Web bums (culoni da web) | Prosa e racconti | Fulvio | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Web bums (culoni da web)

 
      La pratica del web sviluppa l’encefalo? O pompa soltanto addome e deretano? Se lo chiedeva anche Evaristo, pensionato a cinquantanove anni, dopo una vita intera dedicata all’insuccesso.
Inderogabilmente impegnati i due televisori di casa da moglie e suocera, aveva scoperto il web quale inesauribile fonte di tutto: un tutto sempre disponibile, giorno e notte.
Fra l’altro, Evaristo coltivava l’hobby della poesia dialettale d’ispirazione meneghina, così capitò che qualcuno lo invitasse in un sito letterario: un’imprevista opportunità che lo entusiasmò e lo immerse definitivamente nel web dal quale usciva solo per sedersi a tavola o per portare a spasso il cane. 
                                                                      
      Ben presto divenne uno dei tanti “web bums” (culoni da web) e i soliti ciarloni cominciarono a fargli notare l’incipiente pancetta. Persino il cane s’era ingrassato a causa delle passeggiate sempre più brevi, mentre la moglie, rompiballe omologata, nonché stizzita dall’indolenza del marito, prese a chiamarlo col suo nick di poeta, Apollo, ma con un’impercettibile pausa dopo la prima vocale: a’ Pollo!     
Quando i chili di troppo cominciarono a pesargli ben oltre la bilancia, Evaristo ebbe una botta di genio che, probabilmente, gli avrebbe procurato onori e ricchezze se non fosse stato, per mera vocazione, una persona d’insuccesso.                                                                  
Per ovviare al grasso da web, corredò la propria cyclette di un ripiano porta picì, avvitato sul manubrio, e collegò la pedaliera a una dinamo (cioè un piccolo generatore di corrente). Quale elemento fondamentale del progetto, eliminò la presa di corrente del computer collegandolo direttamente alla dinamo, così, non appena le batterie del picì cominciavano a scaricarsi, non c’erano santi o madonne: bisognava pedalare.
 
    Qualcuno gli consigliò di sfruttare commercialmente questa sua… navigazione a pedali, ma, com’è tipico delle persone come lui, Evaristo sbagliò clamorosamente la scelta dei propri soci d’affari fidando in certo Frigerio, (l’elettrauto che gli aveva procurato la dinamo) e nel figlio dello stesso, avvocato. Due noti filibustieri.                      Con l’azzeccato marchio “The PCyclette” e lo slogan “tutto il web a pedali”, il prodotto si conquistò un buon mercato, opportunamente pilotato a proprio vantaggio dai Frigerio che divennero, in breve, due strepitosi uomini di successo, cioè due “yacht bums” (culoni da panfilo).
   
     Evaristo? Rimase l’Evaristo tal quale. Cioè, una di quelle persone che si considerano con la dovuta leggerezza dando un’importanza relativa alle proprie pensate. Magari… ci compongono una poesia dialettale o ci scrivono un raccontino come questo.
L’esatto contrario di molti uomini di successo, i quali si prendono tanto seriamente da considerare geniali le proprie idee e ci credono al punto di farle fruttare… pure le stronzate, pure la PCyclette.
 
     Clamorosamente gabbato commercialmente, ma in perfetta forma fisica e mentale, oggi, Evaristo pedala e digita serenamente le sue poesie dialettali nell’ombra profumata di un candido bucato dash steso sul terrazzo di casa: sventolante e luminosa bandiera d’un altrettanto luminoso uomo d’insuccesso.
 

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