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Falafel

Stasera mi son fatto un falafel
perché gli angeli mi hanno detto
che è come neve questo vivere di squame
come lisca ben succhiata
da mio nonno ubriaco
con un cancro alla mascella
stasera mi son fatto un falafel
pensando ai crocefissi che ho baciato
di mia nonna
e riandando alle bestemmie
che dicevo, bambino
per far ridere i parenti
salamandra
non piango più il fuoco che urla dentro
è un animo da sbarco questa storia
passeggiata ai bordi delle frane
ah mia cerbiatta, ti amo
così arabo che il falafel è un semolino al confronto
ti avessi fra le mani, adesso
ti mangerei l'anima
di morsi farei omaggio alle tue cosce
sono semita e mi chiamo adamo
sono polvere e argilla densa
mia lilith
che platone mi stia lontano.

La stessa trama

Cosa succede se ti prendo per mano
e insieme io e te ce ne andiamo
lungo lontani tratti di strada?
Magari succede che scopri
d' essere tutt'una trama con me
e l'anima del mondo ci sorride.

Ogni dubbio - sesta parte -

parte sesta
 
A quel punto, tra mille pensieri che mi frullavano in testa, ce ne fu uno che risultò vincente. E avvicinandomi lentamente alla scala, ributtai la vocina nel pozzo della coscienza e cominciai ad ipotizzare chi avesse potuto provocare quel rumore sordo. Potevano essere altri orsi russi che attendevano il momento propizio per agire o, ipotesi più plausibile, poteva essere la stessa donna bellissima che, qualche momento prima aveva tradito la mia fiducia e che ora, per timore, preferiva aspettare che la situazione s’acquietasse per poi sgattaiolare indisturbata. In cuor mio speravo che fosse proprio lei, così avrei potuto una volta per tutte chiarire questa assurda vicenda. Tanto irrazionale per le modalità, quanto illogica nei suoi aspetti più marcatamente personali. Cosa cercava di così importante Olga da buttare nel dimenticatoio un periodo d’amore così intenso, mi chiedevo mentre m’apprestavo a salire quella scala piuttosto traballante. Era stata sincera, almeno così m’era parsa e, se non lo era stata…beh, aveva interpretato una parte da oscar. La scala scricchiolava ad ogni passo che facevo e più m’avvicinavo a quella porticina socchiusa e più saliva la tensione, una volta raggiunto il mezzanino, mi fermai e, prendendo un ampio respiro, appoggiai la mano sulla maniglia.

altra verità sollevata

Ridete? Vi vedo stringere l'inferno
allo specchio e correre sciocchi
dove la luce non basta.
Occhi, non c'è per voi risposta
nè destino per quel silenzio curvo
che stacca le ironie dall'orecchio
del tempo.
Siete con gli orizzonti e l'astratto
a toccare prigionie,
ad attendere diavoli nelle immagini.
Impazienti di pazzia,
scappate dietro un colore che non sa
perdersi in vena al vostro fianco.
E perchè, perchè scavate foglie
di tramonti o bocche d'oceano
senza trovare certezza di un confine?
Il sogno vi renderà liberi,
non la bellezza di un'alba non la sapienza
della nebbia.
Ogni assenza sarà altra verità sollevata
in pupilla.

Lentamente

Ti assaggio con gli occhi
prima che il contatto col tuo corpo
cancelli volontà e ragione,
prima che i nostri sensi
siano uno solo.
Poi mi unirò a te
ma solo lentamente,
perché la passione cerca una meta
a me invece piace trattenerti
in una infinità senza respiro.

Franco

Cinderella

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(Sulle note di I sogni son desideri)
 

Mentre le urla tentano di coprirla
gattonando
come bestia lustra a nuovo i pavimenti

lei non sente

è uno specchio il suo sorriso
che rimanda il brutto al passo dell’avvio.

Stracci stanchi
sono gli abiti della vita buia
che di gelo velano il soffio antico

lei è caparbia
 
misteriose nenie riesce ancora a intonare
quando con la mente plana sul lustro che l’attende.

Non ha fretta
e con mano lesta
asciuga un’altra goccia ancora

lei sa bene

a denti stretti aspetta
che giunga la sua amata sera.

tiziana mignosa
11 2009

 

note dell'autrice: siamo un po' tutte Cinderella!

Alla svolta

Alla svolta del sentiero
salendo dal torrente
impressiona il colore
cangiante di tono
del bosco al sole.

In fondo lo cercavo
per scacciare dal cuore
un corvo di pensiero
che s'annidava grave
di mestizia mortale.

Il nostro piccolo infinito

boh

Era nebbia a fermentare
tra filari di pensieri
Ora dico
annegati in me
chè il vino nuovo scalda
Ho calici già pronti
e piccole gioie a decantare
e mi farò braccia larghe
per accoglierti
quando ebbro mi ricadrai addosso
Per troppo ho avuto il gelo al cuore

La calciatrice (Vibeke's contest - Il tocco di una dea)

L’annata calcistica volgeva verso la metà del suo corso, e dai risultati conseguiti poteva già evincersi che per il Fredrikstad FK quella sarebbe stata una stagione di transizione, sia per la sezione maschile, sia per quella femminile.  Le ristrettezze economiche in cui versava la società, ed alcuni cambi in corsa in seno ai suoi quadri dirigenti, avevano destabilizzato le rispettive squadre, creando un clima di tensione latente all’interno degli spogliatoi, tensione acuita dalla mancanza di risultati sul terreno di gioco.

Noi della femminile oscillavamo da inizio campionato fra un anonimo ottavo posto ed un ancor più scialbo decimo posto, e sussistevano tutti i presupposti per preconizzare un simile piazzamento al termine del torneo.

Mi recavo agli allenamenti sempre più controvoglia. Avevo già incassato troppi gol nelle partite ufficiali, e nei nostri schemi difensivi si creavano puntualmente delle falle che non riuscivamo a tappare. Leggi tutto »

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