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Il filo

Ed ecco il racconti di un’altra amica del mio “Laboratorio”
 
Eccolo lì.
Sette e trenta del mattino, sul bus che mi porta in ufficio.Ma questa volta, no. Questa volta saprò resistere.
Lui è lì che mi tenta: bianco, sinuoso, lungo una decina di centimetri, appoggiato su un morbidissimo loden blu.
Per la precisione sulla spalla di un morbidissimo loden blu indossato da un distinto signore brizzolato, longilineo.
Sicuramente un professionista.
Sicuramente sposato, lo dice la fede all'anulare sinistro.
Che sia un professionista lo rivela la cartella in vero cuoio, firmata “The Bridge”, di certo molto pesante. Lui però la porta con disinvoltura, come fosse di tela di cotone.
E' chiaro che è uno sportivo. Ha il fisico asciutto, probabilmente un giocatore di tennis o un nuotatore, vista la dimensione delle spalle.
E, su quella destra, appoggiato con noncuranza, con andamento flessuoso, c’è la mia ossessione.
Nuovamente i miei occhi lo fissano e la mia mano sta per sollevarsi, per avvicinarsi e toccarlo.
No, l'ho già detto, questa volta no. Resisterò.
In fondo a me cosa importa se quel signore così distinto, così elegante ha sulla spalla destra del suo loden blu un lungo, sinuoso filo bianco?
A lui non da alcun fastidio, neanche se ne accorge.
Non pesa.
Cosa vuoi che sia per uno così, che regge quella cartella, portarsi anche il filo bianco addosso? Di certo non è questa banalità a svalutare una figura tanto elegante e fare di quel bell’uomo una persona trasandata.
Certo, ma a me, da fastidio.

Città morte

Parlo delle città mute
quelle morte
specchio di vicoli e miserie
perlopiù
qua e là ricche di pietra e fiori.
Le città morte
di anno in anno
fioriscono d'ipocrisia
e pochi resistono al rito.
Eppure la pietra
resta lì
secolare, un po' spaurita
a cercarsi il silenzio consueto
a consumare lo spazio
e cresce.
Sono città forti quelle morte
sanno reggere la debolezza
nutrite a lacrime e nostalgia
sfidano la natura
e vincono.
E la terra altro non può
che soccombere al cemento.

E per te un fiore di girasole

Ho raccolto un girasole da un campo del color dell’oro,
l’ho preso per te, che come questo fiore solare
sei allegria scanzonata, gioia di vivere, un capolavoro;
tutto quello che un uomo vorrebbe per se… per volare.
 
Sto in mezzo al campo, vento nei capelli, girasoli intorno;
ho imparato che vivono della forza che il sole produce
e, fedeli e tenaci, ne seguono i raggi durante tutto il giorno,
con un messaggio, una lezione di vita: segui sempre la luce.
 
Per sè non chiede nulla e sopporta il rigore d’inverno;
quel girasole, che solo ama la luce, è sentinella d’estate,
come il sorriso tuo, che scalda l’anima e nei tuoi occhi è eterno.
Un fiore e un sorriso: una luce profonda, due vite legate.
 
Ma come ho colto l’inconfondibile fiore, docile fra tanti,
non ho preso te, unico fiore, luce radiosa di tante aiuole;
presenza ineluttabile, sebbene solo per pochi istanti.
A te, per un tuo indimenticabile sorriso, dono questo girasole.
 
        

Anime

Anime nude,
come case bruciate
ed in fretta abbandonate.
Di brace e di fuoco
é fatto il loro cammino,
di cancelli chiusi
e di porte sbarrate.
Finché,
una scintilla portata dal vento
si posa su di un’altra anima
incendiandola.
…allora
l’incendio non potrà
più essere domato. 

Una storia, incredibile, di guerra.

 
 
Passava il fronte, così si diceva e si dice ancora. I tedeschi che risalivano, memoria di altro più vecchio simile evento, lo stivale in ritirata, verso casa loro, di là dalle Alpi, così proditoriamente e baldanzosamente valicate, incalzati qui e richiamati in patria a tentare una difesa che si annunciava drammatica: fronte russo, fronte occidentale.
I convogli : uomini, automezzi, armamenti leggeri e logistici, prevalentemente di notte, per sfuggire alla ricognizione aerea alleata, su strade secondarie tra monti e boschi, si allungano in file lente silenziose, sospettose e vigili e, a mano a mano che veniva superato un manufatto, per ritardare la marcia dei possibili inseguitori, veniva minato e fatto saltare, distrutto, alle loro spalle. Il passaggio poteva durare giorni e notti, sotto gli occhi dei bambini, delle donne e degli anziani: gli uomini validi, si tenevano a debita distanza per tema di rappresaglie.
Quando gli ultimi mezzi ebbero superato l'abitato di Orciatico (PI), la squadra artificieri del reparto, cominciò ad approntare le cariche alla base dei caseggiati prospicienti la strada rotabile-carrabile e le donne e qualche anziano, con aria sgomenta, intuendo la tragedia, mandavano lamenti e pianti, ovviamente inascoltati e loro allontanati con incomprensibili parole per difficoltà di lingua.

Lo so.

Si nasce con un sorriso
e si muore
con una coscienza.
 

Amplesso

Viene su il tramonto che
persi i chiarori i colori del giorno
si spande di carminio e giallo
fa esplodere un arancio infuocato
e mi invita al torpore del riposo
verso la notte.
Tu mi copri d’un lenzuolo
di quel colore, di seta leggera
come un refolo d’aria estiva.
Mi baci le caviglie le cosce
i glutei contratti dal piacere
la schiena le spalle e ti lasci
su me dandomi il tepore del corpo.
Mi parli dolce all’orecchio
e i capelli sciolti lunghi setosi
mi accarezzano il viso
e vado in deliquio
dietro il tuo sorriso.
 

Sarò te e tu me

Quando ci prendevamo
anche in modo spiccio
in preda alla voglia di
sentirci dentro uno all’altro
e in un lampo fulmineo
tutta l’energia liquefaceva e
sorridevamo col fiato grosso
io ti leccavo il collo
e tu la fronte imperlata.
Se dicono non può bastare
vivere così per sempre
io che ti voglio tu mi vuoi
il mondo vada a farsi fottere
e baciamoci ancora a lungo
che sarò te e tu me, ancora.
 
 

Le mie creature

Le mie creature le ho messe in vetrina
modeste alcune altre meno e
tutte contengono un po’ di me.
Stanno sul banco virtuale
alla rinfusa neppure sole e vento
con poco interesse rovistate
da chi cerca molto e altro ancora
anche tra tomi ambiti per l’età residui
prose poesie d’altre realtà invendute
giacenti comunque nella teca
nel silenzio e nel clamore che li annega.
Non cerco mi si dica
tu sei bravo ne com’è bello il tuo verso
solo una carezza con gli occhi hai da lasciare
e un cenno si, per affinità
compreso dalla vena mia.
E poi vai non mi cale dove
io cerco di me piccole prove
nel tuo cuore nel suo o altrove
m’è essenziale sapere che ci sono
ad altri lasciare qualche dono.
 

Libellule

Non scriverò più il tuo nome
sulla sabbia rovente
il vento l’ha già portato via
Le mie parole non dette
rimaste sospese su un albero
spoglio
povere foglie inanimate
senza più sorrisi
e vanno
vanno a disperdersi
dove muoiono le libellule
crocifisse senza colpa

ad ali spiegate

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