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Rue Notre Dame de Lorette 56

 
C’è un Cristo giallo
sulla parete di fronte
all’infinito impresso sul dolore.

Non chiedere mai
al Signore quello che la natura
getta sul greto del fiume.

Gli animali di Hiva Oa
odorano la sua tomba
allungata sul mare.

C’è un Cristo giallo
senza ombre
sulla montagna dei peccatori.

Van Gogh ha un rasoio affilato
e le mie mani arroventano
le catene degli schiavi
ma Van Gogh ha un rasoio affilato
e io guardo i suoi girasoli.

Il paradiso a Hiva Oa
e i cavalli e la gente
e i segreti
ma quel Cristo giallo
non guarda verso la tomba
di Paul Gauguin

Hampton Court

 
 
come quando
arriva l'onda lunga del sogno
e ci trasporta
nell'incerto labirinto della notte
da un giorno all'altro
sempre
 
così io vivo

Dimenticarti

da quando abiti il giorno e la notte
dei miei pensieri sciolti scatenati
pur nell'inverno della vita ormai
ho sprazzi di gioia semplice minuta
che cullo quasi fossero imperdibili.
eppure m'affligge constatare che
ogni ora che passa ti dimentico
appena dopo aver goduto pensarti
mi torni in mente - araba fenice
e riprovo novel piacere lisciarti
nella psiche e malinconicamente
sentire che vai lentamente verso
quel ritorno a breve, ridondante.
 

dire parole

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Alati sospiri

 
Restiamo inebetiti
Come angeli
Inerti
Frangenti di cielo
Sopra mari di piume
Aspettiamo il nuovo giorno
Sospirando con Icaro un motivo fragile
Noi semplici segmenti
Ipnotici ritratti
Del tempo futile
Ancorati ad un riflesso
(Ragioni disperate di una mente labile)
Siamo schemi compromessi
Di teorie imperfette
Infatti lo diciamo:
"Carenti di carezze noi moriamo"

Parole come brina della notte mia
 

Dimensione notte

 
Hai chiuso negli occhi le stelle,
Dorati hai delle ciglia i bordi.
Sconfinan i pianeti come sordi
Fuochi. Son del sole le ancelle
 
Le tue labbra socchiuse e poi
Di baci i tuoi baci si nutron,
Come scie di comete fuggon
Via, e del Tutto restiamo solo noi,
 
Addormentati sull’amacaluna,
Insieme stretti ancora un po’,
Mentre io m’accendo una Fortuna
 
Il tuo cuore che batte fa: “Toc!”
E’ il mio amore che bussa ma è l’una
E niente può fermarmi, neanche uno Stop.
 

Epifania (piccole cose)

Risveglio al mattino presto
c’è un biscotto per te
c’è un biscotto
dolce e caldo
impastato da me
 
lontano nei giorni passati
nel fiume dei giorni futuri
un prato al sole
e un caminetto pronto
per la sera
 
sognare all’ombra
come da piccoli
l’aria splendente
solo un dolcetto e una calza  
un mandarino
una noce.

2010

Buon Anno a tutti quelli che come me,
in questi giorni di riflessione e introspezione,
e considerando che
"l’Inferno è fatto solo di buone intenzioni",
(proverbio argentino)
ha deciso per il 2010
di rimanere esattamente
lo stesso di sempre.

(Ma tanti auguri a tutti gli altri)

Franco

La favola della bambina-donna che sa volare

La bambina che sa volare è una bambina che vive su una casa in cima ad un grande albero.
In silenzio, seduta sul pavimento, le ginocchia al mento.
Guarda la finestra e le nuvole scaltre e furbe, le nuvole sono di una furbizia unica.
Le nuvole conoscono la sua storia e me l'hanno raccontata.
Imparò a volare che era una bambina, ma volare basso si deve, altrimenti la gente poi è invidiosa, come la maestra cattiva.
Ci sono tante maestre cattive sapete?
La bambina donna è diventata grande ed ha disegnato il mondo attorno a lei, lo ha fatto colorato insieme a un cantastorie di cui mi sfugge il nome.
Ha costruito lei la casa sull'albero, lui rideva mentre lei costruiva la sua bellissima casa.
- Sei mattissima le diceva, sei mattissima.-
Su quella casa scrive le sue canzoni, le sue poesie.
E' brava la ragazza che sa volare, molto brava.
Ha un gatto di nome Asdrubale, lo so che è un nome scemo, ma il cantastorie ha detto che era quello il nome giusto e lei, lei ha detto va bene.
Ora il gatto sta guardando le nuvole e le vuole prendere, Asdrubale è un gatto tutto matto, matto come il cantastorie, matto come un poeta.
La bambina che sa volare ora è donna, ma non lo guarda. Conta le sue mani, sono due e dieci sono le sue dita, dieci.
Potrebbe fare magie e ne vorrebbe fare una tanto strana, la magia del tempo, ma non le riesce.
Conta le dita e apre le mani, le mani che un cantastorie sta cercando.
Forse vi racconto anche cosa succede.

Ciò che dovremmo iniziando.

 
 
Abbiamo un nuovo noi alle pensiline dei propositi
come la fraterna partenza
dei partenti a natale per gli altrove di competenza
salutata cromando sventolii
con la rituale amarezza
dei migranti dalle vite sognate
alle vite volute
rimanendo alla stessa.
 
 
Fossimo davvero per quegli orizzonti
faremmo gesti cauti
o di più
dolci.

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