Eri
Eri vetro e ti sei incrinata
Eri fumo e ti sei dissolta
Eri pianto e ti sei asciugata
Ora sei amore. Solo così vivi.
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Dialogo
Tu sai cosa sono
Sono un nulla
eppure esisto
Nella stragrande
maggioranza dei casi
tu, verme,
sei il mio uomo.
Per il resto,
niente.
Tu vuoi
io voglio
ma tu vuoi quello
che voglio io?
E piango
Una porta si chiude.
Un altro giorno è passato
ma il nostro sempre è sempre.
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L'ultima chance
T'incontro oggi dopo una vita intera
e sei il vento che graffia con la sabbia,
le nubi che s'aggrumano nel cielo,
bagliori vivi sulla via del sole,
i fiori spampanati nel giardino,
l'odore vecchio dei fogli nel baule.
Sei ancora il giocattolo difettoso
che abbandonai quel giorno sul divano,
il mio buffone, il primo vero amore,
l'ultima chance, la me stessa vera.
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Triste una bambina
Una figurina esile, dolce
pallida, delicata,
una voce
bambina
unica nota vivace
in lei
labbra esangui,
enormi
sguardi azzurri.
Una preziosità
impalpabile
di madreperla
le aleggia intorno al viso.
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Sguardi di seta e sabbia
Ho trovato sulla scia di frammenti
di passato sguardi come frazioni
di tempo colorate, comete
scintillanti, fragori silenziosi
di verdi primavere odorose
di rugiada che copre i sassi freddi
dell'inverno. Lungo il cammino là,
dove nuvole e ombre si contendono
le striature rosse del tramonto
quando a poco a poco si prepara
tenace a divenire luminosa
notte, ho raccolto lo sguardo gettato
dal sadismo dell'indifferenza
a trapassare involontario opaco
il malessere della distruzione
senza promesse di rinascita.
Con il dolore incollato addosso
come un manifesto da strappare
al muro sgretolato dell'età
ho stretto saldi sguardi d'amore
e costruito ricordi soffici
da accarezzare, gatti sornioni,
sulle ginocchia stanche con l'onda
lunga che lascia il senso delle cose.
Così, tra sguardi di seta e sabbia,
slitto attraverso i giorni guardando
una luminescente via sottile.
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Frutti imprevisti
Alle sette in punto di un martedì la sveglia suona, come tutte le altre mattine.
“Taci, pettegola! Ho capito. Ho capito. Mi alzo subito” bofonchia Lia, ma non si muove. Poltrisce un altro po’ sotto le coperte, infine si arrende: sbadigliando, sbuffando e sospirando, mette giù una gamba, poi, con calma, l’altra.
Si lava in fretta, si veste, fa colazione ed è pronta per uscire; una guardatina alla cartella, un bacio alla mamma, uno al babbo e si precipita fuori.
Sono già le otto, se non si sbriga, farà tardi e rischierà, di nuovo, di essere rimandata a casa, accompagnata da Ottorina, la bidella.
Fa freddo: si abbottona l’impermeabile e sta meglio.
Dai portoni delle case di mattoni rossi escono persone d’ogni età, per recarsi chissà dove. A sinistra, invece, gente malvestita staziona davanti alle baracche di lamiera.
Tira avanti e allunga il passo; fino a lì una lumaca la batterebbe.
Prima del viale del Risorgimento c’è un alberello ogni dieci passi.
“Devono essere giovani questi pini, tanto sono bassi e sottili.” Osserva fra sé: “Le loro fronde agitate dal vento di mare mi accarezzano il viso come fruste.”
Fra due enormi palazzi identici appaiono i primi passanti, che chiacchierano animatamente, gesticolando. Leggi tutto »
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Il momento delle 6.26
Non temere.
Non è successo niente
tranne che
nei corridoi del tempo
si fanno avanti passi di vetro.
Contro le pareti sbattono urla
cieche.
Solo,
forza la serratura
l'ombra segreta intima del sogno.
Rimane poi l'eroe di cartapesta
del giorno dopo giorno.
Nel buio in fine
la traccia iridescente d'un volto
soprattutto se l'hai dimenticato.
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La dimensione di Gabriele (o dell'infanzia)
by web
Tu credi di aver dimenticato
il treno di quella prima volta
quando quel giorno strano il ticchettio
non arrivava mai al giro giusto.
Lo troverai all'ultima stazione
nel posto delle sabbie mobili
nel Sahara di quei lucidi specchi
dove le immagini riflettono
una maglia sudicia di gelato
e torte di fango intrise di sole
quando bastava rubare per ore
i piselli nel campo del Sordo
e imbottirne la bocca perché il giorno
affondasse nel pozzo della luna.
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Il freddo intenso della sera
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Atto unico - Dramma universale
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