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lucidi folli desideri

ho desideri scomposti
lo confesso
se penso intensamente
se desidero un amplesso
con te dolce donna mia
della quale attraversare
il corpo i sensi le voglie
e la fantasia.
perdo i miei pudori culturali
vengo a te appassionato
scelgo impulsi naturali
con la speranza che sia stato
nelle tue braccia quasi ali
ugualmente ascoltato.
quello sguardo solo appena
imbarazzato tra le ciglia
e lampi verde rimpiattato
mi accarezza come un guanto
morbido liscio vellutato
la pazzia della mia mente
si riaccende e vola ancora
da te su te in te non soltanto
col piacere nella mente.

 

Dove potevi sguardi.

 
Occhi avuti sulla freccia attenta
che ribalta una distanza di bersaglio
occhi ributtati oltre il muro
a salvaguardia della libertà.
 
Occhi batocchi di domande appese
senz’alfabeto
nell’unico idioma conosciuto in terra
Occhi lingua occhi sesso
occhi mani se potessero le distanze astrali
occhi che sanno tutto nei librai
occhi che niente sanno negli asili
occhi che niente vedono degli assassini
occhi di rotta nella bufera
occhi del sangue sterminato
dai comignoli
nelle voci spente
dei fumi umani
occhi che riempiono i granai

Ritratto d'una madre rimasta sola

Lirica di Vittorio Fioravanti

Seduta accanto al fuoco
che va spegnendosi in braci
mentre tu taci esausta
nei riverberi stampati a stento
sul vetro opaco della finestra
chiusa ai pini imbiancati

Sola accanto alla fiamma
affievolita dal vento
che penetra il tuo tormento
tra quattro mura di pietra
la tua vita e i tuoi morti
le date d'un'esistenza
senza più alcuna rivincita
senza un domani né un oggi

Stai fissa nel filo di fumo
che s'alza a carpirti i pensieri
la mano immota
che fino a ieri
s'agitò per trasmettere invano
quel breve tuo estremo messaggio
che non ha avuto riscontro

Resti dentro di te
nel tepore della tua solitudine
pronunciando piano quei nomi
che non puoi più chiamare
fino a che t'addormenti
con gli spenti pianti nel cuore
nel profumo d'un fiore appassito
fra le immagini dei tuoi figli
che vivono così lontano

Febbraio 2003

Spiove luce

spiove luce
di stelle gonfie di vento
col tuo peso
greve di limiti
ti pare quasi vita sognata
il vissuto già divenuto memoria
 
siamo frecce
            scagliate nel futuro
o il tempo che ci è dato è maya
e si è immersi in un eterno presente?
 
 
e si è immersi in un eterno presente?

 

Da te prendo

...è da te che prendo una carezza e la stringo in un pugno. Vorrei serrarti qui,fra le dita e restituirti nella libertà schivata nel vento...prendi parte dell' aria,sali nel cielo e io sollevo gli occhi ,li poso sulle nuvole.Posandomi sul tappeto bianco di ovatta prendo parte di te che mi sollevi fin le code dell' universo..

Già...un falco a metà è la tua canzone. Azzeri le altezze di questa terra bruciata dalle ferite e dentro il tuo stomaco respiri la pioggia, i raggi del sole che prendi dall'alba e restituisci al tramonto. Diventi gabbiano e spruzzi il sale all' acqua che riempie le pupille.Sei un Amore quando taci..e  cosi muti pelle e direzione. Biscia silenziosa, ma no fai male.. Leggi tutto »

Anima vagabonda

Lascia ch’io beva fonte,
nel cavo delle mani
ho fretta e già domani
sarò di là del monte
 
Fonte: “ Perché non vieni coll’anfora antica
Come le donne giù dalla collina?
Perché non resti nella valle amica
almeno un poco?‘ Forse domattina
per la tua sete, non troverai niente.
Di là dal monte è brulla la contrada
nei campi non germoglia la semente
e sarai solo tu, il sole e la strada.
Ti sovverrai di me e sarò lontana.
Se tu mi avrai raccolta nell’orciòlo
allora proverai la virtù arcana
della mia linfa,allora, allora solo”
Amica ho già bevuto a cento fonti
in riva al mare azzurro, sorridente
di spume bianche… vuoi che ti racconti?
C’eran nuvole rosse giù a ponente
e vele esili,aguzze,verso il cielo
e son partita.Bevvi in mezzo al bosco
ed era un’acqua fresca come il gelo.
Eran ville e paesi.Non conosco
Il loro nome.So che c’era un alto
cipresso cupo, un casolare antico
un cielo terso del color di smalto,
un viale ombroso, un poggio aulente aprico.
 
Lascia ch’io beva fonte
nel cavo delle mani
ho fretta, e già domani
sarò di là dal monte.
ST.
 
di Silvana Trabanelli

Le donne e la storia

 Nel 2007 ho , dipinto le immagine di donna , famose nella storia, per opera di:Giorgione, Tiziano, Rubens, Velazquez,Goya, Ingres, Canova e Manet. Questi artisti,nel tempo, si sono resi omaggio l’uno con l’altro, con piacere ed interesse. Io, alla mia maniera, ho voluto rendere omaggio a tutti loro, in un volta sola, per dire che la storia continua e che sono felice di abbracciarli…… ricordandoli

di Odo Tinteri

Artigiana d'amore

Intaglio i miei pensieri intorno a te.
Mi insegno pazienza e precisione.
Ridipingo di continuo le mie idee.
Scolpisco l’aria prima che la respiri tu.
Canto la parole che toccano il tuo cuore.
Coltivo la sincerità che tu mi chiedi.
Ogni mio talento impiego
per renderne un dono a te.
Paga d’un tuo solo pensiero mi rinfranco
e ritrovo le forze per reinventarmi domani.
 

Ah!..Monsieur de Lapalisse!

“Nonno, ma tu sei vecchio?”
“Perché mi chiedi questo, piccola?”
 
“Hai i capelli bianchi, e anche la barba bianca,
sembri Babbo Natale…”
“No, Agata, io non sono vecchio sono loro,
i capelli e la barba, che sono invecchiati”
 
“Non capisco, nonno…”
“E’ semplice, piccola,
tu non sei come gli altri ti vedono,
tu sei come ti senti di essere,
così può capitarti di essere tristissima,
di avere invece il sorriso sulle labbra,
e tutti pensano che tu sia contenta…”
 
“Comunque tu per me sei vecchio,
se no che nonno sei?
“Certo, Agata, certo…”

Tolleranza zero

 

Nessuna pietà, nessuna giustificazione o alibi verso te stesso
se mentre spingi il carrello pieno delle scorie della tua anima
lungo le corsie del supermercato della vita rovesci una pila di desideri
ammucchiati a bella posta per attirare i consumatori ingordi del tempo.
 
Nessuna pietà, nessun perdono possono essere concessi
a chi non ha fatto tesoro delle ferite che l’esperienza infligge.
Non può esservi condiscendenza o comprensione per chi reitera errori
e poi vigliaccamente si nasconde incolpando il destino ingrato.
 
Nessuna pietà, tolleranza zero, ma è poi questa la via per diventare uomo?
Riprendo il cammino stancamente, la schiena curva sotto il peso degli errori.
La tristezza che vela ogni mia parola è intolleranza che provo verso me stesso.
Ma sono sereno, tutto sommato. Ho pagato il conto alla cassa e ho buttato il carrello.
 
(immagine da web)

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