vede, perché sto mentendo
ma rido, credetemi, sono allegro
sorrido e inghiotto lacrime amare

così con gli occhi velati io scrivo
di me, di una allegra tristezza
che mi fa ridere a furia di piangere

 

le mani di Mary

 

Mary aveva mani piccolissime, come una bambina. D’altronde anche Mary era piccola, col suo metro e mezzo di altezza l’avresti scambiata facilmente per una dodicenne. Solo un seno decisamente fuori proporzione tradiva il suo esser donna. Capelli nero corvino incorniciavano un viso dall’espressione perennemente seria, severa, sottolineata da labbra rosso acceso naturale. Gli occhi neri, profondi ti agganciavano al primo sguardo per non mollarti più. Si lamentava spesso del suo essere piccola, tascabile, ma era orgogliosissima delle sue mani. Possedevano un’abilità rara, sapevano adeguarsi velocemente a qualsiasi attività manuale lei decidesse intraprendere, erano la sua vera e unica fortuna. Era nata in un paesino sperduto della Lucania, Rabatana di Tursi, abbarbicato su una collina rocciosa e mezzo diroccato. Paese fantasma, quasi disabitato che tra le bellezze naturali e le rarità architettoniche nascondeva la ferita profonda di quelle terre: la povertà e molto spesso l’ignoranza, sua figlia prediletta. Non fatevi ingannare dal nome decisamente “yankee” della nostra eroina, l’aveva chiamata così sua madre in memoria di un soldato americano conosciuto alla fine dell’ultima guerra, chissà come sperdutosi tra quelle rocce aspre e meravigliose che circondano Matera. Leggi tutto »

chi ha ucciso Calimero?

L’aria nella stanza si era fatta pesante. L’imbarazzo e la consapevolezza di averla combinata grossa avevano creato una coltre così spessa che potevi tagliarla a fette. L’Art Director e il Copywriter si erano dati alla latitanza occultandosi nello sgabuzzino che ospitava la macchina distributrice di atroci merendine e pessimo caffè. Gli assistenti girellavano tra i tavoli fingendo impegni improvvisi ed improcrastinabili, uno si era addirittura affettato un’unghia con il bisturi mentre stava tagliando carte colorate. Era trasalito alla domanda che il Direttore Creativo aveva posto: Chi ha ucciso Calimero? Leggi tutto »

a mani nude

Guardati.
Non girare la testa dall’altra parte.

Guardati.
Non hai ancora finito.

E’ duro scavare a mani nude 
nella discarica dell’anima.

E’ uno sporco lavoro.
Ma va fatto.

Le unghie rotte, arriverai infine.
Potrai finalmente guardarti.

Nudo.
 

l'ultima farsa

un palcoscenico è tutto ciò che io chiedo
un assito che sostenga la mia faccia tosta
per recitare una parte in cui neppure credo
e declamare verità aggiustate a bella posta

istrione, forse guitto, senz’altro una comparsa
mentre il sipario cala e il pubblico perplesso
si chiede chi mai fosse il re di questa farsa
che interpreta la vita cercandone il successo

ahimè non c’é speranza, il tempo ha inghiottito
l’ultima parvenza in me di arte declamatoria
e il pubblico che per anni spesso ho divertito
la sala ha abbandonato cercando un’altra storia
 

Squarci di luce improvvisi

ho lacerato il bianco sudario che ricopre la mia mente
mille lampi rosso arancio lo attraversano improvvisi
come fiotti di sangue che impetuosi sgorgano dalle ferite

l’anima in rivolta è tornata nuovamente a nascondersi
altro tempo scorrerà prima che riesca a ritrovare
quel filo di Arianna che il cuore  le aveva regalato

nel labirinto della ragione mi sono aggirato cercandola 
giù nel profondo nascosta lei sorride ironicamente
perfida vincitrice ogni volta di una disputa infinita Leggi tutto »

Tasche vuote

Ho rovesciato la mia vita come si fa quando si vuotano le tasche, non c’è rimasto niente. Quello che avevo da spendere l’ho speso. Niente rimorsi. Ho vissuto pienamente, intensamente. Ora che le rughe sono come grinze di un vestito passato di taglia, nelle tasche vuote ritrovo solo le briciole dei ricordi che non vogliono morire soffocati. Le ho buttate. Ho visto volteggiare dei corvi. Presto dei ricordi non rimarranno neanche le briciole. Meno male, ho fame di nuovo. Di vita.

la sottoveste rossa

neanche adesso che son trascorsi anni
non capisco il tuo pudore, i tuoi affanni
nel mostrarti nuda al mio cospetto
e nasconderti ancora al mio diletto

non ha  senso, oramai averla indosso
quella seta frusciante color rosso
che ricopre il tuo corpo trasformato
dai dolori e dai figli che mi hai dato

non è questo il nodo che ci unisce
il nostro amore le offese non patisce
il tempo avverso non ci ha risparmiato
l’amore non ha corpo, anche se ingiuriato Leggi tutto »

lacrime

come acqua
acqua che calma si racconta
nel tranquillo veleggiare dei miei pensieri
verso approdi lontani indistinti seppure sereni
o scorre impetuosa mentre riaffiorano pezzi di vita
dalle buie gore del mulino a vento della mia anima

vivo questa stagione con gli occhi rivolti al passato
guardando il futuro ignoto e mi specchio tuttavia
nella tranquillità cristallina del tuo sguardo
che materno ha soddisfatto la mia sete
e pulito il mio cuore bambino
mentre piango
 

stasera non volo

ma stasera no, non voglio volare
i tetti della città a me sconosciuta
li ho visti e rivisti nelle notti passare
mano per mano con te anima muta

chiunque tu sia non ha importanza
mi attendi ogni notte nel buio profondo
del sonno che arriva nella mia stanza
e mi trascini decisa in un altro mondo Leggi tutto »

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