Scritto da © voceperduta - Dom, 27/07/2014 - 12:40
Avevano entrambi una stanchezza di marmo che gli rodeva le braccia.
Le mani, impegolate poco prima nella verniciatura degli ultimi blocchi di scafo, pazientavano
adesso sotto gettiti di acqua gelida, in un regime di tolleranza.
<< Da quanto ti hanno assunto, Gibo?>>
<<Tre settimane.>>
<<Impiego a progetto?>>
<<Si, come sempre.>>
Il ventunenne Gilberto Zanca abbandonò il carroponte, lasciando il più esperto Vincenzo a
espletare le ultime fatiche.
<< Vai pure, penso io a compitare i rottami.>>
Vincenzo azionò di fretta l'argano, sottovalutando il blocco alleggerito del carico fissato
sul gancio. Bastò una manovra laterale distorta, ed il peso dei blocchi di acciaio mal saldati,
si schiantò per intero sulle sue spalle.
***
Il mare di Scoglitti è un nervo allungato di onde impazienti. Sembra geloso dell'epopea
instillata nelle spiagge dorate, di come le camminate al porticciolo durino sempre un
passo più del dovuto.
Molti bambini fuggono, imitando la ribellione dei dentici che scappano via dalle reti dei padri.
<<La spiaggia ti mancia! Unni t'inni vai!>>
Sgusciano nella sabbia velata di murici nodosi.
<<Iniziamo la gara!>>
<<Si! Si!>>
<<Ma chi lo fa l'arbitro? Peppe fallo tu.>>
<<No, Marco. Io voglio partecipare.>>
<<Ho un'idea! Quel signore in carrozzina può fare l'arbitro.>>
La piccola Sveva s'incammina trafelata, arricciandosi diligentemente il pareo sulle gambe.
<< Scusi, signore, può venire a fare da arbitro? Ci serve per una gara.>>
Vincenzo si toglie via il berretto, solleticato dall'armonia e dal volto terso della bambina.
<< Arrivo; sono curioso di vedervi giocare.>>
La gara termina con Marco che si conferma il più veloce.
<<Lei, signore, da dove è caduto?>>
Vincenzo porta lo sguardo distante, oltre i gommoni dei panfili azionati in via di rodaggio.
<<Un incidente in nave, una delle più belle mai costruite.>
**
La moglie lo aveva vegliato per tutta la notte.
Ogni tanto un fiotto di lacrime calava, per poi riavvolgersi come una randa nel silenzio delle ore ammainate.
<< Enzo, guarda chi ti è venuto a trovare...>>
Gilberto era stato accompagnato da Piero Strada, rappresentante del sindacato autonomo dei lavoratori ai cantieri navali.
<<Ciao, Vincenzo, come stai? Gilberto mi ha raccontato tutto. La trazione dell'argano ha ceduto per via di un difetto del tamburo...Enzo...ti daranno un risarcimento bello grosso.>>
La moglie, ancora una volta, sistemò la riga disfatta dei capelli al marito.
E, come se avesse una torrenziale riserva, si affidò ad un pianto che sapeva di resa.
<< Piero, non mi interessa. Se sei venuto a dirmi che sono diventato ricco, potevi risparmiarti la visita>>.
Piero Strada si scusò col collega, allontanandosi diligentemente dalla camera ospedaliera.
<<Gibo, Gibo...>>, chiamò Vincenzo con uno sforzo di voce, <<quando è previsto il varo?>>
Il giovane gli rispose premurosamente.
<<Questo Giovedì, Enzo, in presenza dell'armatore e dei caratisti. Ho sentito dire che vogliono invitarti personalmente...>>
Vincenzo inclinò un sorriso lucido all'indirizzo della moglie, le cui lacrime sembravano adesso delle spume in languida ritirata.
**
<<Oh, Marco, hai rotto!>>
<<Già...possibile che arrivi sempre primo tu?!>>
I bambini avevano terminato un'altra corsa. Sveva si era fatta male a una caviglia, ma non aveva
voglia di chiedere soccorsi.
<<Dai, fai vedere a me...>>
Vincenzo sparse sulla sua ferita un po' d'acqua di mare, facendole segno di battere forte i piedi sulla sabbia accaldata.
<<Vedrai che il bruciore passerà.>>
<<Grazie. Ma la nave com'era? Aveva la piscina come quelle da crociera?>>
L'uomo si fece condurre in prossimità della battigia, da dove l'orizzonte si stagliava come un guanciale di lucori che annunciava l'ormeggio di barche al porticciolo.
<< Vanessa era splendida. E non lo dico per dire. La prima volta che salii a bordo, lei mi aspettò silenziosa...>>
**
“Vincenzo, siamo tutti rammaricati per questa tragedia. Tieni; il sindaco ha insistito affinché fossi tu stesso a occuparti del varo”.
Bambini,quella bottiglia non voleva infrangersi sulla prua. Vanessa non voleva discindere sulle acque, non ancora. Io sapevo cosa le mancava. E per questo chiesi al vice-armatore, di potere salire a bordo per qualche minuto.
“ Va bene, Enzo, ti farò accompagnare su dal prodiere”.
Mi imbarcai e sentii subito la chiglia trattenuta, lo sforzo che Vanessa faceva nel volermi aspettare, bloccata com'era dagli scontri sulla slitta.
Raggiunsi il ponte di coperta, dove erano state saldate le scialuppe che io stesso avevo equilibrato.
Cinsi uno di quegli spessi cordami che avevo tante volte incrociato al cantiere; l'odore della juta ravvolta sui legnoli, unito alla frescura delle salmastre recinzioni, mi fece gioire come se stessi nuovamente avanzando a piedi attraverso le sartie.
“Vincenzo, sarebbe ora di scendere. Sono arrivati i soci caratisti”.
Ma Vanessa mi stava dicendo ancora di restare. Voleva che non mi separassi da lei, fino a quando non avessi compreso il suo dispiacere.
<<E tu sei sceso?>>
<<Certo che è sceso Peppe, altrimenti non stava qui...>>
<<Zitti voi due! Siete i soliti maschi guastafeste. Signore, e poi?>>
Il prodiere mi accompagnò al cassero di poppa. Mi appoggiai alla ringhiera, mirando da lontano la sabbia dove stiamo adesso, e l'insenatura che ospitava i bagnanti per una gara di tuffi dalla roccia. Feci scivolare il timone sulle mie mani, immaginandomi di potere adagiare Vanessa al largo delle coste, in una zona di mare tutta nostra. Per ultimo toccai le parti maestre dello scafo.
I blocchi di acciaio lucidi e assemblati, - che io stesso avevo lavorato-, riflettevano i raggi come i tasselli di una grande specchiera. Appoggiai i palmi delle dita sulle lettere del suo nome.
<<E Vanessa poi partì?>>
Si. D'improvviso si sentì un brusco giro del motore, e lei iniziò a staccarsi rapidamente dalla slitta di aggancio, mentre la folla ferma sulla banchina urlava già al panico.
Il prodiere provò subito a virare all'indietro, lanciando le cime di prora che si perserò però a fondo boa.
<<Signore, ma lei come è arrivato qui?>>
Mi ci ha condotto lei. Vedete, avevo espresso un desiderio in quegli istanti in cui stavo al timone; di non volere più sapere come è fatta una nave. Che mi sarebbe piaciuto iniziare a vedere gli ormeggi da lontano, e le partenze come un attimo di viva emozione, in cui non puoi fare a meno di voltarti...
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