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blog di Franco Pucci

Era di Marzo

Era in una giornata come questa
dove la canizie del tempo morente
gelava anche gli ultimi sguardi
e la tramontana come scorpione
avvelenava le attese di tempi migliori.

Labbra serrate trattenevano a stento
parole affilate come sicari in attesa
di guadagnare la mercede promessa.
L’addio fu facile, ne bastarono poche
le altre si sciolsero al primo sole.

Rimasi lì, statua di ghiaccio e sale
la pelle bluastra a contemplare il delitto
mentre un ultimo refolo spezzava
con una eco di suono metallico
stalattiti cristalline appese alle mie ciglia.

Era di marzo.
 

Se io fossi...

…e se io fossi una bolla d’aria
vorrei nasconderti tra le parole
per ritrovarti in un attimo quando ti bacio

…e se io fossi la parola che ti sta accanto
ti cullerei fino al dolce approdo
per svanire poi nell’incanto dell’emozione

…e se io fossi te mi ameresti così come sono
non svaniresti nell’aria con le parole vuote
e resteresti con me anche dopo l’amore
 

Mi manchi

dedicata a mia madre

mi manca il tuo sguardo
a volte un po’ severo
che dolce mascherava
il tuo umore nero

mi manca la tua voce
distrutta ormai dagli anni
di troppo fumo usato
per non provare affanni

mi manca la tua mano
passata tra i capelli
la tua benedizione,
per i miei giorni belli

mi manca il tuo silenzio
la tua discrezione
il tuo pudore innato
copriva ogni emozione

mi manca ancora adesso
il tempo del perdono
mentre mi crescevi
e non diventavo uomo

mi manca l’espressione
mutata all’improvviso
per sciogliere il mio errore
aprendoti al sorriso

ora che invecchiando
man mano ti somiglio
mi manca da morire
quel tuo chiamarmi figlio

Lacrime

come acqua
acqua che calma si racconta
nel tranquillo veleggiare dei miei pensieri

Il mio nemico

L’acqua del fiume scorreva lenta attorcigliandosi in pigri mulinelli, seduto sulla sponda, lo sguardo fisso al niente, attendevo un evento che desse senso alla vita sino allora vissuta. Solo lo sciabordio del fiume teneva desti i miei sensi. Non so quanto tempo ho trascorso così, sulla riva di quel fiume. I mulinelli inghiottivano i cadaveri dei miei anni ormai consunti ed erosi ma attendevo, sicuro che il nemico di lì a poco sarebbe passato. Lo vidi arrivare, finalmente, e lo seguii con lo sguardo: ero io. Soddisfatto lasciai la riva di quel fiume e me ne andai. Ora, seduto sulla sponda di un altro fiume attendo che passi il cadavere dell’ultimo nemico: il tempo.  Ma forse è già passato e non me ne sono accorto.

Tsunami

oggi ho sentito una fitta al cuore,
una sensazione precisa di distruzione
acqua alla gola ho visto pavimenti ballare Leggi tutto »

Cioccolatino rancido

Lenzuola stazzonate, accartocciate come l’involucro di un cioccolatino avuto in dono e divorato in tutta fretta, con ingordigia, forse presagendo l’ultimo sapore conosciuto di te, dopo stanotte. Ho percorso il tuo corpo e l’ho assaporato in ogni sua piega ricavandone doni e omaggi a volte attesi a volte rubati. Ora che sei andata via, mentre nella bocca mi rimane un retrogusto amaro di cioccolato rancido, apro la finestra e stendo lenzuola al sole.

 

Gerico

le tue parole hanno sgretolato
il mio muro di indifferenza
cattiverie corrosive come acido
pisciato contro l’intonaco
hanno  impietose messo a nudo
la mia barriera di calce e sassi

ora sto spazzando le briciole
del mio superego sconfitto
e soffro, finalmente soffro
libero da artefatta corazza
mentre il mucchietto di sassi
affoga in un mare di lacrime
 

Aria, soffoco

ho bisogno di azzurro, aria pura, di ossigeno
in un tempo dedito a mille mistificazioni
che spalma tutto e tutti come marmellata insulsa,
annaspo cercando di salvare la mia identità

non voglio assomigliare a niente e nessuno,
non voglio vivere in eterno in una camera iperbarica
nonostante il peso opprimente dei molti lustri
troverò la forza per riemergere dal guano

con la testa libera, sgombra da coercizioni
annuserò l’azzurro del cielo e respirerò aria pulita
 

Torno subito.

Leggendo ti ho atteso invano
così come uno stolto
son morto col libro in mano.

era ieri

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