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blog di Alessandro Moschini

Le comari mute

Cala l'unghia

dagli occhi lagrimosi

bagnati di passato

rosso sangue.

Graffia e duole

al passaggio sulla gota

lasciando in mezzo ai pori

una scia bianca.

 

(Non sono io

quell'uomo nello specchio

ma solo l'ombra

evasa dalle mura).

 

Penso

La rosa gialla

(Soffia,
soffiami dentro
e d'aeroplano e sorrisi
imbocca
la mia anima inquieta).
 
Porta pazienza
se sono nei tuoi passi
e nei tuoi occhi
a rincorrere gli sguardi,
nelle gocce di profumo
che hai nel collo
e che nell'aria spandi
come miele.
 

Burqa

Cade la rosa
e impatta sulla pelle
entrando con le spine
nella carne. 
Son versi imbavagliati
che sgorgan come sangue
e nel sangue
soppressi sono stati.

Cade la perla
e impatta contro gli occhi
spaccando come tuorli
le pupille.
Qualcuno ha atteso
di intingervi il suo pane
come avvoltoio
sulle carcasse del silenzio. 

Cadono i trucchi
ed imbrattan la bellezza, Leggi tutto »

Il bacio sulla fronte

(Eran sinistri e sporchi baci
ad incollarti e modellarti l'anima
con caramello e fango)
 
Col cuore chiuso
dentro a quattro mura
verniciate a fiele
agiva il tarlo
e la molestia complice
faceva il palo
mentre di gusto e compiacenza
la perversione
allargava il suo sorriso.

Organigramma di un amore

Volevo solo dormirti
tra gli umori spiegazzati
dei silenzi
con la testa
appoggiata sui sorrisi,
dimenticando
regole schematiche
ed orpelli.
 
(Non vuole regole
la costruzione di un amore,
schemi balordi
e false priorità).
 
Mi sento nudo,

Montagne russe

(Segnano passo

Nelle tue mani

Ti ho colta
tra le pieghe di un sorriso
fiore protetto
dentro ai miei silenzi.
Sei acqua
che fluisce alle mie tempie
che lava le tensioni
carica di profumi e di respiri
che le tue mani librano giocose
ruotando dolcemente
agli emisferi
dove tutto tace,
tutto cambia

Prima della pioggia

Fermati,
fermati adesso
prima che l'acqua cada.
Fermati in mezzo al viale
e ascolta i silenzi
di umidità intrisi.
Scricchiolan dubbi
come foglie secche
sotto ai piedi schiacciate.
Fermati,
fermati e pensa
prima che gole rocciose
aperte su troppe bocche
accolgano liete

Non ascolto

Assonanze a sonagli
assonnate e sognanti
insipide,
ansanti,
assordanti,
espanse come polistirolo
ad invader le orecchie,
addormentate,
avvelenate,
narcotizzate e bendate,
intrise
di metadone e curaro,
acqua marcia e morfina.
Salta quel fosso
dove un falso tifo ti applaude

Grazia

Mamma,
ti sento nella gola
che chiude alle lacrime
fluire copiose dalle iridi
brucianti di sale
che lascia il ricordo.
 
Sei sasso rimasto sul cuore
che non trova più acqua
ed arresta i rimbalzi gioiosi
in un arido lago.
 
Sei musica di un tempo lontano

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