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blog di Azriel

Ballata del carcerato

Ardo
nella fredda stanza
sottratto
agli sguardi
ed al cielo.
Ricorre il pensiero
struggente
dei timidi passi
che intrecciano
trame di seta.
Impreco
condanno
deploro
il vile gesto.
Si beffa di me
e della tardiva coscienza.
Coperto da strati di polvere
ti guardo dritta in faccia
follia.
Proteggimi
o luna
rischiara
le candide pagine
ove ora ripongo la penna
e il lacrimar del cuore.

Il canto dell'usignolo

 
"Si amarono così d'amore vero,
sotto la volta indulgente delle stelle
la dama e il cavaliere,
con dolci sguardi e timidi sorrisi.
Di notte, quando la luna riluceva
e il suo signore cadeva addormentato
la dama si levava lesta
avvolta in un mantello fatto d'oro.
A passi lievi davanti alla finestra e lui alla sua
pronti alla deliziosa veglia,
solo il piacere di guardarsi
senza parola alcuna a rompere il silenzio.
E quando le fu chiesto per chi perdesse il sonno
rispose lei indugiando appena:
"del mondo non conosce la bellezza o sire mio,
colui che non ascolta cantare l'usignolo.
Ecco perché sto qui - sussurrò ferma -
ascolto nella notte la dolcezza".
Ma l'uomo vile conoscendo il vero
fuggì veloce con l'ira per compagna
e ritornò al chiaror dell'alba,
portando l'usignolo senza vita.
Pianse la dama col cuore lacerato
e strinse forte al petto la creatura,
sapendo di aver perso in una sola volta
il canto melodioso e il vero amore."
 

Quale amore

Ho tratto da te
l'essenza del nulla
fluendoti attorno per linee diverse
ho sceso in silenzio
gradini di sabbia
che il vento rinnega
il flutto dissolve
un tocco rubato
carezze di sangue
la mano scortese esige e congeda
respiro dall'ombra
pensiero dolente
di un cuore gelato
sfumato nel sole.

Notturno

 
Tramonto
che accenni la sera,
feroce mutare
dei toni
vibranti
dal cremisi all'indaco.
In lieve ritardo
il rintocco
scandito
per undici volte.
La musica
muove la penna
in armonia
col mondo.
Oh cielo notturno,
mia musa,
per te
io scrivo stasera.
 

Inquietudine

Non so cosa pensasse il fiume gelido

mentre furente si legava al mare

né chi tra le acque buie dell'inverno

avesse perso l'amore di una vita.

So solo dei tuoi occhi color sabbia

socchiusi dolcemente al primo lampo d'alba

e che mi manca un bacio quello lo so

tanto da rimanere ucciso dal rimpianto.

Non so spiegare e il tempo non rallenta

va via veloce come le correnti

lasciavo andare tutto e tutto è fermo

tra le ingannevoli lusinghe di un istante. Leggi tutto »

La chimera

 

Stilla feroce

da cuore a pelle

il disperato impulso

che trascina e annebbia.

Muove tirando i fili

d'un eterno strazio

la mano oscura

nella convulsa danza.

Nessun dolore

nel tormento irato

fissa lo sguardo

giustificando i mezzi.

Ombre di niente Leggi tutto »

Massacre of wounded knee

 

In una notte di dicembre

spezzato da chi non ha vergogna,

finì il sogno dei semplici

e l'odio colorò di rosso l'acqua.

Un colpo di fucile sparato per errore

uccise l'ufficiale bianco

e mentre la tormenta soffiava neve ovunque,

si scatenò l'inferno nella piana.

I corpi dei guerrieri rimasero composti

là dove si erano accasciati,

mentre senz'armi tra le mani

cercavano invano di fuggire. Leggi tutto »

Pelle di luna

Ti stringo in un abbraccio che fa male,
e toglie l'aria all'anima.
Senza parole
il gesto mi condanna,
ed il tuo sguardo amplifica il silenzio.
L'addio febbrile
offerto alla tua terra,
si mescola a lamenti dissonanti,
portati via dal vento.
Capelli d'ebano tra i seni
l'unica vanità di donna,
pelle di luna.
Tornerò qui al calar del giorno,
in cerca del mio cuore sporco,
perso nel Lago sacro
mille lune fa.
E' tardi per il pianto
e passo oltre,
il cielo prodigioso
si adombra e piange.

Dolceamaro

Guardi dai vetri sporchi
scrosci di pioggia,
che bagnano da ore
le strade ormai deserte.
Non c'è riposo Judith,
la notte non è fatta per dormire.
Nel freddo acre della stanza vuota,
tra i libri aperti a caso e la vergogna,
quel niente che rimane
di un incompiuto slancio,
vissuto appena il tempo di un respiro.
Si spenge un lampo,
il cielo chiude gli occhi.
Dal disaccordo di una melodia,
cade una lacrima d'argento
e tutto tace,
per far posto all'alba.

Ricordo

Cavalcavamo per i Campos Gerais,
sotto una luna che culla le illusioni.
Tu,
occhi screziati d'ambra intrisa d'oro
e due domande che non osi fare,
io,
convinto di poter fermare il tempo
con il candore che si stringe ai fianchi.
Io e te,
sotto le acacie immobili da sempre
persi nel tutto di un respiro solo,
fragile e puro come cristallo.
E tutta intorno la landa sterminata,
terra di sogni addormentati,
che invoca in ogni tempo
il piangere del cielo.
Tu ed io,
a raccontarci storie fatte d'aria,
fuori dalla realtà che è un'altra cosa
e ci sorprende senza discolparsi.
E poi io solo
e tu al di là del Sao Francisco,
là dove non posso
e il tormentarsi adesso a nulla serve.
Il cuore di Jagunço che sussulta
cedendo inerme ad un dolore nuovo.
E finalmente
nel Sertao, cade la pioggia.
 
 

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