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blog di Bruno Amore

L'amore...ah!...l'amore.

che sia quella cosa
improvvisamente nota
che accelera il battito senza posa?
fa tremar le mani arrossa gote
quella strana emozione
che la testa ruota, tutto scuote?
specie la prima volta è un'iniezione
che vuoi fare continuamente e
la gioia ti scoppia come un'eruzione.

Limerick :-)

quando lo trovo tanto vero sfizio
non m'importa quale sia l'orifizio
che attratto ognor mi sento
sia la pioggia o sia il vento
e reggo il mento appoggiandovi l'ozio.
 
 

Leggere il domani.

 
Sono legato di ferro all'infanzia
alla pubertà come ultima ratio
quasi che nulla dopo sia valso
ed è vero che mai più ho fatto
sogni tanto grandi, sperato
cavalcare stalloni neri e bianchi
galoppare alla pugna tra lame
lucenti acuminate, bombarde
come tuoni e lampi d'estate.
Forse perché temetti guardare
quell'uomo nel retro della vita
seduto su una bitta al molo vecchio
scacciandovi pigri gabbiani della sera
contare le grinze delle mani
e leggervi, sorridendo
cose del tempo passato.

Ci sono stato...

Ci sono stato laggiù
dieci anni o dieci secoli
non ricordo
il buio mi usciva dagli occhi
l'otalgia dalla bocca
e appassionatamente amavo
cullare il pensiero della tenebra
godendomela femmina
sensuale finale, come fosse
la prima e l'ultima volta
che potessi vivere.

Limerick "OO"

 
contento davvero io appena fatto
giù disceso nel water ratto ratto
è lungo digerire
un pasticcio da dire
alfine son libero, mentecatto.
 
 
 

La nave dei sogni

 
Decisa inesperta la presa
stride il coltello spacca la canna
due stecche elastiche nascono
una curvata fissata a croce
all'altra dritta legata forte.
su spaghi si tende rutilante una
veste di colori accesi leggera
frale all'apparenza ma potente
il vento non ha compassione
e nastri e catene d'anelli
dalle punte ai lati si sciolgono
come un gran pavese
parafrasi d'una stella liberata
per un viaggio nel cielo.
un'eterea nave per portare
nell'azzurro terso dell'età più bella
pensieri grandi senza orizzonti
una vita tutta di sogni
come un primo volo.

Haiku (5-7-5)

 
giorni di_versi
e intorno primavera
tonificano

I ragazzi di...Viale Caprera.

 Ero il più forte della “banda” di ragazzi di Viale Caprera, non fisicamente ma, il più completo per abilità di lancio, precisione, strategia e tattiche delle sassaiole, fantasia organizzativa. Forse dote militare ereditata da mio padre, militare di professione o acculturazione cinematografica guerresca, che in quei tempi, di feconda propaganda filo americana, riempiva le sale di tutta Italia.
Avevamo la “tana” dentro un cassone enorme, al centro di una altrettanto grande catasta di casse, contenenti pezzi di ricambio per i veicoli degli USA Army, stivate per comodità nella Piazza antistante la chiesa di Crocetta, senza controllo ne vigilanza, che ancora il clima era di immediato dopoguerra – occupazione. La M.P. girava in jep senza alcuna intenzione o voglia di imporre alcunché.
L’avevamo svuotata da dentro, accedendovi dall’interno della catasta, nei piccoli spazi- corridoi, che si lasciano nel mettere un parallelepipedo sull’altro. Aveva le dimensioni di una stanza di abitazione e ancora puzzava dell’odore dell’olio protettivo nel quale erano avvolti le migliaia di carburatori, che erano stati avviati, dagli adulti, al mercatino riciclaggio di Piazza XX Settembre.
Era Gino, “detto German” nome di battaglia e poi soprannome, il capo banda. Qualche anno più della media, più coraggioso e sfrontato di tutti, il meno soggetto alle remore familiari. Spesso violento, sempre scurrile nell’eloquio, che per noi era segno di emancipazione dalla pubertà.

Lacrime di...falco

 
ho vestito la giubba lucente
da falco, di penne non mie
per ghermire giornate intense
rubare colori e luci d'occhi
scompigliare crini d'oro e neri
provar brividi sensuali da picchiata.
venne che imprudente l'artiglio
affondò in quel languido petto
abbandonato fiducioso offerto
e fu fiotto caldo vermiglio
a picchiettarmi l'ale.
così non è più lo stesso
il volo, mai più tanto alto
né veloce e rapace.
stinta la livrea dei giorni buoni
spesso, involontaria una lacrima
mi vela viepiù la vista
così resto al posatoio
che buttarmi, da allora
mi fa gemere gli occhi.
 
 

Senza saperlo

 
per fortuna non credo
ci sarà un'altra vita
mi addormenterei col
terrore di averne
una come questa.
ma finirò in bellezza
se il fato mi assiste
affiggo la mia anima
alla bacheca dei sogni
sognati e delle speranze
anche se non realizzate
per lasciar segno
nella pioggia che lava
tutte le lapidi
di uno che c'era
senza saper chi era.

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