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blog di Franco Pucci

Scherzetto o dolcetto?

sospeso nel buio soffice e soffocante
pupille dilatate per lo sforzo immane
la ricerca della luce provoca dolore
affogo lentamente nella nera bambagia

chiarore traballante come lume di candela
proietta sul muro ombre inquietanti
la nenia stridente giunge agli orecchi
l’acre odore di zolfo affoga le narici

il sabba è iniziato io ballo nonostante
la nenia mi prende, mi ammalia, mi strega
Halloween è tornato e per una notte
gli incubi e le streghe saranno padroni

non ho la forza di sottrarmi al gioco
neanche la voglia, ad essere onesti
dimentico di tutto il buio mi inghiotte
torno bambino, “scherzetto o dolcetto”?
 

Ruggine

Cerchi concentrici di acqua circondavano il ruggine di una foglia di platano che ribelle aveva deciso di posarsi sull’acqua. Le sue sorelle in disparte occhieggiavano con i loro verdi sottobosco e le loro sfumature di ocra e giallo d’autunno inoltrato. Solo lei spiccava per quel suo inconfondibile colore.  Affascinato ho seguito con lo sguardo il lento roteare della foglia che piano veniva inghiottita dall’acqua. Mi sono svegliato madido di sudore. Sul bianco candido del cuscino accanto a me spiccava una macchia a forma di foglia. Color ruggine.

L'inquilino della porta accanto

Non ho mai conosciuto chi fosse l’inquilino della porta accanto e, francamente, non mi ha mai interessato saperlo, finché un giorno non sono inciampato in un paio d’ali
lasciate davanti al suo uscio e gli occhi mi sono cascati sulla targhetta della porta chiusa.
Una targhetta molto discreta, classica, in ottone satinato, c’era inciso:  Anima.
In punta di piedi sono rientrato a casa ed ho lasciato aperta la porta del cuore.
 

Amore in scadenza

 

non pensare che io abbia finito
avrei ancora molte cose da dirti,
se mi fermo l’amore è tradito
ma potrebbe perfino piacerti

l’etichetta che indosso ti avvisa
la scadenza è passata da un pezzo
hai sbagliato nel fare la spesa
comperando l’amore a quel prezzo

ora basta compianger se stesso
se tu vuoi posso ancora provare
e l’amore che hai buttato nel cesso
pur scaduto saprà farti volare

(immagine da web)

Insieme, finalmente

 

abbiamo fatto lo stesso cammino
percorrendo tante strade diverse
ci siamo incontrati che era mattino
due disperati, due anime perse

occhi bassi come cane bastonato
unghie rotte han scavato il profondo
ti ho rivisto e il cuore si è fermato
ti avevo perso, vecchio vagabondo

ti ho indossato, vestito mai smesso
ma la taglia mi andava un po’ stretta
poco importa, ho ritrovato me stesso
per il mondo la sembianza è perfetta

 

C'é tempo?

Forse sono ancora in tempo
la panchina sul molo mi attende,
ritorno indietro con gli anni
e mi rivedo, in attesa di me stesso.

Ora che non aspetto più nessuno,
posso sedermi e guardare il mare
forse sono ancora in tempo
forse…ma è passato tanto tempo.

Cercando la luce ritorno al buio

occhi come fessure feriti dal tramonto del sole
fissi, vitrei, non si distolgono da un punto lontano
la luce rossastra traversa lo sguardo del vecchio
una ruga improvvisa appare sul volto di pietra

la mano fugace sulla gota raccoglie una lacrima
lingua di fuoco la goccia ha lasciato il suo segno
respiro la brezza che s’alza dal mare e finalmente
distolgo lo sguardo dal nulla, mi specchio nell’acqua

la, in quel punto lontano dove il sole va a morire
i miei occhi hanno cercato invano un approdo sicuro
inutilmente si sono feriti al bagliore della vivida luce
insaziabili e dimentichi alfine della certezza vicina

ora che anche il tramonto ha il colore della notte
non ha più senso cercare la luce all’orizzonte
l’anima è ancorata all’approdo ormai raggiunto
il buio è ritornato, dentro di me è tutto più chiaro
 

Di nuovo, a fatica

un lampo, uno squarcio improvviso illumina
una ferita bianca tra due pareti grigio plumbeo
dita imprecise e febbrili insistono sui tasti
generano neri simboli anelanti di incasellarsi

faticosamente evitano gocce rosso sangue
che improvvise cadendo feriscono il bianco
rotolando svelti vanno a comporre parole
ordinatamente come tanti piccoli soldatini

parole che inghiottite da un’anima vorace
scivolano atterrite verso il fondo dell’oblio
si aggrappano feline, con le unghie feriscono
un cuore d’ebano nero che di rosso si colora

di nuovo, a fatica
 

Stupore

se ancora sei in grado di leggere
lo stupore negli occhi di un bambino,
mentre gli mostri un fiore di campo,
e gli racconti la favola della natura,

se ancora hai dentro di te la voglia
di combattere perché duri quel sorriso
e crescendo lui lo possa raccontare
e leggerlo nello stupore di altri bambini
 
se farai in modo che la delusione
non alberghi mai nel suo cuore intatto
vincendo la battaglia contro la stupidità
degli uomini e dei loro governanti
 
avrai capito la morale della favola:
con i se e con i ma uccidi lo stupore

 

Una notte, lassù...

un bagliore rosso nel nero della notte
ha salutato un incontro amoroso
due stelle innamorate si sono strette
in un fantastico abbraccio luminoso

la luna compiacente sorrideva
al nascere di quell’amore sì radioso
e una polvere di stelle ora pioveva
dal cielo sul mio letto sonnacchioso

costretto dagli eventi alzai lo sguardo
la luce mi stregò, dimenticai il sonno
ed il mio cuore stanco ora gagliardo
del ritmo dell’amor scordò l’affanno

 

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