Per Leonardo (oh, la civetta quel giorno!)
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Cronaca di un viaggio - parte quarta
Si viaggiava verso casa di Xiomara e iniziavo a vedere quel mondo notturno.
Il presepe attorno a Caracas, le mille luci della collina, ma non c’erano pastori ma gli emarginati del Venezuela ed erano tanti, ma tanti.
Luci a perdere ovunque nelle colline.
Zio Carmine e Mario a spiegarmi che quelli erano Ranchos , il termine è simpatico ricorda un film western, la realtà però è che non è consigliabile affatto anche solo fermarsi vicino a quelle casette basse, a volte di lamiera, no non si vive bene in quei posti e quando vivi nella spazzatura ti abbrutisci.
Poi zio ha iniziato a tessere le lodi di Silvio Berlusconi ed è forse il caso che evito di dire quello che penso di Silvio e delle cose “buone” che ha fatto.
Il traffico è sempre il traffico, per un attimo mi chiedo se adottino la guida a sinistra come in Inghilterra poi capisco che non sono sul grande raccordo anulare ma poco ci manca.
Accidenti Stalin senza baffi.
Si è Stalin, ma non era morto? Ovunque le immagini di un Chavez sorridente che parla al popolo, i dittatori tendono al sorriso sempre, ora non dite che sto usando della sottile ironia, non sono il tipo.
Che Chavez governi il Venezuela ti viene subito agli occhi, così come non puoi non notare ovunque l’esercito e non la polizia, si vede che il ministro La Russa è venuto prima in vacanza da queste parti. Leggi tutto »
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Cose Così [tralci]
Adorarti attraversarti
amarti
è vivere
in fiumi di tenerezze
dove annegano mani
sprofondi affondi intero
la pelle a bersi
tralci
aggrovigliati sparsi
liquefatti
i tuffi dentro
uno ad uno
accanto ai soffi, i baci
... oh i baci!
morsi di mela
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D'ologramma partente
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di Odo Tinteri
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Come un tassì occupato
Lirica di Vittorio Fioravanti
Sole che morde l'umida rena
tremule bianche figure di vele
sull'orizzonte marino
l'aria vi sa di salmastro
Passi che sei
striscia d'un ventre rosato
due nude cosce convergenti
bruciando d'urgenti voglie
quest'uomo che guarda
E' un tuo insinuarsi
di fremiti ramificati
ben oltre le vene mosce
fra dita e mani assetate
d'ansia e turgore
Lingue vibranti
come tenere foglie
d'un assurdo germoglio
su un tronco mozzato
senza più rami in cielo
a cercarvi le amanti
Netta è la scorza ceduta
nel vento spinto dal tempo
che non conosce
sentimento alcuno
e in fretta ti scorre davanti
come un tassì occupato
Morrocoy, novembre 2009
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L’Uomo in blu / 3
Prima di rientrare nello scompartimento - seguendo istruzioni - tolse la suoneria, cambiandola con un impulso elettronico, nascose il cellulare nella tasca interna della giacca, e da un’altra ne tirò fuori un secondo, che accese. Penetrò quindi nello scompartimento facendo finta di concludere una presunta conversazione con una persona. Appena dentro però l’uomo in grigio incontrò il sorriso sfacciato dell’uomo in blu, quello del signor Garibaldi.
- Perdoni la mia sfacciataggine, signor Rossi. Sarebbe così gentile da permettermi di fare una breve telefonata a quelli dell’Inter, per chiarire i dettagli del nostro arrivo alla stazione centrale di Milano, dove dovremmo incontrarci? ...sono naturalmente disposto a cancellare l’importo, sa? ...nada de gratis! ...niente gratis, per favore!
Dovette cedere. Per non creare incertezze. Del resto tutto questo sarebbe servito a nascondere la presenza nelle sue tasche della connessione segreta.
- Non so come ringraziarla, sa?
...confessò con una nota melodrammatica nella voce l’uomo in blu, prendendo il cellulare che l’altro gli offriva già riacceso. E in mano aveva già pronto il foglietto col numero da comporre.
- Hallo? ...mi passa per favore il direttore, il signor Olzi? ...grazie!
Durò più d’un paio di minuti l’attesa in linea. Sbuffò, lanciò sorrisetti in cerca di commiserazione, scambiò qualche frase in castigliano col figlio e finalmente riuscì a comunicarsi con l’amico. Pendevano tutti dalle sue parole: l’uomo in grigio, quello in nero e naturalmente suo figlio, che aveva ancora in mano la rivista con le pagine aperte sulle fotografie di Moratti, Mancini, Materazzi, Martins, Mihajlovic... Leggi tutto »
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Test: sei un poeta dentro (o solo di sguincio?) di Gaetano Guerrieri
Comprendere se stessi è uno degli affanni di tutti quelli che amano scrivere in generale e, in particolare, di quelli che amano scrivere poesie.
Questo test può aiutarvi a capire (se lo sospettate) o a scoprire (se non lo avete mai neanche pensato) se, coscientemente (o incoscientemente), colpevolmente (o incolpevolmente) siete dei poeti “dentro”
Essere poeti “dentro” è diverso e differente dall’essere poeti e basta.
Tutti possono scrivere, o hanno scritto, almeno una volta nella loro vita, una poesia. Scrivere una poesia non significa essere poeti, sicuramente non significa essere poeti “dentro” perché un poeta “dentro” è un poeta vero, non improvvisato, uno che scrive poesie non per scelta ma per bisogno.
Un poeta dentro lo noti da come guarda, dalla sensibilità mostrata quando sbuccia un’arancia, dal coraggio di quanto s’ostina a scrivere in rima, dall’altruismo che mostra quando fa la fila al casello autostradale intasato oppure anche e, soprattutto, dalla fantasia che mostra quando s’innamora di una cozza. Leggi tutto »
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Fotografie di Leandro Vegni
Dentro
una scatola chiusa
osservo
con una lente d'ingrandimento
il centro
del mio immenso mare senza onda
Piatta
riga
cigliata in un' estrema immobilità
Un' azzurrra
statica lastra
levigata solo da un unico raggio
Un flash
capovolto di luce
impressa
nella camera oscura del cuore
La tua unica fotografia
E'
Nei miei pensieri
uno zoom
L'effetto perenne
di un sogno
in un fermo immagine
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mele bruciate
come nemico degno? [...]*
Sei andato oltre qualcosa
che non riesce nemmeno a morire
dentro una suggestione
come l'odore delle mele bruciate
o dei rami d'abete gettati nel fuoco.
poi all'insù, su, su, a ribere le linfe natali:
le mie ferite di bambina,
i geloni, le scarpe tagliate in punta,
l'idea di essere una figlia non voluta.
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una farfalla afghana scrive con gli occhi.
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