blog di Ezio Falcomer

Ho il cuore mangiato
d’addii e distanze,
da silenzi di roccia.
Ho lo stomaco percorso
da strie di attimi.
Silenzioso fondale d’attinia,

Cerco la tua chiara rosa
al fondo della valle
scarlatta.
T'innalza al vento
marea di freddezza.
Cerco la tua amara bocca,
Afflato ne esonda,

Da vecchio
è un trombare pallido e assorto.
Se ne vanno i coriandoli
per vicoli inauditi,
i ricordi e le rabbie.

Seppellisco l'ascia di questa vita,
espulgo i sintomi
della mareggiata tumida,
i ghiacciati bruciori della lotta.
Appassisco i lacci del furore,

Nelle spore del sogno
vedo glicini colare, eiaculare
la mia pazzia in pollini.
Vedo ebetudini calpestare il vuoto,
mattonella su mattonella,

Ma che abbreviazione usano i tifosi del Knattspyrnufélag Reykjavíkur?

 

Caprone esausto,
porno-bildung e un retrogusto di Woodstock,
sette lustri di nicotina,
danza macabra con Jung,
celtibera cerbiatta da vezzeggiare

Sordo dondolio di enigmi,
putrefatti sintagmi
sfrittellano sotto i regni endocrini
della carta.
Un mondo pullulante di schiumosità perlacee,

Il tempo sdrucisce le attese;
fortifica,
facendoti perdere tutto.
Maschere al macero, e le menzogne.
Il cuore naufraga nell'ombra