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La tua carne, le tue ossa, questo pelo giallastro

É una terra dura, un animo selvaggio quello che ci nutre. Dove perdere terreno la maggior parte delle volte significa imbottigliare in una valle sconosciuta chi ci assale.
Ogni pianura, a pensare in grande, può avere una sola forma: quella di una depressione delineata, prima o poi, da catene montuose, balzate su, spinte da forze inarrestabili.
Così pensava, prima che il piccolo foro aperto di cielo s'abbrunisse del tutto all'orizzonte, guardandolo dall'obice di un tubo di cemento ai bordi dell'oleodotto in cui vagava, e s'era riparato, Willie Coyote.
“Non è tanto per i tuoni; quegli zigzag elettrici, blu e biancastri che lo crepano. Certo che parto già in vantaggio a non trovarmi, stavolta, dentro un albero. Cerca di dormire, ora, mettiti le zampe anteriori sulle orecchie e mira le pareti. Pensa: il gioco delle ombre. Compaiono e scompaiono, mai uguali. Domani lo considererai soltanto un brutto sogno; non durerà in eterno. Quegli spellacchiati se ne inventeranno un altro, ma tua carne, le tue ossa, questo pelo giallastro.”
 

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