Scritto da © Anonimo - Ven, 30/10/2009 - 22:14
O mio Signore, dammi la tua lama equa sulle membra dei nemici
che rivolto zolle amiche
e possa rompere le ossa rosse dell’argilla
Ora che calmi, i buoi sono alle pastoie nel tiro:
io sarò il tauro fecondo in ogni crosta.
O mio Signore, dammi la tua celata libera di colpi al capo
che porto l’acqua fino ai semi.
Dammi l’acqua che pulisca il sangue
e infervori i germogli.
O mio Signore, occulta nella tua stanchezza l’odio
che le jongleur de geste ne collimi le ferite.
O mio Signore, dammi il tuo scudo vuoto di rimbombi al braccio
che ruota in paio sia al tuo carro.
Dammi, per queste piante dei raccolti frutti, il mezzo
che mille assedi ruppero in corsa
e solchi in braccia e gambe produssero al passaggio.
Oh!, dammi, Signore, dammi senza tregua
la volontà di pace che mi assilla.
Non più anime erranti dai corpi vuoti e putridi
non più fatica nella messe d’ogni guerra
coi covoni delle morti al pasto delle mosche
non più cavalle fra le erbe vermiglie
non più, Signore, a rammendare ferite!
Non più temere il tuo stelo spezzato
e la campana al vespro per un defunto amico.
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