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E slaccio i fili

Vivo in quel posto liquido
fatto di umidità leggera
che arriccia i capelli
 e vanifica la spazzola furiosa.
Vivo in quel posto che sempre risuona
colmo di un silenzio che non sa tacere
e in esso mi cullo
e cresco i miei figli senza corpo,
bisognosi solo di sogni
e nessun altro cibo.
Così sono madre
e insieme sono figlia
ogni giorno a tessere i fili dei pensieri
per farne un'unica trama
da poter indossare.
E di tanto in tanto slaccio quei fili
ché i figli han bisogno
pure d'esser liberi.
 

La civetta di Atena

 Dove sarà l'ulivo che piantò sulla collina
la Dea dagli occhi scintillanti?
Dove l'argento delle sue foglie e il nero del tronco
                                                      [contorto?
 
Vorrei nascondermi lì,
ché il sole mi ferisce gli occhi
: io sono fatta per vedere nella notte più fonda,
per discernere e capire.
 
Non lo trovo più
e non trovo più lei, la vergine Dea della saggezza,
Atena che nacque armata
dalla testa spaccata del padre Zeus,
Atena che mi portava sulla sua spalla
e mi proteggeva al riparo dell'Egida.
 
Ero con lei quando mutò Aracne in un ragno
e la Gorgone in pietrificante mostro.
Dalla sua spalla sentii il duetto con il sagace Odisseo,
menzogna contro menzogna,
fino al disvelamento.
 
Ero con lei sempre, sempre.
Ma dov'è ora la mente divina,
la sua capacità di analisi e di pensiero?
Quale mostro l'ha sopraffatta e costretta all'oblio?
 
Lei non c'è più
ed io vago sola nella notte buia
con gli occhi spalancati che s'arrossano
e canto il mio canto
che un tempo portava saggezza
ma ora
è solo presagio di morte.
 
 

Delle donne, o il bruco emerso

Eravamo suppellettili alla dorsale dei limoni
cineserie di pelle chiara
abbrunata nei corsivi delle creste come zolle.
Avremmo dovuto squilli
al fiato del sole: musicheria del prato, ottoni operosi.
 
Una corale sulle avventure d’ogni polline
sui calici contrassegnati
additati ai fuchi. Le farfalle
aperte ai cromatismi di stagione
la loro veste solida
il plaid delle chiome sulle formiche disinvolte.
 
Aprile apre la credenza ai tordi.
 
Per tanto si scioglie
il volo
 
alleluja: è festa
è festa ad ora.

Fate nel Vuoto

Nel vuoto a volte vedo un Mondo bellissimo.

frenesia orientale

percorro tempi
ormai tanto lontani
tuttavia presenti
non è rimpianto mesto
non è più rimorso ora
 
fa la gioventù
ammantare il giorno
dalla speranza
 
scrollano la neve
dalle mie spalle curve
caldi pensieri
 

...dall'inverno...

sotto la neve
poltrisce l'alba ancora
verrà vivezza

Nella rete.

i pescherecci attraccati al molo questasera
sono scheletri che l’onda fa dinoccolare
legni dai colori sgargianti erosi dal mare
reti, sartiame e ferro, odore di pece nera
 
ombre riflettono sull’acqua tremolante
gabbiani in lite che volano a bassa quota
li osservo rapito sfiorar le ossa al natante
ma cado nella rete di un’altra notte vuota

Fate smarrite

Le notti finiscono
le stelle si spengono
i cuori si infrangono
su albe di fuoco
lucenti d’acciaio.

Forse questo è buono - tanka

tempo di fiori
posa mezzogiorno
sulla tavola
 
spande petali rosa
vento di maestrale

Come opera [fra Uomo e Arte]

E scorrono pagine, fogli d'album intrisi di momenti accennati, aggrovigliati, fusi con le trame della vita in attesa di un pettine che li sciolga, come nodi fra i capelli.
I colori si fanno parole, pensieri inespressi o ermeticamente trascritti in linguaggi noti solo a pochi, se non a nessuno.
È uno scrigno, un forziere del cuore che non può essere aperto servendosi semplicemente di una chiave, d'oro od ottone che sia. È un libro che, per essere letto, non necessita di alcun alfabeto, di alcun codice, di nessuna norma, ma solo di silenzio, del silenzio della ragione, della razionalità.
È un fiore da cogliere che resta disperso e timido tra i mille fili d'erba che lo circondano, lo soffocano, lo nascondono agli occhi di chi si sofferma solo superficialmente sul mondo, non ne coglie l'essenza, la purezza del particolare, si accontenta della visione d'insieme sommaria, distratta, e non si cura di quelle pennellate che si susseguono una ad una freneticamente, che insieme formano, ognuna con la sua intima e peculiare diversità, l'unità, l'opera.
È il mistero d'ogni uomo in fondo, non solo il mio, come opere in musica, in poesia, in arte. Ogni singola parte è fondamentale per comprenderne il fluire, lo scorrere, il susseguirsi, il divenire. Ogni parola, nota, campitura partecipa dell'unità, dell'insieme, del tutto racchiuso nella forma sensibile che a tutti è dato vedere, ma a pochi è dato scoprire, comprendere.
È questione di sensibilità, infine.
 
Alexis
20.03.2010

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