Cado, ma tanto non c'è fondo
Quando nel letto il sapore del nulla è acido
e le ringhiere fatte a morsi con gli scarabocchi
scesi sulle palpebre nell’aspettare l’asciugarsi di pieghe amare,
in perpendicolare perfetta mi sentivo cadere
-ma tanto non c’è fondo-
allora pensavo: risalire
-polmoni ghirlande secche, occhi a sonaglio-
paragrafi aperti alla vita
il non senso arruffato sulle punte delle scarpe di clown bagnato
nello svegliarsi col mare addosso
pensare a quell’accavallarsi d’onde, e a quella strana poltiglia
di stelle spente
senza neanche una virgola bella in emersione pigra
poi su per le scale di levante
riprendermi tutto quello che mi appartiene
scendere nel garage
andare al lavoro
e la notte della perpendicolare perfetta
a restare sospesa
in attesa
forse.
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the white Rose
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Il bosco in quasi inverno - ch'è già Natale.
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Corsa immobile
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Cose Così [istanti fuori]
Stupisce ancora l'eufonia
l'ala del respiro che odora di carezze
il ticchettio dell'acqua sui tetti
deliri riversati in tremori, istanti fuori
scorro, come fiume nella grondaia
[scopri le ginocchia, aprile un po']
Tento le falde più dense la notte
mela sospesa tra ciocche ribelli
scivolo nella gola della terra
la stessa brace che l’inferno
[dei miei colori sarà l'alba]
Manuela
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E non ti sento più
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Era un sogno
Renato è una persona gentilissima, disponibile sempre pronto ad aiutare tutti e... a portarci cioccolatini speciali per rallegrarci.
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Levo il calice: Di Manu & Giulia
(foto: Siano)
Venexiana & Ventidiguerra
*
Dentro la mia disperazione
infuriano sovrapposte avversità
nessuna radice nè speranza.
A voi, servitù, il pegno inespresso
nel volto miseramente iscritto.
Talora umiliato, rassegno l'inferno
calpesto quieto l'adunco destino
levo il calice e brindo alla vita.
E' scuro, gelatinoso il tempo
e passo vicino a certi fiori
posti su un muro, all' altezza della mano
e mi è ignoto quale segreto,
lontanissimo ricordo
abbia potuto farmi scorgere quel fiore
e un' ombra mi travolge,
indistinta, errante,
si perde in un tenebroso abisso
nella vana ricerca di giorni da ghermire.
Debole schiavo
legato a ciò che non esiste
mi fermo, arretro
in uno stato di sospensione
e di languore, levo ancora il calice
e brindo... alla vita!
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Cònfessati.
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Effimero
... E perdersi
quando lo si voglia
tra la folla, ed essere
al contempo
riconosciuto, amato, rispettato,
libero, ignorato.
E brindo a te, che non mi hai mai amato
e a te, che non mi puoi amare.
Una libertà
lontana dall' appartenermi
crea distanze infinite
ed è molto più facile, reggere a quel male
quando lo stesso male è il maggior bene
ch' io possa possedere.
Talvolta,
inciampo in effimeri sorrisi
e contemplo, con medesima certezza,
quel cielo e quell' inferno
di cui ho, velato, il ricordo...
E brindo a te
e, a una felicità promessa
che, ardente mi affanno
a ricercare in una vita immota
e nello scorrere insulso dei miei giorni
che mi trascina in un vuoto
in cui ha deciso di volermi trattenere.
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