Era di Marzo
Era in una giornata come questa
dove la canizie del tempo morente
gelava anche gli ultimi sguardi
e la tramontana come scorpione
avvelenava le attese di tempi migliori.
Labbra serrate trattenevano a stento
parole affilate come sicari in attesa
di guadagnare la mercede promessa.
L’addio fu facile, ne bastarono poche
le altre si sciolsero al primo sole.
Rimasi lì, statua di ghiaccio e sale
la pelle bluastra a contemplare il delitto
mentre un ultimo refolo spezzava
con una eco di suono metallico
stalattiti cristalline appese alle mie ciglia.
Era di marzo.
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Se io fossi...
…e se io fossi una bolla d’aria
vorrei nasconderti tra le parole
per ritrovarti in un attimo quando ti bacio
…e se io fossi la parola che ti sta accanto
ti cullerei fino al dolce approdo
per svanire poi nell’incanto dell’emozione
…e se io fossi te mi ameresti così come sono
non svaniresti nell’aria con le parole vuote
e resteresti con me anche dopo l’amore
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Mi manchi
dedicata a mia madre
mi manca il tuo sguardo
a volte un po’ severo
che dolce mascherava
il tuo umore nero
mi manca la tua voce
distrutta ormai dagli anni
di troppo fumo usato
per non provare affanni
mi manca la tua mano
passata tra i capelli
la tua benedizione,
per i miei giorni belli
mi manca il tuo silenzio
la tua discrezione
il tuo pudore innato
copriva ogni emozione
mi manca ancora adesso
il tempo del perdono
mentre mi crescevi
e non diventavo uomo
mi manca l’espressione
mutata all’improvviso
per sciogliere il mio errore
aprendoti al sorriso
ora che invecchiando
man mano ti somiglio
mi manca da morire
quel tuo chiamarmi figlio
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Il mio nemico
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Tsunami
oggi ho sentito una fitta al cuore,
una sensazione precisa di distruzione
acqua alla gola ho visto pavimenti ballare Leggi tutto »
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Cioccolatino rancido
Lenzuola stazzonate, accartocciate come l’involucro di un cioccolatino avuto in dono e divorato in tutta fretta, con ingordigia, forse presagendo l’ultimo sapore conosciuto di te, dopo stanotte. Ho percorso il tuo corpo e l’ho assaporato in ogni sua piega ricavandone doni e omaggi a volte attesi a volte rubati. Ora che sei andata via, mentre nella bocca mi rimane un retrogusto amaro di cioccolato rancido, apro la finestra e stendo lenzuola al sole.
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Gerico
le tue parole hanno sgretolato
il mio muro di indifferenza
cattiverie corrosive come acido
pisciato contro l’intonaco
hanno impietose messo a nudo
la mia barriera di calce e sassi
ora sto spazzando le briciole
del mio superego sconfitto
e soffro, finalmente soffro
libero da artefatta corazza
mentre il mucchietto di sassi
affoga in un mare di lacrime
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Aria, soffoco
ho bisogno di azzurro, aria pura, di ossigeno
in un tempo dedito a mille mistificazioni
che spalma tutto e tutti come marmellata insulsa,
annaspo cercando di salvare la mia identità
non voglio assomigliare a niente e nessuno,
non voglio vivere in eterno in una camera iperbarica
nonostante il peso opprimente dei molti lustri
troverò la forza per riemergere dal guano
con la testa libera, sgombra da coercizioni
annuserò l’azzurro del cielo e respirerò aria pulita
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Torno subito.
Leggendo ti ho atteso invano
così come uno stolto
son morto col libro in mano.
era ieri
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