Blog | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Commenti

Piazzetta virtuale

 agorà

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • laprincipessascalza
  • Peppo
  • davide marchese
  • Pio Veforte
  • Gloria Fiorani

Blog

Viandante

In sella
ad un brado tempo

sto dritto
ed attento detto
Tema
d'una trama vita
in viatico
mio sentier selvatico
Fiato
fatto di fiato e frutti
sorti
già lì immaturi e intatti
Salvatemi
voi che detenete
il resto
che di me temete
Son mete
d'un viandante e moti
immeritate
da quegli ondosi mari

 

Delle sante vergini collassate sul mercato delle indulgenze

Ero seduto
sulla pietra del XIII miglio
della via del sale.
Leggevo di Zaratustra
con uno stuzzicandenti
come segnalibro,
quando passò una donna
procace e senza
un indumento
che non oso nominare,
mutande.
Vendeva il suo corpo ai militari
per far del bene,
mi disse,
per piacere,
mi confessò,
ma son vergine diceva
e santa.
Le chiesi allora
la ragione,
passando il capitolo
del Dio morto
e lei sorridendo mi rispose,
che un vescovo
le aveva venduta
l'indulgenza.
Mi offrì il piacere
senza pagare,
ma rifiutai
provocandole delusione.
Guardammo passare
da quelle parti
comari presuntuose,
ciarlavano di poesia
e di emozioni,
lei mostrò loro Neruda
sulla chiappa destra
e ruttammo su quelle donne
la nostra irritazione.
Collassammo
allora
insieme
che il sole era al tramonto
collassammo
sotto un cielo di piombo fuso
che colava pioggia
sulla nostra
eterna delusione.

Il barbone inconsistente.

 
mi chiamano barbone
non lo sono.
non mi cresce neanche più
rada spinosa
come quella d'un cane
incrociato col procione.
si è vero bevo
vorrei veder voi con quello che...
bevevo anche prima lo sapete
per stordirmi non pensare
che non ero all'uopo acconcio.
lei voleva questo e quello
me brillante intraprendente
ed io ero soltanto capace
di leccare il suo sudore eccitante
di quando tornava dalla corsa
insieme a quanti come lei
spendevano la vita
a fare niente.

Elucrubazioni di un barbone

Stefano Franco del mio corso si è calato nei panni del Clochard:
Quasi la felicità.
Ho gli occhi chiusi e non oso aprirli, probabilmente fuori di me nevica.
Non sento nessun rumore, fuori tutto è silenzio, dev'essere notte fonda.
Non ho più freddo, anzi un buon tepore sembra abbia preso possesso dell'interno del mio guscio di cartone, con tutto il suo contenuto; ma non devo muovermi perchè ogni spazio intorno a me è gelido.
La fortuna è dalla mia parte, anche la mia posizione sulla panchina è perfetta. Sono sdraiato così bene che non ho nessun osso, né giuntura, né muscolo che dolga.
Mi sembra di essere una polenta versata ancora un po' liquida dal paiolo, che mollemente si è allargata conquistando quanto più spazio ha potuto intorno a sé.
Anche per questo devo stare fermo, una benchè minima modifica della posizione potrebbe essere dannosa; sò ben'io quanta fatica ed esperienza ci vuole per raggiungere questo equilibrio.
Stà andando tutto così bene che non sento nemmeno le lamentele dello scheletro che di solito protesta per le spinte ricevute dalle dure assi della panchina, amplificate dalla innaturale posizione che forzatamente devo assumere mettendomi a letto.
Mi ricordo quando ragazzetto andavo al mare; la spiaggia tutta sassi; forse proprio lì appresi i primi rudimenti dell'arte di sdraiarsi su superfici, percosì dire, scomode. Però allora almeno non avevo freddo.
 
Cominciano a venirmi dei pensieri.
Per uno come me stà andando così bene, che se cambia non può che peggiorare.
Una vecchia canzone napoletana dice che sempre storta non può andare; ma neanche sempre dritta, aggiungo io.

Il tempo buono

 
è tempo buono questo
per vivere una stagione nuova
ha cosce e seno di pane bianco
soffice profumato appena sfornato
un sorriso accattivante complice
una voce sommessa appena un alito
quando ti abbraccia e sfiora il collo
e ti racconta della vita che corre via
di quanto lunga sarà da oggi ancora
sa far da dio l'amore lieta e serena
e dopo una sua sigaretta e un goccio mio
aleggiano indifferenti discorsi di poesia
musica prosa politica e religione
finché il ticchettar dell'ore non dice
è tempo.

Ci sarà tempo

ci sarà tempo
       allora
per tutti i gesti contenuti
nelle dita
per il rimbalzo degli sguardi negli specchi
per la coscienza dell'abbandono
 
ci sarà tempo, sì
tra il sorgere del sole
e il calare della notte
per colmare lo spazio ed annullarlo
 
e i fiori gireranno le corolle
per guardare e raccontare
 
così
dai pollini alle api e di nuovo ai fiori
questa storia
farà il giro del mondo
e tornerà da me
:
come miele
                 o frutto rotondo
 

Moscerini

Moscerini che danzano
sul vetro del parabrezza
di una macchina sportiva,
blaterano di qualunquismo
si parlano di poesia.

Poesia? Che vuoi che sia poesia?
Mentre sorseggi il tuo aperitivo
misto a coca
con la tua tuta sportiva.

Poesia?
La poesia vera
è una puttana nigeriana
a cosce larghe sull’Appia Antica
che pensa ai colori a cera di suo figlio
e alla recita dell’Ave Maria.

Poeti?
Dove? Quando?
Stanno con gli operai rumeni
sulla grande impalcatura
senza cinghie, ma solo sigarette
nella bocca e senza filtro.

Piccola borghese,
con uno yogurt senza grassi
sulle ginocchia,
cosa ne sai dei poeti?

Meriteresti di rammendar calzini
sotto il palco di santa ghigliottina
 di finire davanti al plotone della rivoluzione
a Parigi
nel ’71
quando i comunardi
rovesciavano i preti
dai loro troni.

Invece eccoti qui
a parlare di poeti
a giudicare
alla qualunquistica centuria
del tuo parco a fiori
nel tuo imbarazzante attico
davanti al parco delle mule gravide.
Moscerini
che blaterano
che si credono indovine
che spettegolando
sul vetro della macchina sportiva
si credono farfalle
ma presto le spazzerà via
il doloroso incubo
di pelle scorticata
da un’emozione vera.

S'impara per esperienza

Dicono s'impari per esperienza
a vivere
(Ma io di esperienza ne ho ben poca!)
Apri gli occhi per la prima volta
e nessuno ti dice mai
come andrà,
cosa ne sarà...
di te.
Impari
a scrivere,
a leggere,
a suonare la chitarra,
a copiare i compiti in classe
Ma nessuno ti insegna mai...
ad amare.
Chi l'avrebbe mai pensato
che
quest'Universo
avrebbe obbedito ciecamente al sentimento
colorato di rosa?
E quando sarai stufo
di disegnar cuori,
 decantare storie d'amore
e sarai satollo
della vita.
Guardando indietro conterai
e ricorderai appena, gli anni passati
dal tuo arrivo qua.
Perso l'amore, ahimè,
urlerai
Eppur io c'ho provato, Mondo.
Ma s'impara per sopravvivenza.
 

lucertole da muro

 

il controsenso di te
lucertola silenziosa
io sasso e calore
il tuo scivolarmi dentro e sotto
poi un rumore
fuggire via veloce veloce
 
il controsenso di me
lucertola silenziosa
tu bimbo monello
il tuo  tranciarmi la coda
poi il dolore
fuggire via veloce veloce
 
Poi domani di nuovo

il controsenso

 

 

Ebbro Ebro

Con questa camicia nera
sfondando vetrine di ovvietà
piogge fangose
sui miei bracieri di anarchia
ho camminato il mio miglio verde
per averti al prezzo
di un'elegia di luce e sinastria
senza di te non sono nulla
nell'uragano rigurgito sangue
e matricidi di civiltà andate
il mio vincolo è un tatuaggio
sull'odore della tua pelle
krishnamurti al kamasutra
del tuo incanto di fata celtica
piovuta su una terra
di silenzi e tori
sacrificati.

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 1 utente e 6948 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • LaScapigliata