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L'ombra

S'allunga l'ombra per il lume da dietro
sotto il lampione schiacciata al piede
con la luce contro proiettata all'indietro.

Al mondo è testimone del vivere
mai staccata dal corpo
indistinguibile al buio falciata alla fine.

Ricamo

Ricamo di luce i rami dell'albero sono
disegnano un cielo fantastico
con linee d'artista di genio
risaltano su grigio lattiginoso
di riso solare soffuso
son mani tese al tramonto
desiderose di fuoco
bruciante avanti lo scuro.
 

Che mi resta di te

Che mi resta di te
se non il bagliore misterioso
dei tuoi occhi che, a tratti,
dal fondo dell'anima mi balenano,
preziosi gioielli, come di gatto
nel buio della notte.
 

 

Chat

Chat
mon chat doux
mon chat roux
tes yeux clairs
ton mystère
la nuit qui te vole
l’aube qui te rend
à ma main
cui te caresse.
Chat
mon chat
mon chat paresseux
mon chat patient
cui attends ton pain
dans la neige et le chaud
qui tout comprends
quand je te parle
te dis mes misères
et tu me repètes
avec ton ron-ron
ta patience
la patience de tes frères
de toutes les bêtes
qui ne demandent rien
parce qu’elles savent
elles savent bien
qu’à la fin
s’il y a quelque Dieu
pour elles
pour elles aussi
sera
la meilleur partie
du Paradis.
 
           Maria luisa Predon Agnisetta 

 

Traduzione: Leggi tutto »

In un bagliore

alberi neri nubi e tramonto
 
Quando il crepuscolo versa l'inchiostro
della notte e un rosario di secondi
rende colmo il vuoto di un minuto,
l'anima è pronta come i fili d'erba
in attesa di gocce di rugiada.
L'aria è morbida pelle di bambino
e il silenzio m'avvolge in un'immensa
ragnatela. Magici momenti
senza suoni ritrovo in un fagotto
dimenticato sullo scaffale
polveroso e opaco dei ricordi.
In un bagliore colgo le sottili
contrazioni dell'universo e appare
facile comprenderne il mistero.

come in un film

Il tuo ritorno
ha i modi grossolani
di un film muto
 
Quelle penombre,
gli attimi come a scatti
una pellicola rovinata
il silenzio che ci avvolge
 
Sul muro si proietta
il mio respiro

halloween

Danzano streghe,
pipistrelli e fantasmi
con scope volanti
tra gli improvvisi flussi...

Demoni valicano
le tenebre
scandendo
sull'orologio del tempo
le ore
della stregata notte...

Complice la luna,
tra nubi, batte...
Spettri sciolgono
le danze folli
d'un tempo che fu...

Il reparto

  

“Terapiaaa!”. E gli ospiti caracollano come zombie incontro al carrello, cuccagna biochimica di protocollo. Giorni lisci, demotivati, un respirare senza costi e senza rischi. Ore e ore di sigaretta guardando il pavimento, aspettando che arrivi sera. Sera. L’ora magica, quando le incertezze si dissolvono, l’angoscia si liquefa in una carezza di abbandono liquido alle benzodiazepine, come un massaggio thailandese. I più rompicazzo sono i maniacali, ti stremano, parlano a voce alta, metallici, senza sosta, aggressivi, ancora peggio se disforici. Tanti alcolisti. Fanno impressione i cocainomani in down; bulbi oculari vitrei, fissi: con le carte in mano non distinguono più un due di picche da un re di cuori. Gli eroinomani hanno un certezza: 70 ore di lavaggio vene e tecnicamente la dipendenza se ne è andata. L’alcool è più insidioso: il tipo scavalcherebbe il muro di notte per farsi un goccio al bar più vicino; il richiamo non finisce mai. Un’ ansia sorda, un’inquietudine inarrestabile. Con lo schizofrenico hai una conversazione d’èlite, per così dire: sono i più strutturati, i più ricchi di argomenti, sensibili, attenti, sotto il contenimento del farmaco.

.

Per me il tuo ricordo è come vento
solamente di pagine strappate

 
M’arriva qui nel mezzo di pianura
talvolta quel profumo di pinastro,
da strisce di colline alla finestra
l’illusione del mare.
  
Declinano di estati fuggitive
fragori d’onda nel migrar di luci,
a manciate dagli alberi le foglie
teneramente sole.
  
Solo di me perdura in lontananza
come un sospiro cupo di battelli.
 

 

Mi date più di quanto io abbia ceduto.

Ero entrato scegliendo la porta più nascosta
come capita al dolore
- ai lucci sui salti delle uova -
timido quanto un neonato in guerra.
 
Lei era stata abile combustibile d’ansia
come farebbe a gennaio un camino che improvvisa giugno.
Lui aveva sparso il suo scirocco caldo dopo le piogge nell’avventura degli occhi.
 
Lei era ampia oasi di palme e di parole;
lui,  tabernacolo improvviso nella navata del sole.
 
E poi la casa
virtuale abbraccio con un vociar di tenda
che apre l’orizzonte.
 
Infine l’acqua immensa
come un dono di fervore
sulla pietra ancora ignota
dell’oscuro nuovo autore.
 
Mi dona un filo agli aghi della luna
il rammendare un merito che non ho.
 
A Manuela
Ad Ezio
Alla Redazione.
 
Grazie.
Ferdinando Giordano (Gil)

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