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Anima vagabonda

Lascia ch’io beva fonte,
nel cavo delle mani
ho fretta e già domani
sarò di là del monte
 
Fonte: “ Perché non vieni coll’anfora antica
Come le donne giù dalla collina?
Perché non resti nella valle amica
almeno un poco?‘ Forse domattina
per la tua sete, non troverai niente.
Di là dal monte è brulla la contrada
nei campi non germoglia la semente
e sarai solo tu, il sole e la strada.
Ti sovverrai di me e sarò lontana.
Se tu mi avrai raccolta nell’orciòlo
allora proverai la virtù arcana
della mia linfa,allora, allora solo”
Amica ho già bevuto a cento fonti
in riva al mare azzurro, sorridente
di spume bianche… vuoi che ti racconti?
C’eran nuvole rosse giù a ponente
e vele esili,aguzze,verso il cielo
e son partita.Bevvi in mezzo al bosco
ed era un’acqua fresca come il gelo.
Eran ville e paesi.Non conosco
Il loro nome.So che c’era un alto
cipresso cupo, un casolare antico
un cielo terso del color di smalto,
un viale ombroso, un poggio aulente aprico.
 
Lascia ch’io beva fonte
nel cavo delle mani
ho fretta, e già domani
sarò di là dal monte.
ST.
 
di Silvana Trabanelli

Le donne e la storia

 Nel 2007 ho , dipinto le immagine di donna , famose nella storia, per opera di:Giorgione, Tiziano, Rubens, Velazquez,Goya, Ingres, Canova e Manet. Questi artisti,nel tempo, si sono resi omaggio l’uno con l’altro, con piacere ed interesse. Io, alla mia maniera, ho voluto rendere omaggio a tutti loro, in un volta sola, per dire che la storia continua e che sono felice di abbracciarli…… ricordandoli

di Odo Tinteri

Artigiana d'amore

Intaglio i miei pensieri intorno a te.
Mi insegno pazienza e precisione.
Ridipingo di continuo le mie idee.
Scolpisco l’aria prima che la respiri tu.
Canto la parole che toccano il tuo cuore.
Coltivo la sincerità che tu mi chiedi.
Ogni mio talento impiego
per renderne un dono a te.
Paga d’un tuo solo pensiero mi rinfranco
e ritrovo le forze per reinventarmi domani.
 

Ah!..Monsieur de Lapalisse!

“Nonno, ma tu sei vecchio?”
“Perché mi chiedi questo, piccola?”
 
“Hai i capelli bianchi, e anche la barba bianca,
sembri Babbo Natale…”
“No, Agata, io non sono vecchio sono loro,
i capelli e la barba, che sono invecchiati”
 
“Non capisco, nonno…”
“E’ semplice, piccola,
tu non sei come gli altri ti vedono,
tu sei come ti senti di essere,
così può capitarti di essere tristissima,
di avere invece il sorriso sulle labbra,
e tutti pensano che tu sia contenta…”
 
“Comunque tu per me sei vecchio,
se no che nonno sei?
“Certo, Agata, certo…”

Tolleranza zero

 

Nessuna pietà, nessuna giustificazione o alibi verso te stesso
se mentre spingi il carrello pieno delle scorie della tua anima
lungo le corsie del supermercato della vita rovesci una pila di desideri
ammucchiati a bella posta per attirare i consumatori ingordi del tempo.
 
Nessuna pietà, nessun perdono possono essere concessi
a chi non ha fatto tesoro delle ferite che l’esperienza infligge.
Non può esservi condiscendenza o comprensione per chi reitera errori
e poi vigliaccamente si nasconde incolpando il destino ingrato.
 
Nessuna pietà, tolleranza zero, ma è poi questa la via per diventare uomo?
Riprendo il cammino stancamente, la schiena curva sotto il peso degli errori.
La tristezza che vela ogni mia parola è intolleranza che provo verso me stesso.
Ma sono sereno, tutto sommato. Ho pagato il conto alla cassa e ho buttato il carrello.
 
(immagine da web)

Degli scudieri - un servo, al tempo della pace.

 
 
O mio Signore, dammi la tua lama equa sulle membra dei nemici
che rivolto zolle amiche
e possa rompere le ossa rosse dell’argilla
Ora che calmi, i buoi sono alle pastoie nel tiro:
io sarò il tauro fecondo in ogni crosta.
 
O mio Signore, dammi la tua celata libera di colpi al capo
che porto l’acqua fino ai semi.
Dammi l’acqua che pulisca il sangue
e infervori i germogli.
O mio Signore, occulta nella tua stanchezza l’odio
che le jongleur de geste ne collimi le ferite.
 
O mio Signore, dammi il tuo scudo vuoto di rimbombi al braccio
che ruota in paio sia al tuo carro.
Dammi, per queste piante dei raccolti frutti, il mezzo
che mille assedi ruppero in corsa
e solchi in braccia e gambe produssero al passaggio.
 
Oh!, dammi, Signore, dammi senza tregua
la volontà di pace che mi assilla.
Non più anime erranti dai corpi vuoti e putridi
non più fatica nella messe d’ogni guerra
coi covoni delle morti al pasto delle mosche
non più cavalle fra le erbe vermiglie
non più, Signore, a rammendare ferite!
 
Non più temere il tuo stelo spezzato
e la campana al vespro per un defunto amico.

Vorrei sentirmi

 

Vorrei sentirmi cullare
da un fiore mosso dal vento
coprire di polline il mio corpo
stenderlo al sole aspettando
che venga sfiorato
dalle ali di una farfalla.
                 Lucia Giongrandi

riservata personale

*

d'un secchio
di vento
che il mare
alza la voce

due passi
poi ancora due

infine rifugiarsi
lungo le scapole del molo
cercando l'abbandono

timida
non lo sei mai stata
ma riservata si
come dicembre nell'inverno
che si spoglia e nasconde la mano

*

Crisantemi

Dal cuore d'oro dei fiori escono raggi
sono i petali fiammei al tramonto
dei crisantemi in balcone sbocciati
resistono stupendi all'avvento del buio
accarezzati dai languenti bagliori
nel cielo declinanti prima del viola scuro.

Orfeo

Sul mito divulgato dai sacerdoti agli adepti, dai filosofi e dagli Aedi, com'è d'uopo, si è gettata a pesce, giustificatamente, una moltitudine di adolescenti di ambo i sessi e, un poco meno ingenuamente, di sfaccendati. Intendendosi per questi coloro che, non figurandosi la Nemesi, figlia di Oceano e della Notte, che gli incombe per questo sul capo, preferiscono utilizzare, sulla base di una azzardata generalizzazione della funzione detta di utilità specifica, esclusivamente o approssimativamente la parte sopra al naso a quella sotto senza usare la Memoria.Ognuno di essi, a seconda del tempo a disposizione e della propensione a muoversi, anche ma non solo negli spazi esterni, ha cercato di tirar fuori da Orfeo ciò che più gli aggradava o gli pareva intelligente, per meglio dire ciò che più gli rodeva all'interno. Ben attenti,  il più di essi, a dire o a scrivere solo ciò che si poteva dire o scrivere, e a tenersi per se il resto di quanto letto tra e sopra le righe.Prima di enumerarli e suddividerli per generi sintetizzando il loro pensiero e le loro osservazioni, ritengo però utile postare una premessa che non è assolutamente mia, ma di N. Turchi, ed è tratta dal sito riportato all'inizio del brano .Ciò in quanto il lettore di Rosso Venexiano, si spera, non deve mai dimenticare, nell'adozione della chiave interpretativa del mito, l'intima connessione tra fenomeno religioso, filosofico ed artistico che è all'origine dello stesso. Vale, cioé, di conoscere la Storia. Allora, buona lettura! 

Fonte: http://www.filosofico.net/orfismo.html Leggi tutto »

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