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Messaggio in bottiglia (a Pasolini)

A te scrivo sul foglio sgualcito queste sillabe,
Pier Paolo, con incerta grafia: ci siamo visti
ieri nella Villla Comunali. con un cappotto
azzurrocielo seguivi il tempo e la città con occhi
atenti, capelli candidi in quel trasumanare
degli occhi nei miei e nel cielo per effetto
di grazia e di bellezza tra le gioie oltre il tempo
a ricordare acque amniotiche d'infanzia
e in men che non si dica. mi guardavi, Pier
Paolo abbeverato alla fontana e dicevi,
acqua sorgiva sono i tuoi versi, acqua dove
disegni bene e poi nella tua Alfaromeo siamo
andati al Virgilano in un'attenta raduranatura
e un tuo libro mi hai donato.
pareva farsi sera in quell'aria di nitido
vetro contro il cielo in arcobaleni
di bellezza se la Madonna ti guardava
in pozze di occhi azzzurri verso ogni
teca di te. E il tuo nuovo libro si chiama
profezia, teso tra anima infrangibile e mai
dette parole. Mi hai portato a casa, Pier Paolo
in attimi fuggenti com il film
delle noste vite ad intessersi
in chiara trama di stupore dove
eravamo già stati un anno fa.

La battaglia

Li sento, sono i rumori della battaglia che mi aspetta.
Il ruggito dei guerrieri che, famelici, si preparano allo scontro, il cigolìo dei carri, lo sbuffare dei cavalli, i fendenti delle lame che rifulgono e sfavillano al bacio del sole, segno di buon auspicio. Gli arcieri affilano le frecce e fiduciosi le ripongono entro pesanti faretre, gli archi attendono solo di poter scoccare il dardo che porterà onore al nostro popolo, tingendosi di porpora e sangue di uomini come noi.
Mi chiedo perchè gli Dèi spingano gli uomini a scontrarsi. Sarà forse una punizione per la superbia ostentata nei templi da quei falsi sacerdoti che pronunciano invano il Loro sacro nome? Oppure è la desacralizzazione della vita che li irrita? Questo continuo sguazzare negli squallidi vizi della carne e dello stomaco senza curarsi di consacrare ogni respiro alla volontà di Coloro che vegliano il nostro sonno?
Gli Dèi guideranno sempre le nostre battaglie ed i nostri cammini, osserveranno il nostro spirito, placheranno i nostri pianti, vendicheranno le nostre morti e gioiranno delle nostre risa, eppure ci spingono ad una lotta fratricida... ma soltanto, io credo, per meglio comprendere il valore della vita, dell'istante, dell'attimo che adesso è respiro, ma potrà a breve trasformarsi in tanfo di cadavere e sangue.
Per questo e solo per questo siamo chiamati a combattere. Per assaporare il sublime piacere dell'esistenza che maggiormente si avvalora in presenza della morte, del suo imminente spegnersi.
Ma che volete che ne sappia io? In fondo sono solo una donna con un'armatura troppo grande e pesante per poter essere portata da sola.


G. Klimt, Pallas Athene

Alexis
23.10.2009

Il mio cuore stanco

E' rimasto sulla sua bocca
il mio cuore pallido
ritorto in due occhi imbronciati
ammorbato in un sogno bambino
in giorni di mare cobalto
come un disegno di sabbia fissato nel tempo
in stelle e numeri d'oro
 
e' rimasto là tra la riva e lo scoglio
in un tiepido battito d'ali
in un origami di vento
in illusori miraggi
con la blusa del giorno di festa
con un cappello del prete
ancorato a una mano distratta
a un pendolo che non ha più le ore
 
fino a fermarsi in sordina
in una fiammella d'argento
in nostalgie arrochite di sole
 
il mio cuore ormai stanco
come una madre sull'uscio
la sera.

Scialacquati giorni

Scialacquati giorni
in fotogeniche performance
di ragionevole anonimato
(ci hanno provato)
ma scorticato era il giardino
improbabile auriga di tosaerba
tenevo in realtà il timone del Pequod
impugnavo una lira, vomitato da inferi
fuori, su spiagge multicolori
salvando Euridici selvagge
orgiastico Siddharta
eresiarca di soluzioni accomodate.

Mi deprimono i nitori di Lalique e Swarowski
la gimcana
da pachiderma la faccio per chioschi
il cuore batte in trobadorici bordelli
fra sporche dozzine
e ramini con replicanti
fra i singulti, perduto, di Majakovski e Campana.

Corrono nubi

e corrono nubi grige
cariche di sogni
attraverso il cielo
di questa stupida vita
è vento gelido quello
che le rincorre e porta via.
si scaricano lontane da me
come certe piogge attese
desiderate per rinverdire
sedimentati desideri inappagati
riposti in attesa di tempi migliori
che non vengono e verranno mai.

Una carezza

Il ricordo di una carezza
mi accompagna in questa notte,
dove la luna
è mia complice
e i pensieri vagano
senza trovare riposo.
Mi piace pensare all’amore
in una notte come questa.
Il tic-tac dell’orologio
risuona nella mia mano,
protesa ad afferrare il tuo amore
che profuma di fresca rugiada.

Franco

D'altra pasta

non ho quel sangue
quel plasma che chiedi
son d'altra pasta fatto
ho semplici pulsioni
flebili brezze mi curvano
e semmai come giunco
mi piego alla corrente
poco resisto e inarco
il verso della mia vita
mi scrollo e ad aria nuova
asciugo il corpo e l'anima
me ne vado via.

scarponi grossi ...

Scarponi grossi,
i miei eterni due passi,
gli alberi secolari si spogliano
al mio passaggio.
Una chiesa abbandonata in un bosco
dove la natura ha preso il sopravvento,
mentre una statua di un santo
con un braccio, teso ed avvolto
in un ramo indica la via tra le stelle.
Il silenzio che ti circonda  rotto solo
dal calpestare di foglie secche.
La sorgente di un ruscello che cade
tra le pietre di una fontana
anche lei dimenticata.
Mentre continuo nei miei due passi.
Penso, ed essi col loro rumore
mi fanno compagnia rientrando.
 
 
                               Amfortas
 
 

La vita

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.
Stramba appare l’esistenza
quando non l’osservi
con gli occhi del sapere
quando ti toglie tutto come fosse niente
e poi te lo ritorna quando non l’aspetti.
 
Ma come il vento cambia umore al tempo
così la vita alterna l’ammaestramento
quando zuppa
è la spugna della sconfitta
e della bianca bandiera ne hai fatto il motto.
 
Di vellutata bambagia
o di aculeati pruni
riesce sempre a sbalordire
quando le mani s’ acconcano di piacere
o d’assenza si cristallizzano nel vuoto.
 
Quando maliziosa si concede
donando il gusto pieno del piacere
o quando di sgambetto
affossa il tuo sorriso
inchiodando le lancette alla parete.
 
Diversa
eppure sempre la stessa
la vita che graffia o che accarezza
ci forgia sempre alla bellezza.
 
tiziana mignosa
12 2008

 

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