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Indecisione

forse dovrei dirti che ti amo,
ma non ne sono sicuro

forse ho ancora qualcosa da darti,
ma non ne ho troppa voglia

forse se quella volta…forse,
ma è passato tanto tempo

non mi ricordo più…forse…
ma tu chi sei?
 

il senso della vita

 ... Quando la tristezza
ti attanaglia 
guarda fuori 
dalla finestra ;
se non vedi 
il mare non
è detto che 
non ci sia. 
Forse, 
il mare è
dentro di te ;
forse sei 
troppo impegnata 
per ascoltare le onde.
Ascoltarle è prezioso ;
per quanto parlino una 
lingua diversa dalla nostra
avranno sempre qualcosa
da dirti.  

Luna

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Ssssssssssssss!
La luna
ascolta soltanto
quando taci.
 
Sarà
il vento
a dirle
di
me.
 
Riflesso d'acqua
su specchio
antico.
 
Lucida opacità
di un sogno
intrappolato.
 
 
Orofiorentino

Blanda speranza

ehi...tu...blanda speranza
che lenta svagata lenta
cammini sulla battigia grigia
scuoti indietro il crine lungo
come a scrollare pensieri tristi
ad occhi chiusi guardi il sole
che ti bagna di calore e luce
dimmi della tua pena che vedo
asciugarsi sulle guance glabre
raccontami di quel dolore
che punge l'anima e muto
s'accascia schiantandoti
irresistibilmente.
consolami che lo conosco
passa per me su questo lido
ogni minuto ora giorno mese anno
e munge dai miei pensieri
quel poco di amore che c'è
rubandomi quello scampolo
di sogno che mi faceva gioire
mi lascia il tempo che fugge
e un pensiero ormai senza parole.
 

Esercizi di Simmetria Elettiva

 

 

 

 

 

 

 

 
Pettino scomposte
le frange d'inverno
che argentano i giorni,
nei pensieri vaganti
al confine dei sogni
con l’anima tersa.
 
Pianto di volpi
su profili di roccia
dalle ali di drago,
spento il fuoco
nelle parole del petto,
inquieti fantasmi
d'ossidiana sbocciati,
rimane un golgotha
da vestire di bianco.
 
Tra le sete del Sole
il ricordo di petali in volo
da fiori di pesco arresi,
nel suono del koto.

 

Al pensare

Al pensare del bello che c'è in vita
davvero non intendo chi vuol morte
e giorno e notte grida acute leva
avvisando del vivere fatiche
a noi pene dovute per la colpa
che s'ha a scontare solo che s'esista
a questi dico "Orsù, chè non zittite!
Lasciate i cuori liberi a scoperta
che Amore vale dolori a consolare
e il canto della rosa fa la tomba obliare!"
 

La vera prigione

Non è il tetto che perde
Non sono nemmeno le zanzare che ronzano
Nella umida, misera cella.

ti risiedo tra le gambe

"ti risiedo tra le gambe
così adatto
con inutili occhi
e immagino una cupola una bacca
mi perdo i respiri
quasi dentro al grembo
e vorrei rientrare
per quella traccia
per quella carne aperta
per fermarmi
ma tu sussulti
e io mi lavo e mi placo"

poi d'improvviso...

"poi d’improvviso mi ritiro e mi sciupo
e mi attacco al catafalco
come fossi impiccato ad un vuoto leggero
ma io voglio significare la mia morte
con un odore romantico
e che sia anche languida
un sepolcro spumeggiante
gocce d’olio cariche di luce
perché non sia un amen
ma uno spinterogeno nel sangue
una rondine"

La coda

Racconto di Vittorio Fioravanti

Il Paese stava affondando in una crisi inarrestabile. Si trattava d'una crisi economica diventata politica. O era politica, ed ora s'era fatta dannatamente economica. Era ad una svolta, a un crocevia della sua lunga storia. Simone non lo capiva bene; sapeva soltanto d'esserne vittima. Era disperato: aveva perso il lavoro, era stato sfrattato, aveva dovuto vendere la macchina. La moglie e i figli, era stato costretto a mandarli a vivere dai suoi suoceri in una fattoria dell'interno; lui era invece restato nella capitale, in casa d'un compagno d'ufficio, cercando lavoro. Ma per motivi che non volle mai rivelare, dopo poche notti da quell'amico non c'era più tornato.

Tutto era cominciato tre o quattro anni addietro. Era andato a votare quasi di malavoglia, senza una ferma opinione. I governi corrotti gli avevano tolto l'entusiasmo negli ideali democratici appresi a scuola. C'era andato per scrupolo di coscienza, per compiere un dovere. Era abituato alla conformità delle regole imposte: in ufficio era l'ultimo a uscire e il primo a riprendere posto. In vent'anni non aveva fatto che un paio d'assenze. In quei due giorni che gli erano nati i figli, a lui e a sua moglie, una delle segretarie della ditta dov'era impiegato.

Era andato a votare nella sua utilitaria, in una coda di macchine ai crocevia, nel traffico causato da quelli che se n'andavano a passare la domenica al mare. Fregandosene della politica e dei semafori. Lui no. Lui aveva deciso d'andare a votare, così come l'aveva fatto ogni volta. Magari pentendosi poi del voto che aveva apparentemente sempre sprecato, dandolo a qualcuno che non l'avrebbe poi meritato. Questa volta non sarebbe successo; ma era incerto, confuso. Quasi di malavoglia, per l'appunto. Leggi tutto »

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