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π (#5 della notte)

Muri

Avevo un angelo in gola
un volo d'anime vaghe
e lunghe code di sogni
sorprendenti vanghe
sulla mia carne           aspettandoti

piano

Quanti giacigli persi negli abbracci
vuoti di noi, ossido di me, essenza
di te, ultimo kyrie del mio sentimento
sopravvissuta memoria e mai
accidentale groviglio           cosa ho cercato

adagio?

Tu qui  io più il là, muri

Maturate le rive ed i passaggi
immobile e con due rose sulla punta
degli occhi, ti vedo arrivare, scorgermi
riconoscermi               adesso che solo

posso darti
parole...

 

Beau de l'air: Fleurs maladives

 
Presumo che
i fiori la vita perdano
per diventare profumo.
E a morte esplodano

La porta si chiude e i passi vanno via (per l'8 marzo)

Una ragazza, a Torino, si è scoperto circa un anno fa, è stata segregata da suo padre in una stanza e violentata per ventiquattro anni. Io vorrei dedicarle queste parole, e dedicarle a tutte le donne che subiscono, quotidianamente, violenza da parte degli uomini. Sette milioni di atti di violenza, ogni anno, nelle mura domestiche, che raramente vengono denunciati. Vorrei che ogni uomo riflettesse su questo, prima di regalare, per l'otto marzo, il solito stupido mazzo di mimose.
 
Buio.
Solo in passi nel buio.
Pesanti. Trascinati.
Orrore.
Odore che spezza il naso
e la porta che si apre
violenta.
Un lampo di luce
e si intravede il cielo
da una finestra.
 
Buio. Ancora buio.
 
Un respiro affannato, bestiale
come un rantolo.
Un vomito, un dolore.
Mani che aprono le gambe
che accarezzano viscide,
sporche, come alghe marce,
come insulto e sputo.
 
Buio. Occhi che vedono il buio
Null’altro. Nessun confine.
Mani nel tuo sesso,
che frugano, senzà pietà.
Mani sui seni, sul volto,
sui fianchi.
Mani sull’anima
che succhiano
stritolano
sporcano.
 
Qualcosa entra dentro
e lo senti. Non hai grida.
Non hai dolori, non hai nulla.
Solo il buio e quel respiro
da macellaio sulla tua bocca.
 
Ti lasci frugare inerte.
Poi la risata. La solita risata.
E qualcosa d’appiccicoso sul ventre.
Nel buio. Che ti copre.
Ti protegge. Ti salva.

Accelerazioni

L’accelerazione del pensiero
io, tu
si arresta il tempo
cosa mi canti
cosa mi suoni
adesso?
Accelerazione anche del cuore
in pericolo.
 

Amore mio aiutami

Alla lezione di venerdi, Stefano Franco Sardi ci ha regalato questo bellissimo brano:
 
[stai zitta un istante] 
Ecco ora che finalmente mi hai dato retta. Il tuo silenzio però mi trova spaesato, impreparato.
Forse ti ho chiesto la cosa sbagliata.
Probabilmente, è perchè ho ancora i meandri della mente, occupati dall'eco delle tue parole.
Finalmente ho disponibile uno spazio mio, verbale si intende, ma è come tornare alla casa di campagna, dopo tutto l'inverno. Ragnatele e polvere.
Ora quello che volevo dire, che mi era ben chiaro in testa, non lo è più.
Mi sembra un piccolo mucchietto di parole scritte piccole piccole su un foglio enorme, o come la parola fine scritta su un libro di tutte pagine bianche. Ma si potrebbe dire anche l'opposto; cioè, che ciò che vorrei dire è diventato improvvisamente enorme, un solo carattere, è già più grande della pagina che ho a disposizione.
Che confusione è esplosa nella mia testa!
 
L'istante è già passato. Vedo che la tua mimica facciale sta assumendo la configurazione di chi sta per dire qualcosa. Cerco di precederti e butto lì un: “allora”. Niente di più però, perchè nella paura di non riuscire a precederti, ho emesso il suono senza prima caricare a pieno i polmoni, quindi, anche ben avessi voluto aggiungere qualcos'altro, non avrei avuto più aria.
Lo scopo, comunque, è stato raggiunto. Tu non hai ripreso a parlare; per il momento.
Ma devo ripartire immediatamente, o perdo l'attimo. 
Sento che il tempo è scaduto; se non dico qualcosa, faccio anche la figura dell'imbecille.
 
Lei tace e mi guarda con aria di sfida.

Senza titolo

E sulle note stonate di un pianoforte
si consuma la vita che fu.
Forse vissuta da altri,
forse appena percepita
nel suo lento e pesante scorrere.
Ma che adesso si condensa ed urla
attraverso quelle dita
mosse da un cuore
che non batterà più.
 
Sulle note di un arrangiamento di pianoforte che Jason Thirsk dei Pennywise registrò per Unknown Road ed inserito dalla band nell'ultima traccia di Full Circle in memoria della sua scomparsa. [ notizia da wikipedia©]
Alexis
07.03.2010

Sò Viste .. Ho Visto

Nu fiùm chièn nu mont cà s'afflosc
e scenn a cavaddòn ndèrr à valle
e lass d'occhr vìrd luccchànd
e grid fòrt mènnz à iùmn trist

ù nom nan accòrr de ce chiang
tutt senzà pàroul sop à la vòcch
e port schitt ù chiand indà u còur
mennz à u slènzie chièn d dlòr

dòrmn r' chriatòr sott'à ù titt d firr
ù vìrn ormaie se n vèie scmànn
e tùtt r facc stònn indà r cròc

chèss iè la scèin de r tìmp nùst
la terr sè rvòlt e gridà ancoùr
m'hann fàtt semp novà nòuve

 

 

Copyright © Lorenzo 4.3.10

 

Ho visto ..

 

Un fiume in piena un monte s'accartoccia
e scende a cavalloni verso valle
lasciando gli occhi verdi luccicanti
fra grida immani e la gente mesta

il nome non importa di ch'implora
son tutti senza verbo sulla bocca
portano solo il pianto nelle vene
in un silenzio colmo di dolore

dormono i bimbi in tetto di metallo
nel freddoloso inverno che si spegne
e volti incorniciati nelle croci

nello scenario triste dei miei giorni
la terra che ribolle in un sol grido
hanno violato corsa del mio tempo

 

Copyright © Lorenzo 21.2.10

Illusione

Illudersi di essere
desiderata, voluta…
un sogno che diventa
solitudine, delusione….
 desiderare  una storia da  fiaba
dove anche le liti finiscono
con  un lieto fine...

Rovistare  nella memoria,
trovare  parole che un tempo
 illuminavano la giornata.
E' inutile mascherarsi,
è inutile illudersi di essere tanto forte:
mi manchi, e non so altro…

Ma…Sognare da soli è solo…
Illusione …

 

Del tempo

Non mi parlare del futuro.
Lasciami
in quest'attimo presente,
scagliato come un ponte
tra l'essere e il non essere.
 
Questa è la realtà
e non c'è altro che questo.
L'illusione
è pensare che il domani esista
e che la misura del tempo
sia una misura umana.
 
Noi siamo fatti
per contraddire il tempo,
negare il moto
della sabbia nella clessidra
o non potremmo essere,
sopraffatti dalla vastità del nulla.
 
 

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