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Marc Chagall birthday

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Frammenti di Rosso Venexiano

tag: Vernissage

Notte di luna

 

Luna, tu luna, in questa pace occidentale se
fuggono le stelle e a poco a poco
tutto riapparirà, le transenne oltre il vento
le sbarre per passare si alzeranno,
non chiedermi Luna, ragazza Luna,
dove arriva il tempo, dove arriva la cripta
per decriptare la vita. Il viatico è teso
è il risveglio e tu, aiutami, lettore
di neve pura, non ipocrita fratello

 

Noi di Rosso Venexiano

Il centro

Calma piatta nella mia anima inquieta
Calma di un tramonto inerte
fatto di sole e sabbia

Scende pulita dentro una lacrima di  di cristallo Swarovsky
che racchiude il tempo che non ho passato con te

Tempo che mi sussurra di noi
facendomi di ogni istante una lama che mi entra dentro
per il fatto stesso di non averti accanto a respirarci il respiro

E corro bendato lungo un filo sospeso
inseguendo il sogno sognato dei tuoi occhi carbocini
che unici mi descrivono il cento esatto dell'amore

 

 

Angoscia

Chiudo gli occhi e ascolto,
l'oscurità mi da pace.
Oggi la tristezza ha scelto me
e dove l’infinito sembra diradarsi
inizia il mio tormento.
Sono molte le domande,
ma hanno poche risposte.
E lei la sento che mi graffia,
ma non può farmi male,
in questo silenzio dipinto di ricordi
dove si sente solo il rumore
della mia angoscia.

Franco

Rex

di Odo Tinteri

io con te

 io con te
colmo delle tue abitudini
la mia vita
 
aspettando una carezza
per respirare amore
 
mentre bagno di lacrime
la tua assenza
 
sentendo i silenzi
che colmano i giorni
 
amandoti
senza sapere perché
 
io con  te
 
e in un sogno
mi salvo l’anima

l'utero della luna

Giuf� guarda la luna... (pastello di Pia Valentinis)

 

L'utero della luna
ha pareti prive di appigli
un cratere come di latte
e ragnatele di silenzi negli angoli
 
Il vento asciuga la sete.
 
Una mano fruga nel pozzo
addomesticata
dall'ottimismo di un illusionista
 

 

 

e poi ci si incontra, dopo, all'amore

 

e poi addormentarsi, dopo, piano,
come se un addio fosse l’ultima piuma,
e sentirsi leggeri, mentre scende l’apparenza,
ché  seno che allatta mai dimentica
e resta, il segno della bocca,
su quell’ultimo respiro, e tu che guardi,
come se disteso a te ci fosse solo l’ombra
quasi fosse il segno d’una meridiana, il volto,
ché non si volta
finché l’ultima ciglia non sia finita nel sogno.
 
e poi, lasciarlo andare, nel corpo.

 

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